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    “IL NUOVO FASCISMO E’ LA TELEVISIONE” – GRASSO E LE CONTRADDIZIONI DI PASOLINI: “PER ESSERE UNO CHE LA DETESTAVA, PPP DI TV NE HA FATTA MOLTA. SU RAI STORIA, "DOMENICA CON" HA DEDICATO UN POMERIGGIO ALLE IMMAGINI, ALLE INTERVISTE, AI DOCUMENTARI TRATTI DALLE TECHE RAI CHE HANNO VISTO PROTAGONISTA IL POETA, UN FELICE DILETTANTE DI SUCCESSO. LA SUA MORTE TRAGICA LO HA SANTIFICATO E HA OSTACOLATO OGNI FORMA DI RAGIONEVOLE CRITICA” - VIDEO


     
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    Aldo Grasso per corriere.it

     

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    Per essere uno che detestava la tv («Non c’è dubbio che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano:

     

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    il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione specie, appunto, la televisione, non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre — Corriere della Sera, 9 dicembre 1973), per essere un apocalittico, si diceva, di tv ne ha fatta molta: inchieste, interviste, dibattiti. Rai Storia, nel preziosissimo spazio «Domenica con» curato da Enrico Salvatori e Giovanni Paolo Fontana, ha dedicato un intero pomeriggio alle immagini, alle interviste e ai documentari tratti delle Teche Rai che hanno visto Pasolini protagonista.

    pier paolo pasolini pier paolo pasolini

     

    Il lungo viaggio inizia con Gabriella Ferri che canta una sua canzone scritta per Laura Betti, con «Cinema 70» di Oreste Del Buono e finisce con «Settimo giorno» quando il critico Francesco Savio intervista Pasolini in occasione dell’uscita de «Il fiore delle mille e una notte». La maratona televisiva conferma l’idea che in molti suoi interventi, Pasolini sia stato un felice dilettante di successo; la sua morte tragica lo ha santificato e ha ostacolato ogni forma di ragionevole critica.

     

    O lo si ama o lo si disdegna. Tanto più che un pasolinismo di maniera — la sparizione delle lucciole, il nuovo fascismo della società dei consumi, l’omologazione, il centralismo della pubblicità, l’«Io so, ma non ho le prove» — è ancora oggi fonte di non pochi travisamenti. Speriamo che il centenario della nascita sia l’occasione per disvelare il «mistero» della sua opera, per sostituire l’icona pop con il poeta.

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