Il divano dei giusti 19 maggio
Marco Giusti per Dagospia
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Non mi sembrava una gran giornata, confesso. La riproposta di “Apocalypse Now”, capolavoro di Francis Ford Coppola, su La7 alle 21, 45, ma in quale delle tante versioni e rimontaggi degli ultimi anni? Non sarà meglio vederla in originale, poi? O col vecchio doppiaggio italiano, che è stato cancellato nelle nuove versioni? Uffa…
apocalypse now
Un tardo Vanzina su Cine 34 alle 21, “Vip” con Enrico Brignano, Carlo Buccirosso, Maria Grazia Cucinotta. Un grande thriller di trent’anni fa come “I tre giorni del Condor” di Sydney Pollack con Robert Redford, Faye Dunaway, Cliff Robertson con un gatto morto in testa e Max Von Sydow killer spietato, presentato su Iris alle 21, ma che ho visto due giorni fa in splendida copia su You Tube. Grande inizio copiato mille volte da tutti, poi un po’ si ferma, anche se Faye Dunaway è favolosa.
IL CAST DI NON C E CAMPO
Qualche commediuccia giovanile sparsa qua e là, “Non c’è campo” di Federico Moccia con Vanessa Incontrada, GianMarco Tognazzi, Claudia Potenza, la bombastica Neva Leoni che pensavamo facesse una gran carriera, Rai Due alle 21, 20. Uno sconosciuto thrillerino che magari non è male, “Killerman” di Malik Badel con Liam Hemsworth che si sveglia senza memoria ma pieno di milioni di dollari e di droga, Rai 4 alle 21, 20.
il plenilunio delle vergini 2
E vi stavo già spingendo verso un titolo favoloso della notte, Rete 4 alle 2, come “Il plenilunio delle vergini” di Paolo Solvay alias Luigi Batzella, horror erotico con Rosalba Neri e la sexy star bahiana Esmeralda Barros, allora fidanzata di Maurizio Arena, grande bellezza nera, scoperta da Carlos Machado, re delle notti di Rio, e lanciata sia come ballerina sia come regina di bellezza, anzi “rainha do café”, che venne a Roma senza conoscere nessuno e senza parlare una parola di italiano e finì subito preda dei produttori trafficoni del tempo…
mektoub my love culo di ophelie bau
Insomma, stavo cercando di aggrapparmi a qualcosa da vedere, quando scopro, oltre alla riproposta su Rai Play de “Il fiume rosso” di Howard Hawks, che perfino Aldo Grasso ha omaggiato stamane sul Corriere, che su Amazon Prime, alla faccia del #metoo, hanno inserito un film di culto totale come “Mektoub My Love: canto primo” di Abdellatif Kechice, tre ore composte soprattutto di inquadrature anche un po’ ossessive sul corpo opulento e sul sedere della bellissima Ophélie Bau che balla e si dimena.
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Tre ore favolose per i suoi fan e molto meno per chi detesta il lato voyeuristico culocentrico di Kechiche. Il film è tratto da un romanzo autobiografico di François Bégaudeau, “La Blessure, la vrai”, e pensato come la prima parte di un trittico dal regista.
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Il Canto Due, ancora più spinto (c’è pure una scena hard), si è visto poi a Venezia (e speriamo che Amazon lo trasmetta) e aspettiamo con impazienza il Canto Tre, pandemia a parte.
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Diciamo che Mektoub My Love è una sorta di educazione sentimentale e artistica, ambientata nel 1994, a Séte, nel Sud più coatto e meticcio della Francia, dove il protagonista, il giovane Amin, interpretato da Shain Boumedine, si muove tra un’aspirazione alla purezza letteraria e l’attrazione per la bella Ophélie, cioè Ophélie Bau, la musa di Kechiche con mutande e calzoncini sempre troppo stretti.
mektoub my love 2
Ma ci sono anche molte altre belle ragazze che si muovono attorno a Amin e al suo bel cugino Toni, Salim Kechiouche, sciupafemmine che non la smette di imitare la celebre camminata di Aldo Maccione, detta La classe.
Ma poi, su tutto e su tutte, trionfa Ophélie, l’amica di infanzia, che balla al palo della lap dance con dei calzoncini troppo stretti che fanno esplodere qualsiasi cosa. Amin è ossessionato da lei, e lo sappiamo fin dall’inizio, strepitoso, dove vediamo che la spia mentre fa l'amore con Toni. E intanto Amin pensa a concentrarsi sulla sua ispirazione. Una fatica…
la cerimonia dei sensi 1
Se volete qualcosa di meno chiassoso e più sofferente, “Mektoub” è un’esplosione di sessualità, propongo la love story nordica fra Pier Francesco Favino e Alba Rohwacher “Cosa voglio di più” di Silvio Soldini, Canale 5 alle 00, 35. Sono entrambi sposati con figli, ma la passione esplode.
la prima volta (di mia figlia)
Ricordo che allora notai che Alba Rohrwacher, specializzata in ruoli di fidanzata tradita dal protagonista che di solito scappava con Kasja Smutniak, si prendeva qui una bella rivincita e il film segnava un po’ il suo nuovo corso da protagonista. I traditi erano qui Giuseppe Battiston e Teresa Saponangelo. Lo ricordo come un buon film, un po’ triste, certo.
la prima volta di mia figlia 8
Per tirarvi su propongo la replica dell’erotico-subpasoliniano di Antonio D’Agostino “La cerimonia dei sensi”, Cine 34 all’1, 05, un pasticcio massacrato dalla produzione che aprì le porte dell’hard al regista. O la divertente e originale commedia scritta, diretta e interpretata da Riccardo Rossi, prodotta da Matteo rovere e Andrea Paris “La prima volta (di mia figlia)”, Rai Movie all’1,05.
