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Alessandra Ghisleri per “la Stampa”
La guerra in Ucraina ha messo in crisi la sicurezza economica di un italiano su due (47,2%), in maggioranza aderenti ad elettorati di centrodestra e over 45 anni. Per i più giovani - invece - non è cambiato nulla. Eppure, scomponendo e stimolando il pensiero dei cittadini su quanto accade nell'intero mondo, comprese le ultime dichiarazioni Xi Jiping e Joe Biden in relazione a Taiwan, si sono pungolate quelle paure strettamente legate all'inconscio delle persone che si dividono tra chi si sente immerso nelle importanti premesse per una guerra mondiale (37,2%), e chi no (36,7%).
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Del resto, le immagini e i reportage giornalieri che giungono dal fronte sollecitano anche i pensieri più tetri di un terzo della popolazione (33,8%) circa la possibilità che anche in Italia alimenti come pane e derivati possano iniziare a scarseggiare nel nostro Paese. Sorge così una domanda che ci dobbiamo porre: è tutto riconducibile al percepito dell'opinione pubblica o ci troviamo effettivamente di fronte ad una dura realtà di emergenza nazionale?
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Sicuramente ogni atteggiamento e ogni risposta sono strettamente legati all'insistente conta giornaliera dei fatti della guerra che alimentano il nostro stress emotivo, che sommato ai messaggi "colpevolizzanti" del leader ucraino Volodymyr Zelensky e alle minacce dal fronte russo, creano un aumento delle tensioni e delle paure nella popolazione. Gli italiani sono un popolo pro-attivo in tema di responsabilità e lo abbiamo dimostrato con le immediate raccolte di generi alimentari, vestiario, soldi.
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Abbiamo aperto le nostre case e il nostro cuore e siamo diventati subito solidali con un popolo che, dopo aver subito un'aggressione violenta e ingiustificata, si è trovato nella condizione di dover cercare e trovare aiuti. La maggioranza della popolazione si è commossa, soprattutto dopo le incredibili immagini della tragedia umana di Bucha e si è sentita turbata nell'impossibilità di agire e ancora una volta responsabile, ma assolutamente non colpevole.
BOMBE DONBASS
Le sanzioni che i Paesi occidentali stanno infliggendo alla Russia sono - infatti - ancora ritenute utili ma non efficaci dalla maggioranza dei campioni intervistati (40,7%) e molto pericolose perché possibile causa di un inasprimento dei rapporti (20,2%). Il 46,1% degli italiani giudica irrilevante il ruolo della diplomazia italiana in questo conflitto. Solo il 15,2% lo ritiene considerevole, mentre il 18,8% è convinto che dopo la bocciatura del nostro piano di pace rischiamo di perdere anche la nostra - riguadagnata - credibilità su altri fronti.
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Con l'affievolirsi della pandemia e l'eliminazione del Green Pass e dei vari obblighi legati al Covid, i cittadini avevano maturato il grande desiderio di navigare in acqua più tranquille - anche se molto "fredde" - con un grande desiderio di gratificazione se non immediata, almeno programmabile. Così non ci si può stupire se di fronte alla insistente richiesta di nuovi armamenti da parte del leader ucraino il 51,5% degli italiani si dichiara sempre contrario dal 22 marzo ad oggi. Il senso di colpa ci ha fatto sentire ancora una volta responsabili, ma non colpevoli.
GUERRA IN UCRAINA - ARTIGLIERIA RUSSA
Oggi gli italiani si sentono impoveriti in maniera ricattatoria per l'energia, per il grano, per le materie prime. Desiderano la pace pur essendo distanti, forse semplicemente perché - oltre che giusta - è profonda la paura di poter perdere le proprie abitudini di vita appena riaffiorate. Se la crisi ucraina preme sulla nostra qualità della vita ci sentiamo inermi. Quindi quello che sembra disorientare effettivamente l'opinione pubblica è l'impatto di nuovi possibili equilibri geo-economici che vanno affermandosi. Le conseguenze della guerra sono palpabili e mai come oggi è in gioco il ruolo stesso dell'Europa e dell'Occidente, e le future posizioni geopolitiche dell'Italia.
GUERRA IN UCRAINA - ARTIGLIERIA RUSSA
Non a caso in questo momento storico molte sono gli esperimenti e le suggestioni che gli uomini politici e i partiti cercano di introdurre per sopravvivere alle nuove soluzioni che si potranno profilare a breve. Nuove defezioni, nuove sigle di partito e nuove alleanze si studiano all'orizzonte di future elezioni.
Ad esempio, mentre nel campo del centrosinistra si studiano primarie allargate come primo passo di una nuova fase politica, nel centrodestra è contemplata l'ipotesi di una federazione tra Lega e Forza Italia che ad oggi potrebbe raggiungere il 20,1% a fronte di un 24,2% frutto della somma dei due partiti rilevati singolarmente.
GUERRA IN UCRAINA - IL NUOVO BLINDATO RUSSO
Non manca la possibilità per Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia di dare coerenza alla propria azione politica all'opposizione di questo Governo presentandosi al di fuori della coalizione di centrodestra aggiungendo valore nelle intenzioni di voto al primato già raggiunto dal suo partito in questi mesi. Rispetto al 22,2% rilevato in coalizione, potrebbe chiamare "il voto utile" raggiungendo il 24,9% in "solitaria" sottraendo consensi ai suoi attuali alleati. Del resto, non sono impossibili situazioni che semplicemente non abbiamo mai visto. -