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    IL MIO EX MI MENAVA TANTISSIMO, BEVEVA, MI TRADIVA. AVEVO ANNIENTATO ME STESSA” – GLI ANNI DI BULIMIA E ANORESSIA, IL TUMORE, IL RAPPORTO DIFFICILE CON IL PADRE E CON GLI UOMINI: IL CALVARIO DI FRANCESCA MANZINI NEL LIBRO “STAY MANZA” - “A 14 ANNI ERO PREOCCUPATA COME UNA DONNA DI 30. ERO SPOSATA, SEPARATA, CON DUE FIGLIE. MI SENTIVO MIA MADRE. COSÌ MI SONO AMMALATA. MI CHIAMAVANO CESSA, CELLULITICA. MI INFATUAVO DEGLI UOMINI PER DIMENTICARE LA DELUSIONE CHE MI AVEVA DATO MIO PADRE…”


     
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    Renato Franco per il “Corriere della Sera”

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    «Invece di aprire il mio cuore e confrontarmi onestamente con i miei sentimenti io aprivo il frigorifero. O lo chiudevo, a seconda dell'esigenza. Il cibo era lo sfogo, il mio modo contorto per esprimere emozioni e stati d'animo. Dietro i miei caos alimentari c'erano le mie paure».

     

    Imitatrice autodidatta, la sua palestra è stata un muro senza specchio («ballavo, conducevo programmi, imitavo. Sono cresciuta a pane e tv»). Il mondo di Francesca Manzini però non è solo quello dell'apparenza (volto e voce di Chiara Ferragni, Maria De Filippi e Mara Venier, conduttrice di Striscia la notizia ) perché dietro la sua comicità ci sono anni di lotta contro anoressia e bulimia, «binge eating disorder», che a dirlo in inglese non fa meno male.

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    Il digiuno era una silenziosa protesta contro la sua famiglia, padre e madre che litigano, «normale», succede in molte famiglie: «Io a 14 anni ero preoccupata come una donna di 30. Ero sposata, separata, con due figlie. Io mi sentivo mia madre». Le urla e i silenzi tra marito e moglie.

    «Avevo appreso quello stile di vita insano e malato. Mi sentivo responsabile della mia famiglia e come figlia mi sentivo inadeguata. Così mi sono ammalata». Prima la bilancia che sale a 72 chili (a 14 anni), poi che scende a 47. «Cambia la pelle, cambiano i profumi, ti abitui a un nuovo corpo. Tante volto ho attraversato i miei nuovi corpi e ogni volta che mi si chiudeva lo stomaco avevo paura di cadere nell'anoressia. Una paura che ho ancora oggi».

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    Francesca Manzini si racconta senza filtri in Stay Manza (Sperling & Kupfer) dove non nasconde nulla, i disturbi alimentari e il tumore, le relazioni tossiche e le crepe nell'anima, le fragilità e il bullismo («mi chiamavano cesso, cellulitica»): «Il mio mantra è stato comunque quello di cercare leggerezza in questo libro: non devo essere vittima, non devo appesantirti, ma alleggerirti...». Sincerissima: «L'amore della mia vita era mio padre e lui mi aveva delusa», scrive. «Per ogni figlia femmina il padre è il primo amore, la certezza, la conferma, e io non ne avevo. Tanto più che mi parlavano sempre male di lui. Dopo siamo diventati grandi alleati, come Omar Sy e François Cluzet in Quasi amici».

     

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    Male a tavola, male a letto: «Mangiavo male e vivevo male, non avevo regole, non avevo limiti, volevo essere ascoltata, accettata. Io prima mi infatuavo degli uomini per dimenticare la delusione che mi aveva dato mio padre». Il pozzo quando aveva 23 anni. «Il mio ex mi menava tantissimo, beveva, mi tradiva. Avevo annientato me stessa, avevo abbandonato i miei sogni. Avevo 23 anni e sono tornata a vivere a 27 quando Chiambretti mi ha chiamato in tv, i segni di quegli anni terribili però sono ancora dentro di me».

     

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    Da quei tunnel (mica solo uno) è riuscita a uscire: «Ho riassestato la mia vita, l'ho riequilibrata, oggi non mi aspetto più qualcosa dalle persone, a partire da mio papà. Accettare non vuol dire che sei guarita, ma che hai ben chiara la situazione, è il superamento che ti porta il sorriso. Ora sorrido sempre, come Ilaria D'Amico dopo un collegamento sportivo... La base c'è, non ho paura di ricadere perché so come comportarmi ora. Quando lo capisci sai che risoffrirai ma sai che sei forte per poter affrontare questa nuova sofferenza». Il palco è il luogo dove riesce a trasformarsi in altro: «Non posso rinunciare all'adrenalina del palco, della tv. Lì ho voluto lasciare quel pezzo di ansia e insicurezza che mi servono come turbo per lavorare. Prima di andare in onda mi mangiavo un paio di Kinder Bueno, ora sono passata a due mele o un po' di bresaola, 'na tristezza».

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