1. CRIMEA, COSÌ LE PRESSIONI USA HANNO SPINTO ZELENSKY A PARLARE DI «SOLUZIONE POLITICA»: ECCO LE POSSIBILI VIE D’USCITA
Estratto dell’articolo di Giuseppe Sarcina per www.corriere.it
JOE BIDEN E VOLODYMYR ZELENSKY AL VERTICE NATO DI VILNIUS
L’apertura di Volodymyr Zelensky sulla Crimea è il risultato delle pressioni che gli americani hanno esercitato, discretamente, per mesi. In realtà nessuno a Washington ha mai pensato seriamente che l’armata ucraina sarebbe stata in grado di riprendere con le armi la penisola annessa illegalmente da Vladimir Putin nel 2014.
Anche nei momenti migliori della controffensiva, i generali del Pentagono hanno sempre sostenuto che sarebbe stata un’impresa […] impossibile […] sbaragliare le difese della base russa, nel porto di Sebastopoli. Il Segretario di Stato, Antony Blinken, e il Consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, invece, fin dall’inizio della guerra hanno avvertito Joe Biden: la Crimea rappresenta una linea rossa per Putin.
visita a sorpresa di vladimir putin a sebastopoli, in crimea 4
Una lingua di terra da difendere a ogni costo e con ogni mezzo, comprese le famigerate armi nucleari tattiche, gli ordigni atomici devastanti, sia pure con un ridotto raggio di azione. Biden si è mosso sotto traccia. […] gli Stati Uniti e gli alleati occidentali da tempo suggeriscono a Zelensky di inserire il destino della Crimea in una trattativa più ampia.
L’opera di persuasione americana è diventata più insistente, man mano che sul campo di battaglia la controffensiva ucraina si rivelava più complicata del previsto. Ora lo stesso Zelensky sembra averne preso atto, con una dichiarazione pubblica che probabilmente non sarà condivisa da tutto l’establishment politico e, soprattutto, militare del Paese. Alla Casa Bianca è stata messa in conto una quota di dissenso. Ecco perché la diplomazia Usa non è ancora uscita allo scoperto con una proposta concreta.
ucraina rivendica attacco ponte di crimea 6
Attenzione, però: nessuno né a Washington né nelle altre capitali occidentali ha intenzione di riconoscere il «referendum farsa», come lo ha definito ancora la settimana scorsa il presidente francese Emmanuel Macron. Mosca ostenta l’esito di quella consultazione elettorale, tenuta il 16 marzo del 2014, come la prova che la popolazione locale voglia far parte della Federazione russa (97% di «sì», con un tasso di partecipazione dell’89%).
I diplomatici sono al lavoro su formule più o meno complesse, che vanno dalla «demilitarizzazione» indicata da Zelensky a un rinnovo della concessione demaniale che consentirebbe alla base di Sebastopoli di restare attiva ancora per un certo numero di anni. […]
volodymyr zelensky al vertice nato di vilnius
2. SULLA CRIMEA ZELENSKY NON FA PASSI INDIETRO
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
Le alleanze si fanno e si disfano, è questione di stanchezza, di cicli elettorali, anche di rapporti umani e soprattutto di agenda. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, lo sa e lo ha detto durante una lunga intervista con la giornalista Natalia Moseychuk, suggerendo che gli ucraini sono pragmatici, conoscono cosa si può fare, cosa no, quanto si può chiedere agli alleati.
ucraina rivendica attacco ponte di crimea 3
Per esempio, dice il presidente, una guerra sul territorio russo sarebbe una brutta scelta, “un grande rischio” che isolerebbe Kyiv. Zelensky sa fino a dove può spingersi e alla domanda della giornalista su come vede il futuro della Crimea, il presidente ucraino risponde che quando il suo esercito sarà arrivato alle porte della penisola, quando avrà completato la liberazione dei territori occupati a sud, lungo le traiettorie della controffensiva, allora sarà preferibile una soluzione politica.
Zelensky non parla di negoziati, parla di speranze. “Credo che sia possibile raggiungere la demilitarizzazione della Crimea dalla Russia attraverso una pressione politica. Sarebbe meglio. Qualsiasi combattimento cagionerebbe perdite. Tutto deve essere calcolato”.
[…] un messaggio per Mosca. […]. Zelensky si augura che quando il suo esercito sarà arrivato al confine amministrativo della penisola, non sarà necessario andare oltre, perché la pressione politica sarà sufficiente a far capire ai russi che qualsiasi soluzione militare sarebbe un disastro.
TANK YOU - LA VIGNETTA DI GIANNELLI SULLA FORNITURA DI CARRI ARMATI ALL UCRAINA
Non ha intenzione di cedere sulla Crimea e che la linea di Kyiv non è cambiata e l’intenzione è quella di combattere per riavere i confini legittimi dello stato lo dimostra la frase successiva: dopo aver parlato di “pressione politica”, Zelensky ha menzionato il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, che ha promesso di liberare la Crimea con il suo solito sorriso che avverte e rivela.
L’Ucraina […] Sa fino a dove può spingersi e il presidente ucraino […] spera che ci sarà un punto […] in cui l’aggressore capirà che avrà bisogno di una soluzione politica. Non ci sono isterie, piani infondati, l’Ucraina deve fare i conti con il tempo, con gli alleati, con le sue forze.
Zelensky dice che Kyiv lavora sulla produzione interna di armi, ma sa bene che sono gli alleati ad assicurare i rifornimenti: per quanto Kyiv sia diventata abile nelle produzioni autoctone, non è sufficiente.
VOLODYMYR ZELENSKY JOE BIDEN
Anche sui rapporti con gli alleati il presidente è prudente e dice che con gli Stati Uniti è possibile immaginare una soluzione sul modello israeliano: armi, tecnologie, addestramento, aiuti finanziari, ecco le garanzie di sicurezza che Kyiv immagina. Esclude ogni forma di intervento delle truppe degli alleati in Ucraina, anche nel caso di un invito a entrare nell’Alleanza atlantica, che Kyiv ancora si aspetta. “Non abbiamo bisogno di loro – delle truppe della Nato – diventerebbe una Terza guerra mondiale”. […]