olio
Giulio De Santis per il Corriere della Sera - Roma
Seduto sul banco degli imputati per sei anni con l' accusa (ovviamente, ormai, ingiusta) di essersi fregato il proprio olio.Ad attraversare quest' odissea giudiziaria, dalla conclusione lapalissiana, è stato il principe Bante Boncompagni Ludovisi assolto dall' accusa di essere un ladro per essere entrato nel magazzino di casa a prendere 300litri d' olio di famiglia prodotti nel suo borgo in via Tiburtina 831. Questa la formula usata dal giudice per assolvere il nobile: il fatto non sussiste. Espressione perfetta per chiarire che non si può essere ladro di un proprio oggetto.
Ecco la cronaca del «furto» surreale, datato 27 aprile 2012. Verso le 19,00 Bante - è emerso nel processo - ha aperto la porta del suo magazzino per afferrare i bidoni con dentro il suo pregiato olio extravergine.
bante boncompagni ludovisi figlio del principe niccolo boncompagni ludovisi
A scatenare la contesa giudiziaria è stata la società Sagittario srl, affittuaria del locale, che ha reclamato come l' accesso fosse negato al principe. Motivo per cui l' olio non avrebbe dovuto essere preso da Bante. Che qualche dubbio l' ha avuto riguardo alla liberta di utilizzarlo. Interrogato, il principe - difeso dall' avvocato Luca Montanari - ha tentato di dribblare il problema: «Signor giudice, che me ne sarei fatto di tanto olio?
Ci condivo l' insalata?». Ma poi l' orgoglio ha prevalso: «L' olio è mio. Non l' ho rubato». Verità ovvia, come ha stabilito il giudice.
il principe bante boncompagni ludovisi figlio di niccolo