Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
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Dalla battaglia sulle aringhe a quella per le feluche diplomatiche: l'accordo sulla Brexit ha sistemato i diritti di pesca - e molte altre cose - ma ha lasciato scoperto il fianco a parecchie questioni importanti. A partire dallo status dell'ambasciatore europeo a Londra.
Joao Vale de Almeida
Sì, perché dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, Bruxelles ha una rappresentanza diplomatica a tutti gli effetti al di là della Manica, trattandosi ormai di uno Stato terzo. Solo che il governo di Boris Johnson si rifiuta di riconoscere pienamente il ruolo dell'emissario Ue, che è il portoghese Joao Vale de Almeida.
boris johnson
I britannici sostengono che l'Unione europea non è un vero Stato, ma una semplice organizzazione internazionale alla stregua di Onu o Nato, e dunque i suoi rappresentanti non godono degli stessi diritti e privilegi accordati a quelli delle nazioni vere e proprie.
Ad esempio, l'ambasciatore de Almeida non ha potuto recarsi in carrozza a Buckingham Palace, come da tradizione, per presentare le sue credenziali alla regina: ma soprattutto non si può avvalere della piena immunità diplomatica.
JOSEP BORRELL
Gli europei sono decisamente irritati dall'atteggiamento di Londra. L'Alto rappresentante per la politica estera comunitaria, Josep Borrell, ha scritto al ministro degli Esteri britannico per esprimergli le sue «serie preoccupazioni»: «Le disposizioni offerte non riflettono il carattere specifico della Ue, né rispondono alla futura relazione fra Ue e Regno Unito. Le proposte non costituiscono una base ragionevole per concludere un accordo».
michel barnier
Ma l'ex capo negoziatore europeo per la Brexit, Michel Barnier, ha lanciato un avvertimento ancora più secco: Londra dovrebbe stare «molto attenta» a maneggiare la questione: «Penso che sarebbe saggio per la Gran Bretagna trovare una soluzione intelligente».
Gli europei sottolineano che la Ue ha ben 143 delegazioni in giro per il mondo, tutte col pieno status di missione diplomatica: una condizione contenuta nel Trattato di Lisbona, di cui pure Londra fu a sua tempo firmataria. E dunque, sottintendono, col suo atteggiamento Boris sta venendo meno a un impegno preso dal suo stesso Paese.
La Ue, spiegano gli europei, non è una «tipica» organizzazione internazionale, come dicono i britannici: promulga leggi, ha una sua moneta, le sue istituzioni e il suo sistema giudiziario. Ma è proprio su questo argomento che è scatta ieri l'ironia dei sostenitori della Brexit: come ha scritto sul Telegraph un ex eurodeputato dello Ukip, se la Ue ammette di essere un superstato, bisogna allora degradare gli ambasciatori degli Stati membri a meri emissari provinciali?
THATCHER
E un'ulteriore ironia della storia riguarda la sede dell'ambasciata europea: quello era stato il quartier generale del partito conservatore ed è proprio dal balcone dove oggi sventola la bandiera blustellata che si affacciava Margaret Thatcher per festeggiare le sue vittorie elettorali. Quando si vuol parlare di contrappasso.