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    LA MORTE NERA - INGHILTERRA E FRANCIA DIVENTANO UNA SOLA PATRIA ALLO STADIO DI WEMBLEY - 80 MILA PERSONE DI OGNI RELIGIONE CANTANO IN CORO LA MARSIGLIESE (VIDEO)


     
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    1.IL VIDEO DI WEMBLEY CHE CANTA LA MARSIGLIESE

     

    2. IL PUBBLICO INTONA LA MARSIGLIESE

    Fabio Cavalera per il “Corriere della Sera

     

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    Wembley è tutto francese. Wembley è Parigi. Lo stadio con l' arco d' acciaio che lo sovrasta è spettacolarmente illuminato di blu, bianco e rosso. Ma è la folla degli ottantamila sugli spalti che alza il livello delle emozioni.

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    Gli inglesi sono un popolo innamorato della bandiera e dell' inno, «God save the Queen». Questa volta, come mai era accaduto e accantonando la retorica, il patriottismo calcistico diventa solidarietà e unità politica contro il terrorismo. Chi, il 5 luglio di dieci anni, fu colpito dall' estremismo islamico con quegli attentati vigliacchi alla metropolitana e ai trasporti pubblici londinesi, si inchina e marca un tributo serio alla Francia, un tributo che abbatte le barriere nazionali.


    Sugli schermi di Wembley scorrono le parole della Marsigliese. E tutti cantano. Compresi William, il futuro re con una corona di fiori, e David Cameron il premier che in giornata aveva annunciato l' intenzione di convincere la Camera dei Comuni ad autorizzare i bombardamenti contro l'Isis in Iraq e in Siria. I «califfi» vogliono instillarci la paura e annullare i nostri divertimenti, anche calcistici.

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    Allora la sfida ai signori dell' odio religioso è a Wembley dove l' amichevole fra Inghilterra e Francia assume il valore simbolico di un patto: Londra è Parigi, i londinesi sono i parigini.
    «E' un messaggio potente alla gente che intende dividere le nostre società», fa sapere William prima di accomodarsi in tribuna. Lo accompagna David Cameron: se credono di trasformare due città aperte in fortini chiusi e assediati «sappiano che le nostre vite, a differenza delle loro, sono caratterizzate dall' amicizia, dall' unità e dalla speranza».


    Ci sono mille modi per rispondere agli attacchi di coloro che hanno il cervello annebbiato dalla furia della guerra santa.

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    Le istituzioni hanno la loro parte a ricordarci i rischi con cui dobbiamo e dovremo confrontarci ogni giorno: attorno a Wembley le forze di sicurezza imbracciano i fucili, duemila poliziotti per la partita. Ed è un' immagine nuova per uno spettacolo sportivo. Le armi da fuoco qui non si vedevano da anni. Assorbite le derive degli hooligan, gli stadi sono una meta per papà, mamme, ragazzi, per gli appassionati. Senza distinzioni di etnia e di fede. Il modello di controllo del territorio già sperimentato, con successo, durante le Olimpiadi viene ora replicato ed esteso.

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    Ma ciò che conta è lo spirito della gente, la gente normale, le famiglie e i giovani di Wembley che non cedono alla rassegnazione. «Mai arrendersi» recita uno striscione. L' indizio era arrivato sabato, sull' onda delle notizie parigine: gli ultimi biglietti dell' amichevole polverizzati e solo 100 restituiti. Come a dire che non bisogna lasciarsi tramortire dai terroristi. Sugli spalti non ci sono diversità di nazione e di religione.

     

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    A Wembley la Marsigliese è l' inno di cattolici, di anglicani, di musulmani, di laici. Di inglesi con la bandiera francese e con la maglietta «insieme siamo più forti», di francesi, i tantissimi francesi (100 mila) che lavorano a Londra, la seconda comunità europea dopo i polacchi, con la bandiera inglese. Li accoglie all' ingresso la scritta luminosa: «Liberté, Egalité, Fraternité».


    Commozione, certo. Ma anche sorrisi contagiosi di tranquillità. I giocatori abbracciati in campo. Un minuto di silenzio da brividi. Poi occhi sulla partita. Come sempre. I falli, il tifo, l' ingresso del centrocampista Lassana Diarra, il francese che ha avuto la cugina uccisa negli attentati, i due gol (di Dele Alli, genitori nigeriani, per i vincenti padroni di casa e di Rooney). E le parole della Marsigliese che ritornano, perché questa è la ordinaria passione che i terroristi, a Londra, non hanno ammutolito.

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