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    GNAM GNAM! GRAN CASINO SULLA PROSSIMA MOSTRA SUL FUTURISMO IN PROGRAMMA ALLA GALLERIA D’ARTE MODERNA DI ROMA - L'ESPOSIZIONE E' FINITA AL CENTRO DI ROVENTI POLEMICHE. GLI ADDETTI AI LIVORI SE LA PRENDONO CON "GENNY" SANGIULIANO  CRITICATO PER LA SCELTA DEI CURATORI, GABRIELE SIMONGINI E ALBERTO DAMBRUOSO - DI SIMONGINI SI MORMORA CHE SIA STATO SCELTO PIÙ PER LA SUA AMICIZIA CON SANGIULIANO - LE MALDICENZE SU DAMBRUOSO DOPO LE SUE DIMISSIONI DA VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE UMBERTO BOCCIONI IN SEGUITO A UNO SCAZZO CON IL PRESIDENTE CARDELLINI - I MUGUGNI SULLA DIRETTICE DELLA GNAM MAZZANTINI E LO SPAURACCHIO CHE VENGANO ESIBITE OPERE SOSPETTE O FALSE...


     
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    Estratto dell’articolo di Walter Altea www.torinocronaca.it

     

    gennaro sangiuliano gennaro sangiuliano

    La Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma (GNAM) si prepara ad ospitare una delle mostre più attese degli ultimi anni: "Il tempo del Futurismo". 

     

    Fortemente voluta da Gennaro Sangiuliano per celebrare i 115 anni della nascita del Movimento di Marinetti, questa esposizione rischia però, da possibile momento-simbolo dei successi politico-culturali del Ministro, di trasfigurarsi amaramente in un vero e proprio flop scientifico, in una debacle artistico-organizzativa macchiata da polemiche, dicerie e malumori che stanno infiammando il mondo dell'arte e che ne preconizzano se non addirittura ne auspicano il disastro mediatico.

     

    GNAM galleria nazionale arte moderna GNAM galleria nazionale arte moderna

    Sangiuliano, tra gli esponenti di governo, è già tra quelli maggiormente bersagliati dall'opposizione, che non attende altro che di vederlo inciampare proprio mentre persegue l'obiettivo di una definitiva consacrazione del Futurismo come movimento culturale di straordinaria e storica importanza.

     

    I diffusi mugugni che si levano da ambienti artistici certo non aiutano il Ministro, a cui si rimproverano alcune scelte, tra le quali, per prima, quella dei curatori, Gabriele Simongini e Alberto Dambruoso. Figure, sostengono al Ministero, di assoluto rilievo professionale ma che hanno malauguratamente già sollevato non poche controversie tra i tanti esperti - magari un po' invidiosi- e qualche pettegolezzo negli stessi ambienti della Gnam.

     

    GNAM galleria nazionale arte moderna GNAM galleria nazionale arte moderna

    Di Simongini, professore all'Accademia di Roma e giornalista de Il Tempo, si mormora che sia stato scelto più per la sua amicizia con Sangiuliano che per la sua esperienza nel curare mostre di tale portata. Dambrosuo, autore del catalogo ragionato di Boccioni, si è dimesso polemicamente da vicepresidente della Fondazione Umberto Boccioni, ove è rimasta una scia di ingombranti maldicenze e di dissapori con il presidente della fondazione, l'avvocato Cardellini, con roventi reciproche accuse.

     

    È davvero impressionante il vespaio di critiche diffuse, insistenti, talora malevole, anche se nell'impresa son stati coinvolti chiarissimi esperti come Massimo Duranti, curatore della recente mostra sul Futurismo nel Mezzogiorno d'Italia a Matera, Maurizio Scudiero, Giancarlo Carpi, Andrea Baffoni ed altri.

     

    Gabriele Simongini Gabriele Simongini

    Ma anche all'interno dello stesso Comitato scientifico qualcuno, come vedremo più avanti, ha già iniziato a inarcare il sopracciglio.

