pier luigi boschi
Giacomo Amadori per “la Verità”
La vera storia della gestione di Banca Etruria da parte dell' ex presidente Lorenzo Rosi e del suo vice Pier Luigi Boschi, babbo del sottosegretario Maria Elena Boschi, sta emergendo pezzo dopo pezzo. A partire dalla vicenda degli incontri tra Boschi e la banda di indagati che ruotava intorno al faccendiere sardo Flavio Carboni e al massone Valeriano Mureddu.
Una cricca di cui facevano parte personaggi plurinquisiti, servitori dello Stato infedeli, compresi presunti 007, e professionisti senza scrupoli. Una squadretta che avrebbe permesso di realizzare una frode fiscale da quasi 25 milioni di euro e che, nella primavera 2014, avrebbe puntato a scalare Banca Etruria in uno dei momenti di maggiore difficoltà dell' istituto. A febbraio di quell' anno Maria Elena Boschi diventa ministro e gli indagati iniziano le loro manovre di avvicinamento a suo padre, all' epoca consigliere d' amministrazione. Nel maggio 2014, quando diventa vicepresidente, parte l' assalto finale di Carboni & c..
FLAVIO CARBONI
Rosi e Boschi incontrano Carboni e Mureddu sia a Roma, nello studio del faccendiere sardo di via Ludovisi, che nella fatiscente sede aretina della Geovision Srl, società utilizzata insieme alla Vertigo Srl come cartiera per realizzare presunte frodi fiscali e foraggiare i progetti di Carboni. L' assedio è testimoniato anche dagli accessi negli uffici della banca. I finanzieri hanno recuperato il registro degli ingressi per il periodo marzo 2014-febbraio 2015 e hanno annotato «che lo stesso risultava mancante nel periodo compreso tra il 24 aprile e il 15 maggio 2014 in quanto presumibilmente smarrito».
LORENZO ROSI
I finanzieri evidenziano che «tuttavia l' esame dei dati in possesso permetteva di rilevare come alcuni soggetti indagati nel presente procedimento penale, avessero fatto visita al vice presidente di Banca Etruria Boschi Pier Luigi, e altri dirigenti presso gli uffici della sede di Banca Etruria proprio nell' estate del 2014 (). Appare opportuno evidenziare che il periodo, in cui sono stati riscontrati gli incontri con il Boschi e gli altri dirigenti di Banca Etruria, coincide con quello in cui si sarebbero svolte le riunioni a Roma con il Carboni Flavio e corrisponde perfettamente a quello in cui sarebbe stata avanzata la "manifestazione di interesse" da parte del sedicente Fondo qatariota Qvs-Qatar investment company, relativa all' acquisizione di parte del capitale sociale dell' Istituto di credito aretino». Una vicenda scoperta da chi scrive e raccontata nel libro I segreti di Renzi.
VALERIANO MUREDDU
Tra i documenti dell' inchiesta c' è uno specchietto che riassume tali ingressi, avvenuti tra il 4 giugno e 15 ottobre del 2014. Dal prospetto si rileva che il visitatore più assiduo è stato l' ex amministratore della Vertigo, Gianluca Cetoloni, il cui padre era stato socio di Boschi in una società immobiliare. Le operazioni bancarie di Cetoloni vengono segnalate per ben nove volte dall' Unità di informazione finanziaria, l' antiriciclaggio di Bankitalia, e gli investigatori lo definiscono «figura di per sé opaca».
Cetoloni è lo stesso a cui l' ex vicepresidente affidava smartphone e computer per farseli aggiornare. Un indagato ha raccontato che alcuni dati sensibili contenuti in quegli apparati digitali sarebbero stati estratti da Mureddu come «assicurazione sulla vita». Cetoloni incontra per sei volte Boschi e per cinque Emanuele Cuccaro, vicedirettore generale della Banca. Entra ed esce due volte da Etruria pure Luca Degan, altro indagato, in cui ruolo nella banda sarebbe stato quello di «individuare le aziende in difficoltà finanziaria e coloro che si occupano del reimpiego delle risorse economiche».
servizi segreti
Ma l' incontro più interessante è quello datato 4 giugno 2014. In quell' occasione raggiungono Boschi, Rosi e Cuccaro il solito Cetoloni, un pakistano di nome Abdul Aziz Jamaluddin e l' avvocato svizzero Pier Francesco Campana. Quest' ultimo all' epoca è un personaggio conosciuto nelle aule di giustizia aretina, essendo stato rinviato a giudizio per riciclaggio nel processo in corso per il crac dell' Eutelia spa della famiglia Landi. Questa «figura di particolare rilievo», secondo gli inquirenti, sarebbe anche «indagato a Milano nel procedimento penale riguardante le irregolarità nella gestione dell' ospedale San Raffaele».
Fuori dalla banca ad attendere i tre c' è un altro degli indagati, l' umbro Giuliano Michelucci, considerato dalla banda l' uomo del «Sistema», cioè quello con i contatti giusti nei servizi segreti. Per gli inquirenti avrebbe messo in atto una «diffusa attività di dossieraggio a carico di persone fisiche e giuridiche» e nel suo ufficio sarebbero stati sequestrati 3.600 fascicoli contenenti «atti di polizia giudiziaria, articoli di giornali () corrispondenza varia». Uno di questi fascicoletti è dedicato a Boschi, catalogato come soggetto sotto inchiesta per «reati finanziari».
L'iceberg della Monte dei Paschi di Siena
Jamaluddin è un enigmatico pakistano sulla sessantina, dalla biografia incerta e quel giorno viene presentato come emissario di uno sceicco arabo pronto a investire 300 milioni in Etruria e 500 in Mps. Boschi, dopo l' incontro, spedisce i tre ospiti ad aprire un conto in Bpel. Ma su quel rapporto non arriverà mai un euro. Forse perché in una mail agli atti l' extracomunitario viene descritto dai suoi presunti soci come un soggetto bisognoso di uno stipendio e di un permesso di soggiorno.
3 pakistani
Sembrerebbe una storia degna di Totòtruffa o dei Soliti ignoti se tra gli allegati dell' inchiesta non ci fosse un appunto rinvenuto nell' ufficio di Michelucci e datato 28 gennaio 2015 che fa intravedere scenari ben più inquietanti: «Jammalaudin Aziz Abul (sic) con la scusa di investire in Italia aveva aperto due conti, uno in Banca Etruria, poi chiuso, e uno in Mps, sempre aperto, ma non ci sono movimenti. Abbiamo già fornito precedenti informazioni, ma da qualche mese, diciamo novembre 2014, il suo muoversi è sospetto, si incontra con personaggi arabi strani. È stato a Malta per 30 giorni circa, dove ci sono dei depositi, che lui amministra e non da solo, ma assieme ad altri, è venuto in Italia e viene protetto dalla Comunità musulmana in Italia (). La polizia elvetica, quando si reca a Zurigo, lo controlla, ma noi abbiamo un vantaggio, siamo in contatto o meglio teniamo sotto scopa un suo avvocato. In Svizzera si incontra con un certo Caled, personaggi strano, che aveva in mano situazioni militari in Italia, una specie di ricerca di obiettivi strategici; abbiamo una fonte svizzera che ci informa, ma il gruppo di Caled è impenetrabile. Stiamo seguendo Aziz, che secondo il nostro parere, è il punto debole e se, appena rientra in Italia, riusciamo per 48 (ore, ndr) a tenere il passaporto, () vengono fuori i suoi veri capi». Nell' ufficio di Boschi è entrato un cialtrone o un aspirante terrorista? Nelle carte depositate ad Arezzo la risposta non c' è.