Marco Giusti per Dagospia
mario martone sul set di nostalgia
Cannes. Più che essere costruito sull’idea della nostalgia, pasoliniana o camusiana che sia, dell’eterno ritorno a casa e del perdersi in questa dimensione di ritorno, che pure domina la prima parte del film, “Nostalgia” di Mario Martone, che torna a 27 anni di distanza a Cannes da “L’amore molesto”, che allora non vinse ma sembrò potesse vincere, deve molto della sua tenuta narrativa alla sua struttura da noir, o, meglio, da western-noir (alla “3:10 to Yuma” di Delmer Daves, scritto da Elmore Leonard), con l’appuntamento del protagonista, un bravissimo Pierfrancesco Favino come Felice, lo straniero che torna, con il suo doppio malefico, con l’amico-nemico Oreste Spesiani detto “O Malommo”, interpretato da Tommaso Ragno con la gravità di un Al Pacino che esplode nel loro unico incontro. “Noi siamo due sfaccimme che si odiano”.
red carpet di nostalgia di mario martone
In mezzo troviamo il ritorno dalla mamma, Aurora Quattrocchi, palermitana di dotta provenienza teatrale (Franco Scaldati e Gigi Burruano), la sua morte con relativo strascico alla Camus, l’incontro con il possibile padre mancato, Nello Mascia, favoloso, l’unico che chiede a Favino quello che gli avremmo chiesto tutti, “ma come parli?”, e lui risponde che 40 anni al Cairo fanno questo effetto ai napoletani (magari anche i due terribili film sui Moschettieri di Giovanni Veronesi), l’incontro con il prete militante Don Luigi, interpretato dal grande Francesco Di Leva già sindaco del Rione Sanità per Martone sia a teatro che al cinema, che gli apre gli occhi sulla pericolosa realtà del posto.
pierfrancesco favino nostalgia di mario martone
Come gli eroi del west rimasti soli a combattere la loro battaglia col male che si portano dentro, pensiamo al Gary Cooper di “High Noon”, anche Felice-Favino, sa che dovrà incontrare l’amico di un tempo, Oreste-Tommaso Ragno, che nel frattempo è diventato un boss pazzo e sanguinario, ma con cui lui pensa ancora di poter dialogare come fosse un fratello.
tommaso ragno in nostalgia di mario martone
Non sa che sono parti della stessa medaglia, unite da un sangue versato per il quale nessuno ha pagato allora, ma che torna a riproporsi quarant’anni dopo.
Tratto dal romanzo postumo di Ermanno Rea, arrivato alla fine di una stagione italiana completamente dominata dalla napoletanità di temi, registi, attori, da “E’ stata la mano di Dio” di Sorrentino a “Qui rido io” dello stesso Martone, come se Roma fosse una succursale e non l’Impero (eppure tutti i film, anche quelli napoletani, si fanno a Roma, mi spiega Ciro Ippolito pensando ai Merola movies), “Nostalgia” non sfrutta fortunatamente nessuna delle nostalgie possibili napoletane, né canzonettistiche né vesuviane (a parte una scena, credo), né attoriali (a parte un grande murales con Peppino e le ricostruzioni del passato visto come fosse un film in 16 mm più che un film di Nino D’Angelo), ha attori strepitosi però, da Favino a Nello Mascia da Di leva a Sasà Striano, per non parlare di Tommaso Ragno, come tutti i film che si girano a Napoli da sempre, una bella tenuta di suspence, magari una struttura non sempre perfetta che porta a un finale operistico forse un po’ prevedibile e a qualche sbavatura narrativa.
il cast di nostalgia a cannes
Ma nel complesso è un buon film, molto amato dai critici francesi, meno da quelli inglesi e americani, che non riescono davvero a capire cosa sia Napoli, e ha, veramente, delle chanches per vincere qualche premio importante.
mario martone ippolita di majo cannes pierfrancesco favino nostalgia di mario martone nostalgia di mario martone nostalgia di mario martone nostalgia di mario martone pierfrancesco favino nostalgia di mario martone 2 red carpet di nostalgia di mario martone mario martone sul set di nostalgia pierfrancesco favino nostalgia di mario martone 1 pierfrancesco favino nostalgia di mario martone nostalgia di mario martone pierfrancesco favino e mario martone sul set di nostalgia