     

    Parrebbe soprattutto, in questo caso, nei confronti della Direttrice della Galleria ospitante, Renata Cristina Mazzantini, in carica solo da gennaio 2024 ma scesa in campo con grande determinazione, forte anche (e soprattutto, si spettegola) dell'appoggio e della stima di Ugo Zampetti, segretario generale alla Presidenza della Repubblica e braccio destro di Mattarella.

     

    Infatti uno degli aspetti più controversi riguarda le opere da esporre. Diversi collezionisti privati e vari Musei in tutto il mondo hanno ricevuto richieste di prestito dal Ministero della Cultura, dalla GNAM e dai Curatori attraverso la collaborazione di storici e critici del futurismo. Tuttavia, con una svolta tanto inattesa quanto sgradita a molti, la Galleria nazionale d'arte moderna ha poi declinato la gran parte di questi prestiti, in particolare da privati.

     

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    Alberto Dambruoso Alberto Dambruoso

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    Non si trascuri - si vocifera infatti nell'ambiente - che questo taglio, giustificato ufficialmente come una "normale" riduzione del budget delle spese da parte dell'ente organizzatore, è stato interpretato da numerosi specialisti come un preciso segnale del timore del Ministero e della Gnam di una possibile inclusione in mostra di opere ritenute sospette, in quanto forse non autentiche o addirittura false.

     

    GENNARO SANGIULIANO GAFFE SU INSTAGRAM GENNARO SANGIULIANO GAFFE SU INSTAGRAM

    Si parla di un vero incubo e cioè che sia in itinere un metodo, opaco ma risaputo, utilizzato anche recentemente da soggetti assai disinvolti, che consiste nel prestare, ad importanti mostre nazionali e internazionali, numerosi lavori, documentati, autenticati, storicizzati.

     

    Poi, complice la "distrazione" del curatore di turno, se ne infila uno ogni 5 od ogni 10, spuntato fuori negli ultimissimi anni, senza storia, senza provenienza, senza adeguata documentazione.

     

    Così anche quest'opera, orfana di un qualsiasi pedigree che ne certifichi l'origine, sale magicamente alla ribalta, viene pubblicata sul catalogo della prima mostra, poi della seconda, della terza e poi e poi , finché anch'essa, dopo pochi anni, conquista il suo posto al sole: pubblicata nel 2015, poi nel '18 poi nel '21 poi ancora e ancora e voilà: finalmente, nel 2024, il quadro diventa, per il normale osservatore-compratore ma anche per direttori museali di bocca buona, una hit, presentata tante volte in esposizioni di rilievo, pubblicata in tot cataloghi firmati dal critico X, dall'esperto Y.

    gennaro sangiuliano gennaro sangiuliano

     

    Sono in effetti davvero tante le opere futuriste, dichiarate come realizzate negli anni '30 o '20 o '10 del secolo scorso, che son spuntate negli anni 2000 senza una traccia precedente e sulle quali è assolutamente lecito e opportuno, da parte del Ministro della Cultura, nutrire dubbi e agire con la massima prudenza.

     

    Ecco allora che alcuni commentatori e autorevoli osservatori, esperti di Futurismo, vedono proprio in questo fenomeno la causa dell'improvviso taglio delle opere richieste in prestito dai Curatori ai collezionisti. È un chiarissimo indizio, affermano, della mancanza di fiducia da parte dell'organizzazione della mostra in molte delle opere e, fatalmente, negli stessi Curatori e nei componenti del Comitato Scientifico che le hanno proposte: tutto ciò ci dicono a bassa voce, con garanzia di non citazione. Malignità, forse, che tuttavia il cronista non può sottacere pur con tutte le riserve del caso. [...]

     

    RENATA CRISTINA MAZZANTINI RENATA CRISTINA MAZZANTINI

    Si afferma infatti che tutte le opere di arte sacra sono state escluse, eccetto due, e ciò appare ai critici un gravissimo errore, vista l'importanza attribuita a questo genere dallo stesso Marinetti.

