Marco Giusti per Dagospia
donatella raffai
Tutti avevano paura di Donatella Raffai. Era il meraviglioso prototipo della grande “superjena” televisiva che fino allora esisteva solo nei film americani. Amata dai telespettatori, odiata da critici e rosiconi.
Un modello e una maestra indiscussa, anche se il suo periodo di gloria, 1990-1992, è davvero limitato nel tempo, per tutte le conduttrici che la seguiranno.
Non tanto le altre conduttrici di “Chi l’ha visto?”, il suo programma, quello con cui l’abbiamo sempre identificata e nato con lei, cioè le Sciarelli-Milella-ecc., ma anche tutte le Gruber-Berlinguer-Bignardi-D’Urso che verranno, senza scordare Maria De Filippi, Maria la Sanguinaria, che ne riprende i toni e la freddezza e il saper unire il dolore allo spettacolo televisivo.
donatella raffai chi l'ha visto 2
Tutti agnellini a confronto con la Raffai. Attrice in gioventù per Alberto Lattuada in “I dolci inganni” (è una studentessa), discografica nell’RCA e addirittura comparsa in un video di Claudio Baglioni nel 1970 (“Una favola blu”), mezza proprietaria del Piper, era entrata in Rai nel 1974, ma solo dopo lunga gavetta alla radio era arrivata alla conduzione televisiva.
donatella raffai nel video di claudio baglioni una favola blu
Riscoperta, progettata, “pettinata” da Lio Beghin e Angelo Guglielmi nella Rai Tre gloriosamente comunista e superaziendalista, dopo essere apparsa nei primi programmi in diretta sulla realtà, “Telefono giallo” e “Posto pubblico nel verde”, approda gloriosamente a “Chi l’ha visto?”, geniale invenzione di Lio Beghin, che esordì il 30 aprile del 1989 su Rai Tre, più o meno quando nasce sulla stessa rete Blob di Giusti-Ghezzi e il suo gemello di Canale 5, “Striscia la notizia” di Antonio Ricci.
DONATELLA RAFFAI
Tra i primissimi servizi di “Chi l’ha visto?”, allora presentato dalla Raffai in coppia con Paolo Guzzanti, ma venne stritolato presto come quasi tutti i maschi che avrà a suo fianco, il caso di Jennifer Muir, ragazza americana di 22 anni, ausiliaria dell’esercito americano, scomparsa dalla base militare di Bagnoli nel 1988, quello di Salute Boscolo, casalinga di 53 anni scomparsa da Sottomano di Chioggia.
MARCO GIUSTI ENRICO GHEZZI BLOB
Da subito è una star. Grazie al piglio, ai capelli biondi, agli occhialetti, all’occhio cattivo, alla totale padronanza scenica, alla sapienza da conduttrice radiofonica.
Il suo successo è clamoroso e immediato. Magari un po’ grazie anche all’appoggio di Blob, allora programma bandiera delle rete e supermilitante sull’orrore della tv, che, col mio particolare interesse, dava grande spazio ai mostri delle famiglie italiane da dove scappavano i personaggi ricercati dalla Raffai e dai suoi segugi.
donatella raffai i dolci inganni
E molto, certo, grazie allo spazio e all’appoggio che le davano Angelo Guglielmi e il suo autore Lio Beghin, al punto da fondersi completamente col programma. Un po’ come la Leosini con “Storie maledette”, diciamo, o la Petrelluzzi, altra perla della Rete e di Guglielmi, con “Un giorno un pretura”.
Nel 1990, dopo solo una stagione di “Chi l’ha visto?”, la Raffai vince ben due Telegatti, come “Personaggio dell’anno” e come “TV utile”.
donatella raffai corrado augias telefono giallo
Sul palco se ne uscirà con un “Credo che il pubblico mi abbia votato perché apprezza la mia semplicità” e con un “Credo che l’Italia fosse più sconosciuta prima dell’arrivo di Chi l’ha visto”. Possibile.
