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    HABEMOUS UN NUOVO MOURINHO! A ROMA LO "SPECIAL ONE" NON CERCA PIU’ IL RUMORE DEI NEMICI – GLI SCHERZI A TRIGORIA, IL TUFFO IN PISCINA, GLI SCHEMI INVENTATI ALLA VIGILIA E I DISCORSI MOTIVAZIONALI DI 8 MINUTI ESATTI (L’HA DETTO ANCHE IL PAPA CHE POI L’ATTENZIONE SI PERDE): LA NUOVA VITA ROMANA DI MOU - QUELLO ERA FATTO PER STUPIRE, OGGI DIVENTA UN MODO PER DIRE A TUTTI: "SONO UNO DI VOI" - VIDEO


     
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    Matteo Pinci per repubblica.it

     

    MOURINHO MOURINHO

    "Mourinho festeggia come se avesse segnato un gol". L'immagine l'ha affidata il centravanti della Roma Tammy Abraham al proprio profilo twitter. E non domenica sera, dopo quella sfrenata corsa sotto la curva al minuto 91 di Roma-Sassuolo. Ma nel 2012 dopo un Real-City di Champions, e quando Abraham aveva 14 anni appena. Ecco, forse con quella corsa sfrenata per la prima volta anche a Roma si è rivisto il Mourinho di sempre, quello estremo, persino pittoresco nel suo elegantissimo disordine. È inevitabile: nella Roma inaspettatamente capolista, ultima iscritta - ma prima per differenza reti - al trio di testa con Napoli e Milan, il più grande segno di discontinuità rispetto al passato è proprio lui.

     

     

     

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    Indizi su quella lucidissima follia li avevano avuti già a Trigoria, dove chi si aspettava un mito altero e distante ha scoperto invece tutt'altro. Dopo una giornata particolarmente stressante, ha deciso senza preavviso di buttarsi in piscina. Un gesto che a qualcuno ha ricordato il tuffo di Pallotta di 10 anni prima. Ma quello era fatto per stupire, José al contrario voleva omogenizzarsi, dire a tutti: "sono uno di voi". Lo fa ogni giorno o quasi, quando compare inaspettatamente nei corridoi degli uffici di Trigoria. Si ferma, chiacchiera, a qualcuno chiede consiglio per un ristorante, a un altro fa una battuta sulla pettinatura. Fa "squadra" fondendo universi lontanissimi. Ecco, il lavoro. Forse la parola a cui tiene di più in assoluto. Qualche settimana fa, con la squadra convocata per un allenamento pomeridiano, si è presentato a Trigoria alle 9.30 della mattina.

     

     

     

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    Perché è lavoro anche sapere tutto di ciò che accade tutto intorno, conoscere tutti, sapere di qualsiasi problema, anche se distante dal gruppo squadra. Un lavoro che dura oltre gli allenamenti, con 6, anche 8 ore al giorno di video. Riassunte poi in micro riunioni con la squadra. Lo ha detto anche il Papa: l'omelia non deve durare tanto, dopo 8 minuti si perde attenzione. Proprio 8 minuti sono durante le lezioni ai giocatori  sul Sassuolo e su come affrontarlo. Anche così è nato il gol del vantaggio: una punizione studiata a tavolino guardando il modo di difendere di Dionisi, provata in campo con il vice Sacramento e realizzata all'Olimpico. L'ha chiamata José dalla panchina, Pellegrini l'ha indicata ai compagni, Abraham ha finto di indicarsi la testa e Cristante è partito a raccogliere il passaggio rasoterra. Gol.

