ROADIES
Silvia Bizio per “La Repubblica”
Spendono la loro vita dietro al palco. Appena sfiorati dalle luci della ribalta. Perché il loro è un lavoro oscuro: organizzare il live, preparare la strumentazione, assecondare desideri, richieste, anche quelle più improbabili. Insomma, fare tutto il possibile affinché la rockstar di turno possa eseguire il miglior concerto della carriera. Quello che lo potrebbe trasportare all’istante nell’Olimpo della musica popolare.
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Sono i Roadies, gli operai del rock. E a loro Cameron Crowe dedica il suo nuovo progetto: una serie televisiva, prodotta con J.J. Abrams. E si tratta dell’adattamento per il piccolo schermo del suo Almost Famous, Quasi famosi, la commedia del 2000 che lo ha consacrato come uno dei migliori interpreti della connessione tra cinema e rock.
«Mentre Almost Famous raccontava delle groupies, le celebri ragazze disposte a tutto al seguito delle band, Roadies è centrato sui tecnici che lavorano con il gruppo», ci spiega Crowe, 59 anni, incontrato al Peninsula Hotel di Beverly Hills.
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«Ho tratto ispirazione soprattutto dalle mie esperienze nella rivista Rolling Stone: ho iniziato la mia carriera come giornalista, e scrivendo di musica e rock ho collezionato tutti quei ferri del mestiere che poi mi hanno permesso in seguito di scrivere sceneggiature e di dirigere film. Il mio debito nei confronti di quel mondo musicale e del rock in particolare è immenso. Questa serie tv è un omaggio a un mio antico e sempre presente amore: il rock».
Amore che Crowe aveva già portato sullo schermo con il suo cult del 1992, quel Singles che contribuì a far esplodere nel mondo la grunge-mania. E poi con Twenty, il docu-film sulla storia dei Pearl Jam girato nel 2011.
Per la serie televisiva, ci racconta, «io e J.J. volevamo combinare musica e commedia, un po’ come ha fatto Garry Shandling nel Larry Sanders Show, quella serie della Hbo che esamina il dietro le quinte di un popolare talk show. Sarebbe stato esilarante, abbiamo pensato, avere musicisti capaci di recitare, e comici capaci di suonare - o far finta di - e imbastire un retroscena di una spettacolare scena, il concerto rock».
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E la serie sconfina nel reale, in Roadies appaiono musicisti famosi: una su tutte, l’idolo di mezzo mondo, Taylor Swift. «Cameron è nel suo cuore un giornalista e da quando era giovane ha raccolto quaderni e quaderni di note su ogni intervista che ha fatto» commenta J.J. Abrams. «Ci conosciamo da una vita e mi parla di questa idea sul mondo della musica da anni, da prima che Obama diventasse presidente! E ama la musica più di qualunque musicista io abbia incontrato. È quella passione che volevo vedere sullo schermo».
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Ancora Crowe: «Vogliamo portare lo spettatore dentro la costruzione di un rock show itinerante come fosse una sorta di reality. Ci chiediamo, e cerchiamo di rispondere: chi è la persona che canta quella canzone, ma soprattutto, chi è quella persona di cui parla la canzone? Non sarebbe bello scoprire i retroscena di ogni creazione musicale? Chi è questa persona dietro la rockstar?
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C’è la persona sul palco che attira l’attenzione di migliaia di fan: ma chi c’è dietro tutto ciò? Ecco, a me hanno sempre interessato i retroscena, e Roadies sviluppa la sua narrazione in quella vena. Chi c’è dietro le quinte? Chi c’è dietro un successo? Cosa c’è sotto la superficie della nostra coscienza? Insomma, sì, faccio a mio modo psicoanalisi». Per capire cosa si nasconde nel backstage della fama.