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    GRATTA BANCA ETRURIA E SPUNTA PURE FELICE MANIERO – LA MADRE DEL BOSS DELLA MAFIA DEL BRENTA FIGURA TRA I BENEFICIARI DI ALMENO UN FINANZIAMENTO DEI TRE RICONDUCIBILI A MANIERO EROGATI DALLA BANCA PRIMA DI FALLIRE – UNA SOCIETA’ DI FELICETTO SVENDUTA AD UN RAGAZZETTO DI 22 ANNI DI ANZIO


     
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    Giacomo Amadori per La Verità

     

    felice maniero felice maniero

    Non sono terminate le indagini della procura di Venezia sul presunto riciclaggio del tesoro dell' ex boss Felice Maniero e in uno dei filoni ancora aperti compare anche il nome di Banca Etruria, accusata di aver concesso a parenti e a società riconducibili al fondatore della cosiddetta mala del Brenta centinaia di migliaia di euro a fronte di garanzie inesistenti. Insomma una delle banche più chiacchierate d' Italia per non farsi mancare nulla è entrata con i propri soldi nella saga della prima e unica mafia del Nord certificata dal sistema giudiziario italiano.

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    La storia del tesoro nascosto e dei finanziamenti sospetti si intrecciano e hanno come comune denominatore la madre di Felice Maniero, l' ottantaseienne Lucia Carrain. Quest' ultima è indagata (anche se i suoi reati potrebbero essere prescritti) nell' operazione che, due giorni fa, ha portato all' arresto di due persone per riciclaggio, un' operazione che in onore della signora ha preso il nome in codice di «Sottana», quella sotto la quale sarebbero avvenuti i presunti crimini e si nasconderebbe Felicetto.

     

    A finire in manette sono stati il sessantenne dentista fucecchiese Riccardo Di Cicco, ex genero di Carrain, e il quarantottenne broker finanziario Michele Brotini, entrambi accusati da Maniero di aver riciclato i soldi provenienti dalle attività illecite della sua vecchia banda. Di Cicco, tra il 1982 e il 1994, avrebbe ricevuto dal boss 33 miliardi di lire e i soldi gli sarebbero stati consegnati in gran parte da Lucia Carrain. Il ruolo della donna sarebbe stato confermato dal fedelissimo del boss Giuseppe Pastore e dal cugino di Felicetto, Giuliano Maniero.

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    Quest' ultimo ha ammesso di aver sotterrato nel proprio giardino i soldi della banda a colpi di 300-500 milioni di lire e di averli poi consegnati alla zia, la quale con grossi borsoni li recapitava in Toscana alla figlia Noretta e al genero. La spiegazione per il nipote era che lei e Felice «li stavano aiutando». Oggi Maniero, con le sue nuove rivelazioni sembra preoccuparsi soprattutto di proteggere la vecchia madre. Tanto da consigliarle di parlare con i magistrati.

     

    DISSIDI FAMILIARI

     

    All' inizio Lucia sembra d' accordo e con la figlia Noretta sospira: « Eh sapessi quante cose mi tengo dentro io». Però all' improvviso, forse per paura di perdere le ricchezze acquisite, Noretta (pure lei sotto indagine) fa marcia indietro e con un blitz preleva la madre e la nasconde a casa propria.

     

    protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11 protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 11

    Una mossa che Felice non gradisce: «Guarda che se la mamma fa un ora di carcere vengo giù e ti spacco la testa» minaccia. Quindi invia un sms: «Se dice la verità non andrà nemmeno dentro (...) sarai tu che deciderai la fine che farà la mamma». Sta di fatto, che dopo il primo interrogatorio di marzo di Maniero (a cui ne seguiranno altri tre) l' ultraottantenne a fine luglio scorso, forse in vista delle misure cautelari e dei sequestri, magari su suggerimento del figlio, si libera delle pacchetto di maggioranza (l' 80 per cento) di un' azienda specializzata della purificazione dell' acqua, la Aqurex srl, con sede a Empoli, e svende le sue quote al socio, tal Marco Giglio di Anzio (Roma), un ragazzo nato nel 1994. Un' operazione che è finita sotto la lente d' ingrandimento degli investigatori che sanno bene che le azioni della madre sono strettamente legate a quelle del figlio prediletto.

     

    BANCA ETRURIA BANCA ETRURIA

    Gli inquirenti dopo questa prima fase riguardante il presunto riciclaggio del tesoro di Maniero certamente inizieranno ad approfondire l' informativa della Direzione investigativa antimafia che nei mesi scorsi aveva segnalato finanziamenti sospetti a personaggi e società in difficoltà riconducibili allo stesso «Faccia d' angelo» da parte di Banca Etruria.

     

    IL BANCHIERE RAGAZZINO

     

    Secondo quanto risulta alla Verità a mettere in guardia gli investigatori sarebbero stati tre distinti finanziamenti da circa 500.000 euro l' uno. Un milione e mezzo che sarebbe stato rilasciato a fronte di garanzie inesistenti o poco concrete. Un' attitudine già emersa nell' avviso di chiusura indagini per bancarotta fraudolenta a carico di 22 ex dirigenti dell' istituto. In almeno una di queste operazioni sospette comparirebbe il nome di Lucia Carrain. Insomma l' ex Bpel, mentre imbottiva di sub prime spazzatura i propri clienti, concedeva fidi milionari all' entourage di Maniero, quasi interamente trapiantato in Toscana.

     

    felice maniero felice maniero

    A inizio dicembre avevamo contattato personalmente Felicetto e l' ex boss, da nove mesi impegnato nelle sue confessioni in procura, non aveva voluto rispondere alla nostre domande: «Mi spiace, ma ho avuto troppe brutte esperienze con i suoi colleghi» scrisse via mail. Ma di fronte allo specifico quesito sui finanziamenti destinati da Etruria a società a lui riconducibili era stato tranchant: «Le assicuro che non ho scheletri nell' armadio e sarebbe facilissimo risponderle. Chiami l' avvocato se per lei è importante». Successivamente il legale, Luca Ricci, ci ha, però, spiegato che il suo cliente gli aveva vietato di risponderci. Ora le indagini dovranno appurare eventuali responsabilità, a partire da quelle della matriarca Lucia Carrain e verificare se i finanziamenti di Etruria siano serviti per ripulire il denaro di «Faccia d' angelo».

     

    villa maniero villa maniero

    Per il momento ai magistrati Maniero ha svelato unicamente le colpe di Brotini e Di Cicco, che dal 1994 al 2015 gli avrebbe restituito solo 5-6 miliardi trattenendone per se stesso 25-26. In questo filone principale gli uomini del Nucleo speciale di polizia valutaria guidati dal colonnello Roberto Ribaudo e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Venezia dovranno sviscerare le posizioni degli altri indagati, Carrain compresa, e dell' ex boss.

     

    Infatti sul suo conto il gip Alberto Scaramuzza ha chiesto un approfondimento: «Per le condotte dall' 1 gennaio 2015 non si concorda con i pm che escludono qualsivoglia responsabilità di Maniero Felice per autoriciclaggio (...)» ha scritto. I dubbi nel gip sono stati instillati dallo stesso Maniero che ha collocato la restituzione del denaro «dal 1994 fino a 7-8 mesi prima dell' interrogatorio del marzo 2016 e quindi fino al settembre 2015» Ovvero quando la nuova legge sull' autoriciclaggio era entrata pienamente in vigore.

     

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