     

    Sì, perché nonostante l'ufficio in stile Ferguson, con vetrate vista campi, Mourinho è legatissimo al lavoro sporco: distribuisce le pettorine colorate prima della partitella, porta la rete con i palloni o i conetti per i dribbling. L'aura da manager che amavano costruirgli intorno in Inghilterra non riflette il personaggio. In pieno lockdown, lo fotografarono nel parco pubblico sotto casa ad allenare Ndombelé: subì anche critiche, perché le prescrizioni imponevano di allenarsi da soli, non in due. Ma le regole non sono esattamente il suo forte, come dimostra il racconto - ormai prescritto - di quando si nascose dentro una cesta dei panni sporchi nello spogliatoio di Stamford Bridge per non farsi vedere dai delegati Uefa che lo cercavano, visto che da squalificato nello spogliatoio non poteva entrare.

     

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    Ciò che al contrario non solo rispetta, ma pretende, è la puntualità. Anche per questo alla Roma ha deciso di non dare appuntamenti. Meglio non correre il rischio di restare delusi.

     

     

     

     

    MOURINHO

    Paolo Brusorio per "la Stampa"

     

    Per anni si è nutrito di nemici, ora José Mourinho va alla ricerca di amici. E da come si sono messe le cose, a Roma sembra averne già trovati un bel po'. Il calcio dice molte bugie e anche quando si avvicina alla verità fa lunghi giri prima di centrarla. Grandi giri ha fatto Mourinho, e non tutti gli hanno detto bene. Sappiamo che cosa ha vinto, dimentichiamo troppo spesso quanto invece ha perso ma in fondo ci importa di meno. Mourinho sta al calcio come Benigni al cinema: anche quando sbagliano (partita o film, e capita, eccome se capita) restano in piedi e di loro abbiamo bisogno. Delle loro parole, delle loro affabulazioni.

     

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    Wesley Sneijder, che dell'Inter piglia tutto era una delle stelle, diceva che per Mourinho si sarebbe buttato nel fuoco, e Sneijder non passava certo per essere un cuor di leone. Ma quella che chiamiamo empatia con Mourinho diventa dipendenza, non puoi farne a meno se sei dalla stessa parte. E a volte anche se stai dall'altra parte del fiume. Il nemico se non lo puoi battere, provi almeno a fartelo amico.

     

    Era Special Mourinho perché vinceva, ora che vince di meno non è che sia diventato normale. Solo, è cambiato. Ce lo ricordiamo già centometrista a Stamford Bridge quando nel 2010 la sua Inter sbancò la casa del Chelsea con un gol di Eto' o. Ma il gesto di domenica sera aveva qualcosa di nuovo, in fondo come allenatore non ha più niente da dimostrare se non di essere ancora attuale.

     

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    La corsa allora, un gesto esplosivo con cui mettersi in tasca Roma, almeno la sua parte, e anche un pezzo di futuro. "È stata la corsa di un bambino. Non avevo 58 anni, ma 10, 12 o 14, quando inizi a sognare una carriera nel calcio". Ecco, avrebbe potuto dire la corsa di un uomo felice. Di un allenatore soddisfatto. No, la corsa di un bambino. Dritto al cuore.

     

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    Dopo mille panchine quest' uomo ha ancora voglia di giocare con il fuoco delle emozioni. Vere o di plastica che siano. Teatrale, comunica passione ma anche la necessità di mischiarsi. Con la gente, con i suoi uomini. Che alla fine lo baciano anche, c'è qualcosa di fisico che solo lui riesce a comunicare, a tramettere e poi anche a ricevere. Il capello pepe e sale è diventato bianco, la pancetta stira la polo, ma la sostanza non cambia.

     

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    La piazza gli attribuisce già capacità sciamaniche, dicono che persino i difensori non hanno paura di attaccare e come sempre Roma sbarella e perde la testa (vedremo al primo gol stupido preso in contropiede), ma qui non è ora, non ancora, di discutere dei risultati. Quelli, semmai, arriveranno dopo. E finora comunque, levati. Quindi se è il caso fingiamo anche di credere a tutto quello che dice. Solo così ti puoi godere Josè Mourinho perché se inizi a discuterlo diventa uno come tanti. E normale smette di essere un aggettivo per diventare una categoria già discretamente affollata.

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