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    LA TV DECIDE, LA CORTE SUPREMA S’ADEGUA - GRAZIE A SERIE TV, AI FILM DI HOLLYWOOD E AI DIVI ‘PAN-SESSUALI’, I MATRIMONI GAY SONO STATI METABOLIZZATI DALL’OPINIONE PUBBLICA USA - LA CORTE SUPREMA, CHE DOVRÀ DECIDERE A GIUGNO, SI METTERÀ IN SCIA


     
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    Maria Laura Rodotà per il “Corriere della Sera”

     

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    La Corte Suprema deciderà a giugno. Per gran parte del pubblico americano è scontato dall’anno scorso. Da quando, nel finale di stagione di Modern Family, una delle sitcom più popolari di sempre, due uomini — padri adottivi di una bambina — si sono sposati. Era un matrimonio finto, e piangevano tutti. A casa e sul set: «Non c’era un occhio asciutto», ha raccontato Julie Bowen, che nella serie è sorella di uno sposo.

     

    Cast e autori si commuovono e si vantano, per buoni motivi. Se oggi il 70 per cento degli americani vive in stati dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è possibile, se il 61 per cento è favorevole (tra gli under 30 sale al 70), se anche i candidati repubblicani ora temono l’argomento o aprono cautamente, se i giudici da martedì esamineranno una causa che potrebbe portare all’uguaglianza matrimoniale come diritto costituzionale, se tutte queste cose succedono, in buona parte è a causa della tv. Grazie ad alcuni maschi eterosessuali ferventi cattolici, anche. Ma non ignari del potere delle serie tv.

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    VECCHI MASCHI BIANCHI

    Uno è il vicepresidente Joe Biden. Ha fatto coming out pro nozze gay prima di Barack Obama; ha spiegato che «Will e Grace ha aperto la strada», ed è un’altra sitcom, e Will era gayssimo. L’altro è il giudice Anthony Kennedy, nominato da Ronald Reagan. Nel 2013 si schierò con i quattro giudici liberal sul caso US vs. Edie Windsor, che portò a legalizzazioni a catena.

     

    Quest’anno è indicato di nuovo come ago della bilancia nel caso Obergefell vs. Hodges; sulla costituzionalità del divieto di nozze stesso sesso da parte degli stati, sul riconoscimento o meno dei matrimoni tra uomini e tra donne celebrati in stati dove è legale; se la coppia/famiglia con figli si trasferisce in uno stato — ne sono rimasti 13 su 50 — in cui non lo è.

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    I cristiani conservatori hanno manifestato ieri a Washington, ma molte confessioni stanno diventando più accoglienti. I giuristi discutono, alcuni ipotizzano un compromesso: libertà di decisione ai singoli stati sul same-sex marriage , ma riconoscimento automatico dei matrimoni contratti altrove. Perché, in caso di bocciatura, in un Paese dove la gente si trasferisce molto, sarebbe un caos legale senza fine. Gli attivisti sono ottimisti, e attendono per l’estate una sentenza epocale. Se succedesse, si diceva, buona parte del merito andrebbe a Hollywood.

     

    DIVI PANSESSUALI

    A quei liberal dello spettacolo detestati dagli americani medi tradizionalisti i quali — d’altra parte — passano le serate a consumare i loro prodotti: film, serie, commedie, talk show in cui gay, lesbiche e trans non sono più stranezze o macchiette (neanche le trans, Laverne Cox in Orange Is The New Black è il caso più convincente).

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    Che, dopo la sconfitta nel referendum sulle nozze gay in California nel 2008, hanno investito soldi ed energie nelle battaglie legali (creativamente: per il ricorso alla Corte Suprema della California, un comitato di registi e produttori super-progressisti assunse Ted Olson, avvocato di George W. Bush sul riconteggio in Florida nel 2000; Olson accettò dichiarandosi sostenitore delle libertà costituzionali e della famiglia).

     

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    Che hanno normalizzato le relazioni tra uomini e tra donne (tanti personaggi di fiction, tanti conduttori veri) e tra persone sessualmente fluide (e ci sono divi-icona, come il giovane pansessuale attivissimo e scombinato James Franco). È il soft power, il «potere morbido» onnipresente e virale della cultura pop americana. E c’è stata una guerra culturale, e i tradizionalisti la stanno perdendo.

     

    REPUBBLICANI CAUTI

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    In pochi anni, da tabù sfruttato per mobilitare i conservatori e vincere le elezioni (George W. Bush contro John Kerry nel 2004) è diventato argomento da prendere con le molle per non perdere voti di giovani e donne. Persino l’ultradestro candidato alle primarie Ted Cruz si è fatto organizzare un party di raccolta fondi da un’abbiente coppia gay di Manhattan. Cruz è rimasto a Will and Grace , è evidente. Una sentenza di costituzionalità sull’uguaglianza matrimoniale negli Stati Uniti porterebbe oltre, renderebbe tutto ancora più normale, davanti alla legge e in tv. La vita reale è più complessa ma imita l’arte, a volte.

     

     

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