Francesco Bonazzi per Dagospia
giancarlo padoan
Un premier abbandonato, non soltanto dai poteri forti che gli rinfacciano scarsa attenzione all’economia, ma anche dai loro tecnici. Pier Carlo Padoan è sempre più preoccupato per la propria credibilità in Europa, tanto che taglierebbe volentieri i famosi 80 euro per il 2015. E agli amici più stretti, il ministro del Tesoro ha confessato negli ultimi giorni di aver maturato una convinzione: “Ho sbagliato ad accettare di fare il ministro, avrei fatto molto meglio a continuare con gli uffici studi”.
CARLO COTTARELLI
Insomma, Padoan si è reso conto che con uno come Renzie, allergico alla presa d’atto dell’emergenza nei conti pubblici, rischia di compromettere la sua buona immagine di serissimo capo ufficio studi dell’Ocse. E si sta mangiando le mani per aver perso una poltrona sicura e prestigiosa come quella dell’Istat, dove sarebbe stato assai più tranquillo che in via XX Settembre. Ma lui a Napolitano non ha saputo dire di no.
MATTEO RENZI
andrea montanino direttore gen ministero tesoro
A mettere di malumore Padoan c’è anche lo scontro tra Lurch Cottarelli e Pittibimbo, anche se l’andata via di Mister Spending Review, per lui, è tutto meno che una sorpresa. Raccontano i bene informati del Tesoro che l’abbandono di Cottarelli era cosa chiara già a maggio, quando Padoan, su ordine di Renzi, ha informato il direttore esecutivo italiano al Fondo monetario internazionale, Andrea Montanino, che non sarebbe stato confermato. Nulla di personale, per carità, ma serviva quel posto per Lurch Cottarelli.
Gli esperti di cose washingtoniane ricordano che è la prima volta che un executive director del Fondo non viene riconfermato almeno per un secondo biennio (Sadun, predecessore di Montanino, fu confermato 4 volte). Ma evidentemente il divorzio Cottarelli-Renzi deve trovare una qualche composizione.
fondo monetario internazionale istat