Giulia Zonca per “la Stampa”
ranieri mattarella maglia leicester
Il problema è trovare la città delle favole, localizzarla in un punto a nord di Londra: Leicester è in mezzo all'Inghilterra. Nel centro di una nazione che l'ha notata grazie a un pallone sulla mappa. Oggi che la squadra è diventata totem di ogni outsider al mondo, Leicester è meta di pellegrinaggio: 120 mila visitatori passati in città negli ultimi mesi, 10 milioni attesi nella regione secondo le previsioni del biennio che copre la stagione calcistica.
Il passaggio del turno in Champions League non è solo l'ennesimo miracolo locale, è vera strategia, traino economico, sogno a occhi aperti: tutto quanto fa fatturato in piena recessione da Brexit, con la sterlina in calo e il Toblerone costretto a tagliare le gobbe di cioccolato.
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UN BOOM ROMANTICO
Il club che l'anno scorso ha capovolto il concetto stesso di pronostico, con un inimmaginabile titolo in Premier League, rilancia. Sapevano di non avere nessuna speranza di ripetersi e hanno scelto un'altra strada, probabilmente un vicolo cieco. Foderato di soldi e passione però.
Ranieri ha puntato sulla Champions, deciso, sicuro, consapevole che la sua rosa, rimasta molto lontana da quelle della concorrenza, non potesse reggere il doppio impegno. Infatti non lo regge, i campioni in carica sono in zona retrocessione, a due punti dal baratro, ma è un rischio calcolato. Ci sarà tempo per risalire le posizioni di sicurezza, ora è il momento di far girar la testa alle mai così considerate Midlands.
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La società ha scelto l'obiettivo più emozionante che per coincidenza è pure il più ricco: più di 12 milioni di euro solo per aver giocato in Europa, 1,5 a ogni vittoria e, per non farsi mancare nulla, hanno fatto l'en plein con 5 successi, addirittura 6 milioni per il passaggio del turno, già archiviato in testa al girone. E stiamo solo ai premi fissi, senza contare quelli variabili legati a diritti tv, valore di mercato e altre percentuali secondo cui il Leicester torna nel ruolo di cenerentola della competizione. Non importa, più la squadra osa ed esalta il pubblico, più la zona rifiorisce.
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Come punto strategico di trasporti e passaggi non ha mai troppo sofferto la crisi ma ora vive proprio un boom controtendenza che gira in gran parte intorno alle Foxes, le volpi acquistate da un magnate Thai nel 2010, indebitate senza ritegno nel primo periodo della nuova gestione e ora diventate macchina da soldi.
Senza rinunciare all'ideale romantico. Una combinazione che ha spinto da quelle parti persino chi non sapeva neppure che lì esistesse uno stadio. E ha convinto aziende caute da un' eternità a lanciarsi nell' ultima moda.
LA VARDY CARD
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La catena di ipermercati Asda, per esempio, ha creato la «Vardy Card» dal nome del giocatore simbolo. Un altro pezzo di incantesimo che produce reddito e non è brutale mercificazione, c'è pure una vitale voglia di collegarsi, in qualsiasi modo, a figure quasi eroiche.
Ci sono in giro calciatori migliori, decisamente più vendibili solo che quelli gestiti da Ranieri sono simbolo di riscatto. Vardy, l'attaccante abbonato alle serie inferiori che diventa la punta dei più forti in circolazione, Shinji Okazaki, il giapponese alternativo che esulta come un fumetto e firma gli ottavi di Champions, Riyad Mahrez, l'algerino fuori dai radar trasformato in protagonista.
LEICESTER KASABIAN
Lo slogan è fin troppo facile, chiunque può finire sotto un riflettore se crede nelle proprie doti e trova il posto dove liberarle. E il Leicestershire è ormai molto simile al paradiso: solo respirarne la piovosa aria aiuta a essere più felici. Aumenta persino l' audience delle tv locali e la coda per vedere la tomba di Riccardo III, ormai fissata sulle due ore, l' attesa media di una grande attrazione.
Il campionato è un sogno già realizzato, stargli dietro significava rientrare nella mediocrità, mentre l' Europa è un brivido nuovo che chiama persino i turisti stranieri, attratti dall' incrocio più intrigante che esista. Basta trovare la strada: seconda stella a destra per l' isola che non c' è, una più pratica M1 in uscita da Londra per la città delle favole. Stavolta non serve nemmeno il lieto fine. La Champions è una musa impossibile da domare, ma già affrontarla con questa spavalderia scatena l' applauso. A catena.
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