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    GRANDE MELA, GRANDE PAURA – A NEW YORK È TORNATO IL PANICO PER LA VARIANTE OMICRON E CON ESSO LO SPETTRO DELLE CHIUSURE: I NUOVI CASI SONO CRESCIUTI DEL 135% RISPETTO ALLA MEDIA DI DUE SETTIMANE FA - A BROADWAY SI SPENGONO DI NUOVO LE LUCI, E BAR E RISTORANTI ABBASSANO LE SARACINESCHE PER VIA DEI CONTAGI. E I DATORI DI LAVORO CHE AVEVANO RICHIAMATO I DIPENDENTI IN UFFICIO FANNO MARCIA INDIETRO


     
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    Francesco Semprini per “La Stampa”

     

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    «Mr. Kaslow è il suo turno». Madeline e il collega Trevor chiamano le persone in fila ad intervalli di quattro, cinque minuti, prima per riempire il formulario, poi per sottoporli al tampone. Una dopo l'altra, a ciclo continuo, senza soluzione di continuità. Madeline e Trevor sono due volontari che prestano servizio presso il chiosco provvisorio sulla 3rd Avenue e 40 esima strada, a un passo da Grand Central.

     

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    Uno dei tanti «pop-up» sanitari allestiti in fretta nella Grande Mela in queste ultime settimane, per far fronte al massiccio afflusso di turisti dopo la riapertura delle frontiere dell'8 novembre. Ed ora per rispondere alla nuova emergenza causata da Omicron, variante natalizia del mostro pandemico.

     

    «Siamo qui dalle otto del mattino, non ci siamo fermati un attimo, andremo avanti sino alle cinque», dice Madeline. Le code davanti ai chioschi sono serpentoni. Le nuove disposizioni sui viaggi internazionali e l'aumento dei casi hanno reso necessario sottoporsi al tampone con frequenza mai vista prima, in venti minuti sull'e-mail arriva il risultato del rapido, in meno di 24 ore del molecolare.

     

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    Non si paga nulla, residente o turista che sia, anche chi ha l'assicurazione sanitaria dichiara di non essere coperto per evitare lungaggini nelle operazioni di registrazione per i rimborsi. La priorità è «tamponare» il più elevato numero di persone, in una corsa contro il tempo, la variante Omicron è subdola, e su New York torna a incombere lo spettro delle chiusure.

     

    Il clima mite rende le attese meno onerose, ma in fila è un chiacchiericcio di cosa si può e non si può fare in città. Sugli smartphone è un susseguirsi di «breaking news», l'ultima in ordine di tempo è la cancellazione a Radio City Music Hall di quattro spettacoli delle «Rockettes», lo show di Natale per antonomasia: il Covid ha colpito di nuovo anche tra le ballerine.

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    Broadway è stata tra le vittime che ha riportato le ferite più profonde dalle prime due ondate di chiusure, ed ora è costretta di nuovo a spegnere le luci, ancor prima di celebrare il Natale della «liberazione».

     

    Guai a chiamarlo nuovo lockdown, si tratta di serrate mirate a isolare il contagio e una volta ripristinate le condizioni di sicurezza si torna ad operare a pieno regime. Chiusure quindi di qualche giorno, non di più, come del resto per i ristoranti. Il noto locale Marea di Central Park South, ad esempio, ha dovuto chiudere due giorni per alcune positività del personale, ma poi è tornato a servire la sua facoltosa clientela nel massimo della cordialità festiva.

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    Sono almeno una decina i bar e i ristoranti che hanno abbassato le saracinesche questa settimana. Anche le aziende corrono ai ripari limitando, o talvolta abolendo, le celebrazioni in vista delle feste, un vero rituale per istituzioni e corporation. I casi di nuovi contagi a New York sono balzati a 3.554 al giorno, ovvero il 135% in più rispetto alla media di due settimane fa.

     

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    Ben inteso i ricoveri e le terapie intensive sono assai più contenute rispetto alle precedenti ondate, ma per una città che vanta il 70,7% di vaccinati pieni (con due dosi) e l'81,2% di persone che hanno ricevuto almeno una dose, sono dati che impongo riflessioni e azioni di risposta. Anche i college hanno deciso di correre ai ripari ripristinando la didattica a distanza, a partire dalle facoltà dove si sono registrati nuovi casi, ma la misura potrebbe essere ampliata col ritorno agli studi dopo le feste, a partire dai primi di gennaio.

     

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    Gli Stati Uniti segnalano una media di oltre 120 mila nuovi casi di Covid ogni giorno, in aumento del 40% rispetto a due settimane fa, con una mappatura a macchia di leopardo dove però allo stato attuale New York City registra il picco di casi più pronunciato dallo scorso inverno, in occasione del secondo lockdown.

     

    I datori di lavoro che erano diventati più audaci nei loro piani - riaprire gli uffici, imporre o suggerire con forza che i lavoratori ritornassero alle loro scrivanie, magari promettendo bonus e vacanze premio - stanno ora ridimensionando ambizioni e progetti per gli affari di persona e la socializzazione.

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    «Ho sbagliato - dichiara l'amministratore delegato di Morgan Stanley, James Gorman -. Pensavo che saremmo stati fuori dal tunnel dopo il Labor Day. E non lo siamo». Per mesi, il settore finanziario aveva confidato nella relativa sicurezza del lavoro in presenza. A ottobre, una media del 27% degli impiegati finanziari si recava ogni giorno in ufficio a Wall Street o su Park Avenue e si prevedeva che tale cifra sarebbe salita al 47% entro la fine di gennaio.

     

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    Ora però diverse finanziarie stanno iniziando a fare marcia indietro, in attesa del nuovo bastione antivirus a cui sono aggrappate le speranze di molti, ovvero il booster, la terza dose. Città e Stato di New York sono pronti a promuoverne la somministrazione di massa, turisti compresi, attraverso un'opera di capillare ramificazione sul territorio affidata ai presidi dei volontari, come Madeline e Trevor, dove intanto in questi giorni si infrangono i sogni vacanzieri di migliaia di newyorkesi.

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