     

    Ma che il fondamentale periodo dell'Aeropittura, oggi molto apprezzato da musei, studiosi, gallerie e collezionisti internazionali, sia stato inconcepibilmente decimato, con solo una risibile quarantina di opere previste in mostra, viene considerato addirittura delittuoso, considerata anche l'inspiegabile assenza di tanti aeropittori molto rappresentativi di questo secondo importante Futurismo. Ci si chiede con quali criteri siano stati esclusi autori od opere fondamentali a favore di altri non compiutamente rappresentativi.

     

    Si evidenzia ad esempio, come elemento di prova, il mancato taglio dell'opera del 1912, peraltro ragguardevole, "Nu descendant un escalier" di Marcel Duchamp, parte della collezione di Louise e Walter Arensberg del Philadelphia Museum of Art, nonostante Duchamp stesso avesse a suo tempo negato di aver tratto qualsivoglia ispirazione dal Futurismo.

    RENATA CRISTINA MAZZANTINI RENATA CRISTINA MAZZANTINI

     

    Quanto si sarebbe potuto risparmiare di trasporto aereo transoceanico e di assicurazione e magari di compensi al museo prestatore - si interrogano proprio coloro che rappresentano le sentinelle scientifiche dell'esposizione - se si fosse rinunciato a quest'opera, di alto valore artistico ma di scarso apporto al complesso dell’avanguardia futurista degli anni dieci del novecento?

     

    E a quali e quante opere di natura realmente futurista, presenti a Roma o a due passi di distanza, non si sarebbe dovuto rinunciare risparmiando i quattrini -tanti- destinati al Duchamp? Quindi il problema, per alcuni attenti osservatori, non è certamente riferibile al budget o solo ad esso. [...]

     

    Ora, continuano i detrattori con insistente abbondanza di argomentazioni, "Il Tempo del Futurismo" rischia di essere ricordato più per le polemiche e i dissapori che per le opere esposte. In un contesto in cui il Futurismo, una delle prime e maggiori avanguardie europee, avrebbe potuto essere celebrato in tutte le sue infinite declinazioni ed espressioni - dalla pittura alla scultura, dalla letteratura al teatro, dalla musica all'architettura, dalla fotografia al cinema, dalla moda alla provocazione in ogni campo (questa fu l'unicità futurista, anche con le sue invasioni di campo nell'ideologia politica) - ci troviamo di fronte a una mostra che sembra già monca e destinata a suscitare più chiacchiere che ammirazione. [...]

    ugo zampetti foto di bacco (1) ugo zampetti foto di bacco (1)

     

    Resta però, ciononostante, una gran bella sfida, quella lanciata da Gennaro Sangiuliano nel promuovere questa occasione di confronto intellettuale. E occorrerà un rimarchevole scatto di reni per superare tutti questi ostacoli e questa mole di biasimo montante da varie provenienze. Si tratta di non disperdere un percorso artistico il cui orizzonte possa materializzarsi in una esplosiva valorizzazione della civiltà italiana a dispetto delle contestazioni.

     

    Manca solo una manciata di settimane alla data prevista per l'inaugurazione e gli intralci sono tanti e insidiosi. Sepolto il generale Ferragosto tenteremo nuovamente di chiedere un parere ai protagonisti di questo sogno, in via del Collegio Romano, alla Gnam, ai Curatori, ai membri del Comitato Scientifico.

     

    Intanto, da tifosi di un buon fine, ci chiediamo se un ragionevole rinvio di qualche mese non possa assicurare un miglior successo a questa non banale opportunità di affermare una vincente strategia culturale.

     

    RENATA CRISTINA MAZZANTINI RENATA CRISTINA MAZZANTINI

    I prossimi mesi - ne mancano ormai solo due, in termini lavorativi- saranno cruciali per vedere se le voci di scontento e financo di dimissioni, troveranno risposta e soluzione o se la mostra finirà per confermare i peggiori timori degli esperti e degli appassionati d'arte. Di certo, "Il Tempo del Futurismo" si preannuncia come un evento da seguire, se non altro per le storie che continueranno a emergere dietro le quinte di quella che dovrebbe essere una esaltazione dell'identità e della creatività italiana.

