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    “SCEMO IO CHE TI HO CREDUTO E TI HO PURE VOTATO” –  GLI IMPRENDITORI DEL NORD SCARICANO IL FILO-PUTINIANO SALVINI: “L’AVEVAMO AVVERTITO CHE MANDARE A CASA DRAGHI ERA UN ERRORE FATALE. ORA QUESTA INSISTENZA SULL'ABOLIZIONE DELLE SANZIONI È UN'ALTRA COSA CHE NESSUNO CONDIVIDE, CHI PUÒ PENSARE DI SCENDERE A PATTI CON VLADIMIR PUTIN?” – “SALVINI SBAGLIA RICETTA E PER CAPIRLO BASTA GUARDARE I MERCATI. PENSARE DI RISOLVERE LA CRISI ENERGETICA FACENDO LEVA SULLE SANZIONI È UNA RICETTA UN PO' TROPPO SBRIGATIVA”


     
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    Gabriele De Stefani per “La Stampa”

     

    mario draghi al meeting di rimini 4 mario draghi al meeting di rimini 4

    «Gli imprenditori avevano avvertito che mandare a casa Mario Draghi era un errore fatale.

     

    E ora questa insistenza sull'abolizione delle sanzioni è un'altra cosa che nessuno condivide, chi può pensare di scendere a patti con Vladimir Putin?».

     

    A Claudio Feltrin, presidente di Federlegno, bastano poche parole per liquidare il messaggio forte che Matteo Salvini manda agli imprenditori veneti per convincerli a sceglierlo di nuovo.

     

    Claudio Feltrin Claudio Feltrin

    E per realizzare la profezia che Enrico Carraro, presidente regionale di Confindustria, aveva affidato alla Stampa all'indomani della caduta di Draghi: «La Lega ci ha traditi, ce ne ricorderemo alle urne».

     

    Il tema della cancellazione delle sanzioni non è nell'agenda di gran parte del mondo produttivo. Non è questo il punto, tutto qua. Feltrin parla dagli uffici della sua azienda, la Arper di Monastier, nel Trevigiano. Roccaforte leghista, sì, ma ormai ex. Salvini ieri era in città.

     

    enrico carraro 2 enrico carraro 2

    Accoglienza fredda, numeri lontani dagli anni d'oro, un manipolo di no-vax e qualche contestatore: «Mona mi te go creduo e anca votà», scemo io che ho creduto e in te e ti ho pure votato. Un comizio poco ambizioso già alla vigilia (niente piazza, solo una loggia) e, raccontano le memorie storiche del leghismo veneto, da minimo storico: non si era mai vista così poca gente per una comparsata del leader del Carroccio in città.

     

    Le attenzioni vanno in altre direzioni: i più ancorati a destra guardano a Giorgia Meloni, Carlo Calenda piace, perfino Forza Italia recupera appeal tra i leghisti insoddisfatti. Che a Luca Zaia non voltano le spalle, ma al Capitano sì, «perché ha dimenticato l'autonomia e il Nord». E questo nonostante in Veneto resistano gruppi contrari alle sanzioni vicini al governatore, come dimostrava già nel 2016 il voto contrario alle ritorsioni per l'invasione della Crimea.

     

    MATTEO SALVINI E PUTIN MATTEO SALVINI E PUTIN

    «Ma davvero noi dovremmo pensare che se togliessimo le sanzioni, Putin diventerebbe un interlocutore affidabile con cui sedersi a trattare? Ma per favore, stiamo parlando di uno che ha invaso un Paese sovrano e bombardato gli ospedali, che problemi avrebbe a chiudere i rubinetti un minuto dopo l'allentamento delle sanzioni?» sbotta Alessandro Vescovini, titolare della Sbe-varvit, 700 dipendenti con base nel Triveneto a Monfalcone. Lui si sta arrangiando per fronteggiare la crisi energetica: insieme ad un pool di aziende, in diciotto mesi porterà nell'Adriatico una nave gasiera per produrre un miliardo di metri cubi di metano all'anno. Investimento da 220 milioni, pratiche avviate al ministero.

     

    Alessandro Vescovini Alessandro Vescovini

    «Le bollette sono insostenibili, proviamo a cercare alternative - spiega -. Salvini sbaglia ricetta e per capirlo basta guardare i mercati: se il prezzo schizza così in alto, è perché gli operatori non si fidano di Putin e della continuità delle forniture». Del resto «pensare di risolvere la crisi energetica facendo leva sulle sanzioni è una ricetta un po' troppo sbrigativa, le cose sono più complesse» sintetizza secco Roberto Barina, che nel distretto veneziano produce scarpe a marchio Ballin.

    MARIO CONTE MATTEO SALVINI LUCA ZAIA MARIO CONTE MATTEO SALVINI LUCA ZAIA

     

    Per chi fa affari con la Russia la tentazione del colpo di spugna è fatalmente più viva. Ma non al punto di sostenerlo apertamente. Prima della guerra il 17% del fatturato della Madas, che a Legnago nel Veronese produce valvole per l'industria, arrivava dall'export in Russia e Ucraina.

     

    Ora è tutto congelato: «Le sanzioni non funzionano, non è così che possiamo far male all'economia russa - dice l'ad Marco Marangoni -. Ci stiamo facendo molto male. Certo non me la sento di sostenere l'idea di cancellarle, è comprensibile voler colpire la Russia. Servirebbe una strategia più mirata da parte dell'Europa».

     

    enrico carraro luca zaia enrico carraro luca zaia

    E proprio l'Ue è l'altra faccia della distanza tra la Lega salviniana e gli imprenditori: Bruxelles non è l'avversario, ma il luogo dove giocare la partita. «Dobbiamo agire compatti a livello europeo, o reggiamo o saltiamo tutti insieme - dice Roberto Ariotti, titolare di una fonderia stritolata dal caro-bollette -. Bisogna riformare subito il mercato dell'energia che ora è in mano agli speculatori. Per non scontentare quattro trader stiamo sacrificando la nostra manifattura, è una follia. Lì bisogna intervenire. Lasciamo stare le sanzioni e Putin, quello è uno che ci ha portato i carriarmati dietro casa, come facciamo a fidarci?».

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