Lockdown all’italiana di Enrico Vanzina
Marco Giusti per Dagospia
ENRICO VANZINA EZIO GREGGIO PAOLA MINACCIONI
“Che cosa fai? Entri con le scarpe?”. “Ma Gucci? Gucci è aperto!?”. Non sapete il piacere che ho provato di fronte ai primi dieci minuti di questo “Lockdown all’italiana”, opera prima stracultissima di Enrico Vanzina, anche sceneggiatore e produttore, assieme a Adriano De Micheli della gloriosa Dean Film, sorta di instant movie o di diarietto liberatorio dei due mesi che abbiamo tutti passati chiusi a casa per la pandemia.
Lo so che ci sono vari peccatucci, che non tutti gli attori sono perfetti, che certe situazioni si potevano amplificare, che la storia del tradimento e delle due coppie, una ricca, Ezio Greggio-Paola Minaccioni, e una proletaria, Ricky Memphis-Martina Stella, separate in case alla fine non sempre funziona, ma finalmente si respira aria di sana commedia all’italiana interamente dedicata a un momento che tutti, ma proprio tutti, abbiamo vissuto.
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Magari tragicamente, ovvio, ma anche in questo modo da commedia casalinga di mariti vs mogli o mogli vs mariti, col televisore sempre aperto a trasmettere, guarda un po’, film dei Vanzina o di Banfi, come è davvero stato nella realtà, con le chiamate su zoom o su skype con i faccioni di amici e conoscenti.
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Manca il duo tragicomico milanese Gallera&Fontana, mancano i virologi da talk show, mancano, per fortuna però, i tragici bollettini giornalieri, ma già vedere Greggio con la mascherina penzolante dall’orecchio che cerca di rimorchiare sul pianerottolo di casa la maggiorata di Bergamo, tale Maria Luisa Jacobelli, che sembra uscita da qualche sogno tardoberlusconiano, è un momento di commedia da antologia proprio per la situazione. Nessuno di questi ragazzini geniali di tik tok o del web c’era arrivato, Enrico Vanzina sì.
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Perché ha la commedia nel dna. “Cosa famo st’estate?” chiede svogliata al ricco marito avvocato Ezio Greggio, che già pregusta una serata di tv a guardare Barbara D’Urso, la moglie supersciura di Roma Nord Paola Minaccioni, anche collaboratrice alla sceneggiatura, prima che la situazione si chiuda in lockdown e, soprattutto, prima di scoprire che lui, il mostro, la tradisce da un anno con una commessa, Martina Stella, in formissima, di Giardinetti, a sua volta sposata con un tassinaro romano coatto, Ricky Memphis, attivo solo se parla di calcetto, “Stasera a quelli del Tormarancia li sfonnamo”.
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Dopo, ovvo, si scatena l’inferno. E volano i “Ma li mortacci tua!”, i “Come faccio a raggiungere il villone di Ansedonia?”, anche se, quando è chiaro che si dovrà tutti rimanere chiusi a casa insieme, anche le coppie che si sono appena rotte, la pragmatica Martina Stella se ne esce con un candido “per fortuna che faccio la commessa e porto a casa 1200 euro al mese”.
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La situazione vede quindi le due coppie, ormai in crisi, dover convivere per forza nel lockdown generale. A poco serve qualche intrusione esterna, via web, Maurizio Mattioli, Biagio Izzo, Enzo Salvi, o dal vivo, Riccardo Rossi come vicino gay in crisi, o la bomba sexy bergamasca Jacobelli che abita al piano di sotto, perché la sostanza del film è tutta nei rapporti conflittuali ma da commedia all’interno della coppia e solo più avanti partirà una situazione da lotta di classe alla “Parasite”.
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Potrà piacere o non piacere, lo so bene, ma, al di là delle stupide polemiche di qualche giorno fa, ancora una volta bisogna riconoscere a Enrico Vanzina di aver fatto un film che osa sporcarsi con qualcosa che abbiamo vissuto tutti e in parte stiamo ancora vivendo. Un film che non può non essere un instant stracult. In uscita giovedì. Incredibilmente al cinema.
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