Antonio Ricci, simpaticamente, un po’ a nome di tutti, la definì come “quella che emana una grande umanità da tutti gli artigli, è la versione turbo di Raffaella Carrà (Raffai=Raffa+Intercool), un po’ Monaca di Monza, un po’ Helga, la belva delle SS, indossa solo lingerie di cuoio nero e i ben informati dicono che non incomincia la trasmissione se prima non ha morsicato due doberman”.
antonio ricci 2
Anche Blob, ricordo, giocava sul suo personaggio da zarina. Una volta cercò anche di farci causa per un accostamento che non le piacque per niente. Poi Guglielmi riuscì a calmarla.
Ma è con lei che, indubbiamente, nascerà la piaga della tv del dolore, un percorso che coinvolgerà decine e decine di altri conduttori e programmi, da “La vita in diretta” ai folli collegamenti di Emilio Fede sul tg di rete 4.
Impossibile non ironizzare sulla Raffai e sul suo serraglio di fuggiaschi. Dicemmo tutti che la commedia all’italiana di Risi e Monicelli era finita a “Chi l’ha visto?”. Ricordo un Carlo Freccero, appena tornato dalla Francia, che era letteralmente impazzito per “Chi l’ha visto?” della Raffai e ce ne spiegò importanza e funzionamento in una serata in piedi davanti alla tv di casa mia.
luigi di majo donatella raffai
Quando la Raffai, il 13 maggio del 1990, lascerà una prima volta il programma, si sposta immediatamente, il 27 maggio del 1990, su “Camice bianco”, del quale sarà conduttrice e regista, dove, nota Oreste Del Buono, allora critico del Corriere, “dedica cinque minuti di camera vorace alla ricucitura di un polpaccio. Questa sì che è televisione-verità”.
Ma nel marzo del 1991, una sua puntata domenicale di “Chi l’ha visto?” su Rai Tre, con la bellezza di 5 milioni e 153 mila spettatori batte contemporaneamente “Indiana Jones” su Canale 5 e “Francesco” di Liliana Cavani con Mickey Rourke su Rai Uno.
donatella raffai con il telegatto
La sua popolarità è tale che “se venisse proposta come presidente della Repubblica”, scrive Del Buono, “e il popolo televisivo potesse votare direttamente, arriverebbe anche a scalzare Cossiga al vertice con estrema facilità”. Boom!
Nel novembre del 1991 diventa addirittura una sorta di Signora Marlowe per il suo nuovo programma “Parte civile”, dove dice che aiuterà il cittadino a difendersi dai soprusi e dagli intoppi burocratici.
Gli attacchi, da parte dei critici, non diminuiscono, anzi. Si moltiplicano.
Aldo Grasso, che ha preso il posto di critico televisivo che aveva il malizioso Oreste Del Buono, la punta da subito scovando, per sua stessa ammissione, l’infame Franti che è dentro di sé.
oreste del buono
“Donatella Raffai è come Maurizio Costanzo, sono i primi della classe del dolore-spettacolo, i Derossi dello spot sociale. Ma credono davvero che con messaggi del tipo ‘Pagare il pizzo non sconfigge la paura’ i ‘Non diventare azionista della mafia’, la suddetta associazione mafiosa arretri?”.
Ma intanto la tv del dolore è così sviluppata che un ospite, dice la stessa Raffai ai giornalisti, può prendere un gettone di 250 mila lire a puntata. Ospiti che oltre al dolore e ai guai non hanno tanto altra da mettere in mostra. Quello che realmente non so spiegare è il suo eclissarsi da “Chi l’ha visto?”, con un lento allontanamento da quella che era stata la sua trasmissione di maggior successo che avrebbe potuto condurre per anni.
ALDO GRASSO
Con nessuna delle sue altre trasmissioni riuscì a compiere lo stesso miracolo. Ma in quei due anni, fidatevi, non solo vinse qualsiasi battaglia, ma impose un tipo di conduzione al femminile che non avevamo mai visto e che arriverà fino ad oggi.
donatella raffai pippo baudo
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donatella raffai
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