Marco Giusti per Dagospia
SUE LYON
Rimarrà per sempre Lolita, il suo primo personaggio cinematografico e quello che la segnò per tutta la vita, Sue Lyon che se ne è andata a 73 anni dopo una vita scombinata e dissipata fra matrimoni più o meno sbagliati e film non sempre di successo. In fondo, un altro personaggio femminile forte e sfortunato legato agli anni ’60 da piena lettura tarantiniana.
Ma le giovani generazioni non hanno idea della popolarità che ebbe al tempo di Lolita Sue Lyon, ragazzina sexy con gli occhialoni a forma di cuori che ci guardava dalla copertina del celebre romanzo di Vladimir Nabokov e dai manifesti del film di Stanley Kubrick che allora non potevamo vedere. Nata a Davenport, nello Iowa, nel 1946, quinta figlia di una famiglia non ricca, arriva con madre e fratelli a Los Angeles nei primi anni ’50 e diventa subita una bambina da spot pubblicitario e da fotografia. Bella, bionda, bianchissima, sorridente, è come se avesse studiato da subito per il ruolo di Lolita.
Fa un paio di serie tv nel 1953 e nel 1959, Letter to Loretta e Dennis The Menace, prima di arrivare nel 1962 al capolavoro di Stanley Kubrick, Lolita, scelta dal regista ma anche dal romanziere. Già segnalata e curata come depressa e maniacale da quando aveva sedici anni, sposa a soli 17 anni l’attore Hampton Fencher III. Se lo porta dietro mentre gira La notte dell’iguana di John Huston, tratto dal romanzo di Tennesse Williams, con un cast che va da Richard Burton a Ava Gardner a Deborah Kerr. Il suo ruolo è quello di Charlotte Goddard.
SUE LYON
E’ un film importante, girato tutto in Messico, con un Richard Burton che si è portato dietro Liz e è talmente ubriaco che la mattina sul set gli esce alcol da tutti i pori. Il marito di Sue Lyon disturba tutti sul set e viene cacciato da Huston e dalla produzione. Dopo dieci mesi di matrimonio, i due hanno già divorziato e lei dichiara alla stampa:
“Della mia maturità non mi preoccupo; quando verrà sarà benvenuta!”. La ritroviamo in un tardo film di John Ford anticomunista, Missione in Manciuria, dove è protagonista Anne Bancroft in un ruolo da John Wayne femmina. Poi la ritroviamo in The Flim-Flam Man, 1967, un bel film diretto da Irvin Kershner con George C. Scott e Michael Sarrazin e in Tony Rome-L’investigatore di Gordon Douglas con Frank Sinatra protagonista. Perde però la vera occasione di un ritrovato successo per colpa di Faye Dunaway, che le soffia all’ultimo secondo il ruolo di coprotagonista assieme a Warren Beatty nel Gangster Story di Arthur Penn. Mentre Faye Dunawaye diventa una star, Sue Lyons cade decisamente. Magari anche a causa delle sue coraggiose scelte di vite.
SUE LYON
Dopo essersi lasciato con Hampton Fechner III, sposa Roland Harrison, fotografo e coach di football nero. Un matrimonio che non le sarà perdonato dall’America razzista del tempo. I due avranno anche una figlia, Nona Harrison. E’ a causa del suo matrimonio misto che Hollywood non la vorrà e dopo un paio di film di non grande successo, un piccolo western di John Peyser, Four Rode Out, tradotto da noi come I quattro sulla via dello sparo (che titolo!) e il più interessante Evel Knievel di Marvin J. Chomsky con George Hamilton, una pre-tarantinata sulla vita di un corridore automibilistico, deciderà di andare a vivere col suo uomo in Spagna.
Lì, nei primi anni ’70, la troviamo in due interessanti produzioni di genere, il fantascientifico horror Una gota de sangre para morir amando di Eloy De la Iglesia con Christopher Mitchum e Jean Sorel, tradotto da noi come I vizi morbosi di una giovane infermiera, e il thriller Tarot di José Maria Forqué con Fernand Rey e la vecchia star Gloria Grahame, tradotto addirittura come Erica… un soffio di perversione sessuale.
SUE LYON
Divorzia da Roland Harrison, torna in America ma si getta subito in un nuovo rapporto che scandalizzerà la stampa. Si innamora e poi sposerà nel 1973 Gary “Cotton” Adamson, un carcerato che ha incontrato nel penitenziario del Colorado, colpevole di omicidio e rapina. Per mantenersi lavora come cameriera in un bar, diventando una seria attivista per i diritti dei carcerati. Ma nemmeno questo matrimonio regge. Lui, uscito di carcere, compie un’altra rapina e lei si separa nuovamente.
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Negli anni ’70 è ormai finita nel cinema di serie B se non C del tempo, nelle serie tv, gira anche un mezzo horror di Charles Band con José Ferrer, Crash, per poi concludere la sua carriera nel 1980 col più interessante Alligator diretto da Lewis Teague e scritto da John Sayles. Nel 1983 sposa un certo Edward Weathers, che lascerà l’anno dopo, per poi risposarsi nel 1985 con Richard Rudman, un ingegnere radio che la riporterà a Los Angeles e dove lei vivrà fino a oggi. Nel 2002, però, anche questo matrimonio fallirà e Sue Lyon diventerà solo una vecchia gloria.
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