VAR
Roberto Condio per La Stampa
Visto il livello dell' ultima Italia, meglio ricominciare in anticipo a parlare di Serie A. Magari, aspettando i tre big-match dell' ottavo turno, sottolineando una paradossale realtà emersa nei primi sette: il mercato più ricco della storia del nostro campionato sul campo ha finora prodotto risultati minimi, quasi trasparenti. Semplificando, quei 900 milioni di euro spesi non hanno ancora fatto la differenza, né in testa né in coda. Al contrario, la partenza ha premiato chi ha cambiato di meno. E, analizzando formazioni titolari e soprattutto classifica cannonieri, sembra addirittura di essere rimasti alla scorsa stagione.
VAR
Tutti sotto i tre gol Partiamo dai gol, allora. Sono sempre i soliti a segnarli. Ai primi 14 posti, dalle 10 reti di Dybala alle tre di Belotti, Higuain e altri cinque, c' è solo un attaccante che ha cambiato maglia. Ma la cosa curiosa è che Thereau ha fatto più nelle due partite giocate ad agosto con l' Udinese (due gol) che nelle cinque successive con la Fiorentina (uno, su rigore). Delle 199 reti già realizzate, sono 41 quelle firmate dagli ultimi arrivi. Per trovare i più «prolifici» occorre addirittura scivolare fino a quota due: Palacio del Bologna, Simeone della Fiorentina, Kessie e Kalinic del Milan, Duvan Zapata della Samp, Maxi Lopez e Lasagna dell' Udinese.
Pochino, ma sempre meglio di chi per mestiere dovrebbe (anche) buttarla dentro e in A non lo ha ancora fatto dopo aver cambiato maglia: su tutti Pavoletti del Cagliari, Falcinelli del Sassuolo, Douglas Costa della Juve e il tris milanista composto da André Silva, Calhanoglu e Borini. È invece della Fiorentina (6 su 10) il record dei gol ricavati dai nuovi.
Svolte che non pagano Quella viola, però, è un' anomalia fino a un certo punto.
Perché la squadra di Pioli ha utilizzato nuovi acquisti in maggioranza (12 su 22), come hanno fatto solo Spal (12 su 21) e Benevento (16 su 25), matricole che hanno ridisegnato i loro organici dopo aver salutato la B. I ribaltoni non sempre riescono e, comunque, richiedono tempo per diventare efficaci.
ENRICO E FEDERICO CHIESA
Lo testimoniano il Genoa, peraltro abituato da Preziosi a continui stravolgimenti, e soprattutto il Milan, unica big ad aver già impiegato più di sette innesti (sono 11), sempre castigata duramente nei primi tre test probanti. Davanti a tutti, tanto per capire l' aria che tira, c' è il Napoli che gioca sempre con i soliti, ha condotto un mercato minimalista e ha finora concesso spiccioli a Ounas e Mario Rui. Dietro la collaudatissima macchina di Sarri, inseguono Juve e Inter: in estate si sono mosse di più, ma i rinforzi devono ancora cominciare a incidere per davvero. Solo Skriniar e Borja Valero sono sempre partiti titolari; solo Skriniar, Vecino e Bernardeschi hanno già segnato. E gli uomini-chiave continuano a chiamarsi Pjanic, Mandzukic e Dybala da una parte; Handanovic, Perisic e Icardi dall' altra.
FEDERICO CHIESA
Cantieri aperti Le 20 di Serie A hanno già concesso presenze a 433 calciatori e i nuovi sono 161, il 37,2% del totale. Che scende al 26,4% se si considerano i soli 28 arrivi estivi che hanno giocato le prime sette partite, sui 106 sempre presenti complessivi. Siamo ancora alle prove d' intesa, agli inserimenti da perfezionare, insomma. Come, tra chi ha concentrato quasi tutte le sue novità in un reparto, il Toro che nella fase difensiva sperava di aver trovato il giusto equilibrio e invece è di nuovo lì che conta i troppi gol incassati. Intanto, chi s' è mosso meno o sta ritardando la transizione qualche vantaggio se l' è già preso. Il Napoli, appunto.
