Emiliano Bernardini per il Messaggero
stadium torino
Si va avanti, sì ma a porte chiuse. E per almeno un mese. Tradotto fino al tre aprile e quindi per i prossimi 3 turni, compresi i recuperi fissati questo week end, niente tifosi negli stadi d'Italia. Ossia i 354 mila abbonati delle 20 squadre di serie A più gli spettatori che di volta in volta acquistano i biglietti dovranno guardare le partite in tv.
Lo ha disposto il dpcm arrivato nel tardo pomeriggio di ieri che all'articolo 1 comma C stabilisce: «Sono sospesi altresì gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato».
Ma c'è di più perché il decreto stabilisce anche che «le associazioni e le società sportive, a mezzo del proprio personale medico, sono tenute ad effettuare i controlli idonei a contenere il rischio di diffusione del virus Covid-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano». Oggi alle 11 tutti i responsabili medici parteciperanno ad una videoconferenza in cui verrà spiegato il protocollo che dovranno utilizzare e trasmettere a giocatori e dirigenti.
LE NUOVE DATE Ora cosa succederà? Questa mattina verrà ufficializzato il nuovo calendario che come da, faticosi, accordi si volgerà così: subito i recuperi della settima giornata di ritorno con Samp-Verona sabato 7 alle 20,45 (che dovrebbe essere trasmessa da Dazn), domenica 8 alle 12,30 Milan-Genoa, alle 15 Parma-Spal e Sassuolo-Brescia, alle 18 Udinese-Fiorentina e alle 20,45 Juve-Inter.
stadium vuoto
Poi il campionato slitterà di una giornata, con un'infrasettimanale in più il 13 maggio. Tre partite del sesto turno, Torino-Parma, Verona-Cagliari e Atalanta-Sassuolo, saranno programmate mercoledì 18 marzo. Resta senza data Inter-Samp in quanto i nerazzurri al momento non hanno slot per inserire il recupero. Messa nel limbo, invece, al momento la Coppa Italia. Le due semifinali saltate ieri ed oggi Juve-Milan e Napoli-Inter dovrebbero giocarsi il 20 maggio con la finale che verrebbe disputata prima dell'inizio della nuova stagione.
RESTANO LE SPACCATURE C'è voluto l'intervento del governo, seppur tardivo, e successivamente quello della Figc per mettere a tacere le beghe da condominio che stavano gettando nel ridicolo l'intera serie A. Ai 20 presidenti di fatto è stato tolto il pallone e sono state imposte nuove regole per continuare a giocare in un momento di grande emergenza per il Paese. In Lega resta la conflittualità e non a caso l'ad Marotta ha proposto di convocare «un'assemblea per ritrovare unità». A proposito quella fissata per lunedì 9 è stata rinviata al 16 marzo.
Spadafora
Di fatto il decreto del governo ha tenuto in vita ancora la stagione, anche se a porte chiuse. Una decisione che inevitabilmente avrà pesanti ripercussioni: basti pensare ai diritti tv (come si comporteranno le tv che hanno pagato per un prodotto e ore se ne trovano un altro?) e ai soldi di biglietti e abbonamenti che dovranno essere restituiti. Si va avanti, è vero ma resta il caos più totale. E a breve bisognerà lavorare al nuovo bando dei diritti tv e al rinnovo della carica del presidente di Serie A.
GOVERNO PIÙ FIGC, L'INTERVENTO CHE HA SALVATO IL CAMPIONATO
E.B. per il Messaggero
gravina foto mezzelani gmt 029
Il condominio della serie A resta litigioso. Impossibile trovare pace. Gli interessi personali vengono sempre messi in prima pagina. E così è la Federcalcio ad assumersi la responsabilità. Subito dopo la firma del Decreto, da via Allegri con carattere d'urgenza è stato disposto che «per evitare l'interruzione prolungata, assicurare lo svolgimento e consentire la conclusione della competizione sportiva, con apposito provvedimento, fino a nuova determinazione, che si giochino a porte chiuse tutte le gare organizzate dalla Lega Serie A».
Lo ha fatto la Figc, che ne ha la piena facoltà, perché la Lega di A non poteva assumersi la responsabilità di una decisione così grande che avrebbe esposto i club a cause milionarie. Ieri per quasi quattro ore si è andati avanti a bisticciare come se il calcio fosse una parte estranea al paese. Solo grazie agli interventi del presidente di Lega Dal Pino e del numero uno della Figc, Gravina che si è riusciti a portare a casa il risultato evitando altre figuracce. Eh già perché ad un certo punto si è rischiato davvero che saltasse tutto di nuovo con conseguenze disastrose.
gasperini percassi
A Palazzo H, nella casa del Coni, con il capo dello sport Malagò a vigilare, il consiglio di Lega si è ritrovato unito più per forma che per sostanza. Nove club (Lazio, Juve, Inter, Milan, Fiorentina, Sassuolo, Udinese, Roma e Atalanta) a vario titolo si sono presentati a Roma. E sono state subito liti, tanto che più di una volta il presidente Dal Pino ha minacciato addirittura le dimissioni in mancanza di unità d'intenti. Ore di tensione in cui più che la necessità di trovare una via comune venivano trovati solo spunti per acuire le frizioni. In barba anche ai 18 sì, inviati tramite mail certificata, che garantivano l'accettazione delle decisioni prese tra lunedì e martedì.
lotito
MAROTTA-AGNELLI Il numero uno della Lazio e consigliere di Lega, Lotito spingeva per tenere aperte le porte. Litigando poi con il patron dell'Atalanta Percassi che tornava a pungolarlo ancora e provando a forzare per far sì che il 27° turno fosse recuperato il 13 maggio. Una soluzione che non è piaciuta per niente a Lotito: il patron della Lazio ritiene che spostando così avanti il turno il campionato ne risulterebbe alterato e falsato. Tanto da battersi affinché anche Juve-Inter non si giocasse il 13 maggio.
PAOLO DAL PINO
A proposito, tra bianconeri e nerazzurri sono state ancora scintille. In particolare sul giorno in cui giocare il match scudetto: domenica o lunedì? Si giocherà con ogni probabilità domenica sera con buona pace di Agnelli che spingeva per lasciarla lunedì. Sulla scelta c'è anche una questione legata alle pay tv. Con la sfida di lunedì non ci sarebbe poi una gara di valore equivalente spendibile. L'ad Marotta ha poi messo l'accento su un aspetto: «Occorre indire di nuovo una assemblea, che sia formale o informale, per delineare una strategia precisa a salvaguardia del fenomeno sportivo e dei singoli club». Già, sempre quei singoli che insieme non fanno mai unione.
gravina gravina