     

    In conclusione: sarà una celebrazione epocale o un evento fortemente criticato? Non resta che attendere per vedere se le polemiche cederanno il passo alla grandezza artistica o se prevarrà il chiacchiericcio da salotto, tipico dell'ambiente dell’arte in Italia. Ma no, non ci si può ridurre al chiacchiericcio. Auguriamoci che si punti alla grandezza bella e coinvolgente concepita da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909.

     

    L'idea di Sangiuliano di questa grande e storica celebrazione del Futurismo suscita, anche in chi qui scrive, un genuino entusiasmo. Il brontolio che si avverte nei circuiti dell'arte - quella alta, non quella dei mistificatori, degli asserviti, dei dissacratori alla Abramovic e dei burloni domenicali, dei performer de noantri, degli indottrinatori e degli indottrinati del woke di importazione - è tuttavia un segnale da assorbire, tollerare, digerire, abbracciare in una spirale di amore per l'arte.

     

    filippo tommaso marinetti filippo tommaso marinetti

    Personaggioni come Fabio Benzi, Ester Cohen, Daniela Fonti, Elena Gigli, Ada Masoero, Claudia Salaris, Luigi Sansone e tanti altri, loro allievi o loro maestri, insieme ai Curatori e ai membri del Comitato scientifico e - perché no?- quella sporca dozzina di accreditati galleristi specializzati, sono gli apostoli che, anche oggi - 2024 - studiano, promuovono, qualificano e valorizzano quotidianamente, con i loro scritti, gli interventi, i dibattiti, le curatele internazionali nei più grandi Musei del mondo questo fantastico movimento dell'assoluta eccellenza italiana dell'arte. E lo difendono dai detrattori in servizio permanente effettivo, annidati tra tanti intellettuali cresciuti nell'impegno del contemporaneismo militante, nell'enfasi del brutto e del noiosamente provocatorio contrapposto alla nobiltà artistico-culturale del Futurismo.

     

    Ecco perché, per questa magica avventura occorrono gli effetti speciali della fantasia, dell'inclusione totale, della costruzione di un orgoglio condiviso per il genio futurista. L'esperienza ci insegna che è meglio un sano ecumenismo piuttosto che uno sterile scontro. Le eccellenze intellettuali che scalpitano nel non vedersi coinvolte, signor Ministro, vanno inglobate nel progetto.

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    I sussurri a mezza bocca, le piccolezze di chi si agita dietro un inutile recinto della presunta emarginazione sono il pane quotidiano di chi fa politica. Per calmare le acque, ci insegnavano nelle sezioni di qualsiasi partito, bastano le pacche sulle spalle, un selfie, un sorriso, ma come stai vecchio mio.

     

    E allora, pur senza dover arrivare ad una sorta di Stati generali, sono tanti gli studiosi autorevoli che in un inclusivo parterre des rois potrebbero contribuire a ribaltare in positivo una fantastica idea che oggi presenta criticità vere, non giornalistiche.

     

    Per esempio, anche se ormai sembra un gatto ormai ammansito e un po' rimbambito ("L'arte non è fascismo, il fascismo non è arte" e altre banalità come l'Aperitivo antifascista di Rovereto) Vittorio Sgarbi sta cavalcando il successo di un museo, il Mart, a cui ha fatto ritrovare smalto, anche e appunto con la mostra in corso Arte e Fascismo. Meglio non risvegliare la sua indole selvatica, ha già subito l'onta di doversi dimettere da vice senza una stretta di mano del suo Ministro. Non la meritava? Sangiuliano, parce sepulto: coinvolgere lui e i tanti storici, critici, studiosi finora esclusi da questa mostra sul Futurismo, che non deve né può fallire perché di monumentale importanza per la rappresentazione della grande cultura della destra, sarebbe una scelta lungimirante per chiunque ha le responsabilità di quegli stessi temi politico-culturali di cui si occupava un secolo fa Giovanni Gentile.

     

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