Ma anche, a livelli diversi, Lazio, Chievo, Atalanta e Crotone. Allenatori, moduli e nuclei-base confermati. Certezze che fanno classifica. In attesa che, eventualmente, chi ha speso il grosso di quei 900 milioni ne raccolga i frutti.
THE GUARDIAN
serie A guardian
Nel momento più buio che sta vivendo la Nazionale italiana di calcio, col rischio qualificazione ai Mondiali di Russia che incombe e le prestazioni degli azzurri che non convincono, dall'Inghilterra spunta un raggio di sole. Precisamente dal quotidiano britannico The Guardian, che definisce la Serie A «il campionato più bello del mondo». Una competizione che ha sfornato ben 12 finaliste nelle Coppe Europee tra il 1983 e il 1998, un campionato in cui si è potuto ammirare il duello tra Diego Armando Maradona e Franco Baresi, o quello tra Zidane e Ronaldo per il Pallone d'Oro.
DEBACLE - Mentre l'Italia era alle prese con lo scandalo Calciopoli, gli altri campionati hanno fatto registrare dei passi in avanti. In Inghilterra, i club della Premier sono riusciti ad offrire salari che in Italia non si potrebbero mai corrispondere. In Spagna, Barcellona e Real Madrid hanno consolidato il loro status di marchi globali vincendo ripetutamente la Champions League. La Bundesliga è ricca di club ben gestiti e di talenti giovani.
RINASCITA - Ora l'Italia è salita al terzo posto nella classifica Uefa dei paesi europei, superando la Germania per la prima volta negli ultimi sette anni. Ma secondo The Guardian quali sono i motivi che hanno fatto registrare questa rinascita del calcio nostrano? Ce ne sono almeno quattro.
DONNARUMMA 1
PROPENSIONE ALL'ATTACCO - Quante volte abbiamo sentito parlare del "catenaccio all'italiana", una tendenza tattica attribuita alle squadre del nostro campionato, secondo cui le formazioni mostrano un atteggiamento ultradifensivo nei confronti delle avversarie. Eppure oggi i dati dicono il contrario: nelle ultime due stagioni, il campionato italiano registra la media-gol più alta dei cinque principali campionati europei: 2,88 a partita. Ne consegue che il campionato nostrano risulti maggiormente competitivo, «con almeno 9 squadre che ambiscono ad arrivare tra le prime quattro. Dopo sei titoli consecutivi l'egemonia della Juventus viene messa seriamente sotto minaccia: il Napoli è in testa alla classifica a punteggio pieno, arrivando a segnare almeno tre gol a partita».
pellegri
GIOVANI - Il campionato italiano non è stato tradizionalmente incline alla promozione del talento giovanile, ma questa tendenza sta cambiando: basti pensare a Pietro Pellegri, nato nel 2001, il giocatore più giovane ad esordire in campionato e il più giovane a segnare una doppietta (Genoa-Lazio 2-3). Federico Chiesa, 19enne, insegue i record del padre Enrico. Il Milan, dopo aver speso più di 200 milioni di euro nel mercato estivo, ha posto le basi della propria rinascita su giocatori come Gigio Donnarumma e Patrick Cutrone.
SPETTATORI - Il Milan, nonostante le tre sconfitte in campionato, ha battuto il record di presenze nei preliminari di Europa League: 65.673 spettatori contro il Craiova. Poche settimane dopo anche l'Inter ha raggiunto un numero di spettatori, per la partita d'esordio in casa, risalente alla stagione 2009/2010: 51.752 spettatori contro la Fiorentina (3-0 per i nerazzurri). Anche il numero di presenze medie allo stadio è aumentato: circa 1.500 persone in più a partita rispetto alla scorsa stagione. Fautori di questo incremento, oltre alle milanesi, anche il Napoli e l'Atalanta.
samp milan