Marco Giusti per Dagospia
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Sta andando così. “Spider-Man: No Way Home” di Jon Watts con Tom Holland e Zendaya ha esordito ufficialmente in America venerdì 17 con una giornata record da 121 milioni di dollari che lo lancia verso un weekend bomba che dovrebbe essere compreso tra i 245/260 milioni di dollari. Minchia!
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Inoltre umiliando il povero “West Side Story” di Steven Spielberg con un incassuccio da 1 milione di dollari e basta. Da noi, ieri, sabato, “Spider-Man” ha incassato la bellezza di 2 milioni 772 mila euro per un totale di 8, 8 milioni di euro in tre giorni, superando così gli incassi totali di “Eternals”, 8, 4, ma anche di “No Time To Die”, 8, e di “Venom: La furia di Carnage”, 7, che mi sono visto ieri sera su Amazon a 13 euro (e me ne pento…).
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Al secondo posto il cafonissimo “House of Gucci” di Ridley Scott con 508 mila euro per un totale di 1,2, al terzo “Diabolik” dei Manetti bros con 282 mila euro per un totale di 520 mila euro e al quarto ciò che resta della nostra commedia natalizia, cioè “Chi ha incastrato Babbo natale” con Siani e De Sica a 230 mila euro per un totale di 440.
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Sono contento di trovare al nono posto della classifica italiana un buon film come “One Second” di Zang Yimou, buffo, tenero omaggio al cinema visto nelle province più lontane della Cina ai tempi del Presidente Mao.
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La verità dietro questi incassi è piuttosto semplice. “Spider-Man: No Way Home”, oltre a essere un film divertente, allegro, positivo, di grande apertura, funziona perché è costruito per un pubblico di più generazioni, cresciute nell’inizio di questo secolo proprio con tutti i grandi Spider-Man del cinema, da quello, favoloso, di Sam Raimi e Tobey Maguire, e da quello più giovanile di Andrew Garfield fino a questo più divertente e da commedia di Tom Holland. E con i loro arcinemici, Octopus, Green Goblin, Sandman, ecc.
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Per queste generazioni, che vanno dai 7 anni ai 35, l’uomo ragno vuol dire tornare a casa, o forse uscire e rifugiarsi in una casa generazionale di conforto. Tema ancor più forte in un periodo di pandemia come questo.
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Il pubblico più adulto, se non proprio vecchio, non riesce a capire bene perché questo Spider-Man funzioni così bene, perché è ancora ancorato al 900, ai suoi libri e ai suoi vinili, ai film in 35 mm e ai suoi cd. Altro che il multiverso.
Per loro, infatti, come per un pubblico anche giovanile e più intellettuale, il film del momento in Italia è “Diabolik” dei Manetti bros, non un’operazione nostalgia, alla Fabio Fazio, ma un’operazione molto più sofisticata sulla cultura del 900 e sul pubblico dei fanatici, non dei nostalgici.
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Quelli che ti fanno le pulci sulle pieghe sbagliate della tuta di Diabolik. Quel che è interessante per questo pubblico più intellettuale e non così fan è l’ossessione dei Manetti sul fumetto. Sono convinto che il pubblico più giovane che al Cinema Troisi sta riempiendo le proiezioni serali di “Diabolik”, come fu per “Titane”, sa che non va a vedere un action, ma un film d’autore, anzi, il film d’autore di Natale. Se passa questa cosa, anche “Diabolik” troverà il suo giusto spazio d’azione negli incassi natalizi per diventare se non un grande successo da box office, un grande film di culto come quello di Mario Bava.
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