LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Roberto Giovannini per La Stampa
È bufera sulla previsione inserita nella relazione tecnica del decreto dignità, secondo cui il provvedimento - riducendo la durata massima dei contratti a termine da tre a due anni - costerà la perdita di 8.000 posti di lavoro per ogni anno fino al 2028. Dopo aver letto i giornali, e i durissimi attacchi da parte delle opposizioni, il vicepremier Luigi Di Maio ieri mattina è passato al contrattacco. Gli ottomila posti perduti l' anno? «Quel numero è apparso la notte prima che il decreto venisse inviato al Quirinale. Non è un numero messo dal governo - spiega il capo dei Cinque Stelle - per me non ha nessuna validità».
DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO
Il ministro del Lavoro, autore del «decreto dignità», in altre parole evoca l' ombra di un complotto contro il suo provvedimento, che finora è stata l' unica mossa con cui i Cinque Stelle hanno tentato di cancellare la sensazione netta che questo sia un governo a trazione Salvini. E dunque puntualizza: gli 8mila posti scomparsi «non è una cosa che ci hanno messo i miei ministeri, non è una relazione che hanno chiesto i miei ministeri, e soprattutto la relazione non è stata chiesta dai ministri della Repubblica».
La verità, spiega, è che «questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi», evidentemente interessate a far passare il messaggio che la riforma comporterà una contrazione dei posti di lavoro. «Il mio sospetto - è la conclusione di Di Maio - è che questo numero sia stato un modo per cominciare ad indebolire questo decreto e per fare un po' di caciara. Non mi spaventa, siamo stati abituati a cose assai peggiori in questi anni contro il Movimento. Ma tutti devono sapere che questo decreto non lo abbiamo fatto per aumentare la disoccupazione, siamo fermamente convinti che aumenterà i contratti stabili e stiamo lavorando a nuove misure per abbassare il costo del lavoro e incentivare i contratti a tempo indeterminato».
decreto dignità lavoratori a termine
DI chi è la «manina»?
Nel primo pomeriggio questo messaggio aggressivo diventa più esplicito. Fonti del Movimento Cinque Stelle vicinissime alla leadership pentastellata, spiegano alle agenzie di stampa che la «manina» che ha inserito l' autolesionistica previsione nel testo della relazione tecnica al decreto va cercata al ministero dell' Economia o nella Ragioneria dello Stato. Dunque, bisogna «fare pulizia», per «togliere dai posti chiave chi mira a ledere l' operato di governo e M5S o rema contro».
decreto dignità
Passano pochi minuti, e arriva una durissima reazione da parte del ministero dell' Economia. «Le relazioni tecniche - dicono a Via Venti Settembre - sono presentate insieme ai provvedimenti dalle amministrazioni proponenti, così anche nel caso del decreto dignità, giunto al Mef corredato di relazione con tutti i dati, compreso quello sugli effetti sui contratti di lavoro della stretta anti-precari».
Insomma, aggiungono al ministero guidato da Giovanni Tria, «la Ragioneria generale dello Stato prende atto dei dati riportati nella relazione per valutare oneri e coperture». E del resto le stesse fonti ricordano che il numero incriminato contenuto nella relazione tecnica consegnata dai funzionari del ministero dello Sviluppo economico nasce da una elaborazione messa a punto a suo tempo dall' Inps.
padoan fuortes
Anche l' ex ministro Pier Carlo Padoan si sente chiamato in causa e protesta: «se insinuano che qualcuno della mia ex squadra si sia comportato scorrettamente, magari perché sobillato, lo respingo sdegnosamente: sarebbero accuse di gravità incredibile».
Arriva subito la controreplica del vicepremier Luigi Di Maio. «Sono veramente sbalordito - afferma - la prossima volta metterò sotto scorta il decreto quando lo mando in giro. Non ho capito perchè abbia reagito il ministero dell' Economia, io non ho nominato il Mef. Sto solo dicendo che non è la parte politica ad avere inserito quei numeri nella relazione tecnica».
mara carfagna palio siena 1
E allora chi è stato? Ma la polemica resta rovente. Per Matteo Renzi, «effettivamente questo è un cambiamento rispetto a noi. Noi eravamo, siamo e saremo dalla parte della crescita, non della decrescita. Noi eravamo, siamo e saremo parte del libero scambio, non del protezionismo». Per Mara Carfagna, di Forza Italia, Di Maio «è già la seconda volta in due giorni che minaccia gli organi dello Stato di "repulisti"».