Ci sono anche Benedetta Cargari, Anna Foglietta, Stefano Fresi e Fabrizia Sacchi. Ebbe anche dei premi piuttosto sorprendenti per la sceneggiatura (scritta assieme a Chiara Barzini e a Luca Infascelli) e segnò una bella svolta di Riccardo Rossi, che avrebbe forse potuto lasciare a un attore più popolare, e meno caratterista, il ruolo da protagonista.
la cerimonia dei sensi 2
Per vederlo protagonista dobbiamo riandare allo stracultissimo “Dio c’è (il film pure)” di Alfredo Arciero, mentre per trovarlo dietro alla macchina da presa dobbiamo spingerci a un film ancor più stracult come “3 supermen a Santo Domingo” di Italo Martinenghi, dove figura come assistente alla regia.
Il problema è che Riccardo Rossi, grazie alla sua voce morettiana (nel senso di Nanni, ma è più esagerata) lo riconosci sempre, anche tra mille attori. Per questo è quasi impossibile trovarlo in un film drammatico. Nella notte arrivano belle sorprese, come “L’assedio delle sette frecce” di John Sturges con William Holden, Eleanor Parker e John Forsythe, Iris alle 2, 10, mitico western della nostra infanzia. Pensato per essere girato in 3D, fu invece girato in 2D ma in Panavision, fu addirittura il primo film girato in Panavision e incassò addirittura 200 mila dollari più di “Quo Vadis?”, che era lunghissimo.
LOREDANA BERTE ATTENTI AL BUFFONE
O la bella opera prima di Susanna Nicchiarelli “Cosmonauta”, Rai Movie alle 2, 35, dedicato alla sua fanciullezza nelle sedi del PCI romano. Ci sono Sergio Rubini, Claudia Pandolfi, Angelo Orlando e la stessa Nicchiarelli. Il film vinse il premio Controcampo Italiano nella Venezia Mulleriana di un po’ d’anni fa e lanciò la regista in un percorso che la porterà a “Nico” e a “Miss Marx”.
Per i fan di Loredana Berté e del cinema italiano più trash devo ancora una volta segnalare il pur terribile film di Alberto Bevilacqua “Attenti al buffone”, un grottesco artisticoide con Nino Manfredi, Enzo Cannavale, Mariangela Melato, Eli Wallach, Cine 34 alle 2, 40. Imperdibile l’orgia dei vecchi gerarchi fascisti, Ettore Manni, Rolf Tasna…, con Erika Blanc, Cristina Gajoni e una giovanissima e nudissima Loredana Berté. Ma anche Mariangela Melato non scherza.
Manfredi è insopportabile e il film fu un disastro. Marco Vallora lo definì al tempo ”famigerato” e Bevilacqua lo diffidò dallo scrivere dei suoi film.
attenti al buffone
Per i fan di George Hilton e del suo personaggio di Alleluja segnalo “Il West ti va stretto amigo… è arrivato Alleluja”, diretto da Giuliano Carnimeo. Da molti è considerato tra i migliori spaghetti comedy del duo Hilton-Carnimeo. Il tutto si svolge nel bel mezzo della guerra messicana. Notevole la scena con Alleluja assoldato come pistolero dal generale messicano Ramirez, il vecchio Roberto Camardiel, per ritrovare una statuetta sacra e, in mezzo a una battaglia, tira fuori il contratto.
mariangela melato attenti al buffone
Grazie alla statuetta sacra diecimila guerrieri indiani diventeranno alleati del generale. Ma la statuetta passa di mano in mano. Lincoln Tate è Archie lo scozzese, con tanto di kilt in pieno west, alleato di Alleluja, Riccardo Garrone coi baffetti fa Zagaja, ovviamente un ruolo comico, Agata Flori, immancabile nei film prodotti da Dario Sabatello, la bella Fleurette, Nello Pazzafini e Lars Bloch sono i grossi Abele e Caino che se le danno sempre di santa ragione.
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Se vi spingete ancora più giù, oltre alla riproposta di un piccolo capolavoro come “Gran Varietà” di Domenico Paolella con Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Renato Rascel, Maria Fiore, Rai Movie alle 3, 55, vi segnalo il più raro in tv ma piuttosto modesto “Zanna Bianca alla riscossa” di Tonino Ricci con Maurizio Merli, Henry Silva, Renzo Palmer e Gisela Hahn, Cine 34 alle 4, 20. Tonino Ricci aveva diretto la seconda unità dello “Zanna Bianca” di Lucio Fulci, ovvio che questo finto sequel spetti a lui.
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Il film non gode di grande fama (“diretto con buon mestiere anche se con appannata fantasia...” recitano le critiche del tempo), ma ha un bel cast da poliziesco, con Maurizio Merli e Henry Silva. Il primo è Bert Halloway, un cercatore d’oro che vive nei boschi canadesi che indaga sulla morte del suo miglior amico, Benito Stefanelli.
Ne prende addirittura l’identità oltre che il cane Zanna Bianca, che lo salverà da mille situazioni pericolose, e il figlio Matteo Zoffoli. Silva è il cattivo della città, che ha ucciso Stefanelli assieme a Donal O’Brien per impadronirsi della mappa di una zona piena d’oro. C’è anche Renzo Palmer che fa il capitano delle giubbe rosse. Il cane Sasha non si regge. La chiudo qui.
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