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    GRETA MARCHIO DEPOSITATO - LA THUNBERG REGISTRA ''FRIDAYS FOR FUTURE'' IN TUTTE LE LINGUE, E INTESTA TUTTO A UNA FONDAZIONE SUA E DELLA SORELLINA: ''CI SONO TROPPE PERSONE CHE USANO IL MIO NOME E QUELLO DEL MOVIMENTO A SCOPI COMMERCIALI, SENZA CONSENSO''. ORA CHI PRODUCE CAPPELLINI, ZAINI, OMBRELLI E MAGLIETTE DOVRÀ VERSARE I DIRITTI A LEI. E POI C'È LA NEONATA FONDAZIONE DELLA FAMIGLIA THUNBERG CHE SERVIRÀ A GESTIRE ''IN MODO COMPLETAMENTE TRASPARENTE'' I DIRITTI DI LIBRI, DONAZIONI E PREMI


     
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    Sandro Orlando per il “Corriere della Sera

     

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    Va bene per la maglietta, passi per il portachiavi e la tazza: ma lo gnomo da giardino, quello proprio no. Qualche settimana fa ne circolava uno su eBay, con la ragazza nella versione «guerriera vichinga», per 40 euro. In plastica, naturalmente, «non riciclabile, né biodegradabile», come le ha rinfacciato il Times : neanche fosse una sua iniziativa. E per le bamboline con le treccine, e il cartello in svedese Skolstrejk för Klimatet , rigorosamente made in China, apriti cielo: sono divampate nuove polemiche.

     

    Greta Thunberg ha dovuto difendersi negli ultimi mesi anche da questo: da un' ondata di gadget che ha invaso i siti di e-commerce, sfruttando la sua immagine e quella del movimento. T-shirt, adesivi, badge, felpe, borse e altri oggetti di merchandising. Ecco perché il giorno prima di Natale ha presentato all' Ufficio dell' Ue per la proprietà intellettuale la domanda di registrazione di un marchio.

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    E se entro la fine di aprile nessuno avrà fatto opposizione, il nome di Fridays for Future (con le sue varianti in altre lingue) sarà finalmente tutelato. Proprietario: una fondazione con sede a Stoccolma, intestata a lei e alla sua sorellina più piccola, Beata Ernman.

     

    Greta l' ha spiegato con un post su Instagram: «Ci sono troppe persone che usano il mio nome e quello del movimento a scopi commerciali, senza consenso». La registrazione impedirà questi abusi, consentendo di avviare delle azioni legali contro chi cercherà di sfruttare il marchio.

     

    «Vi assicuro che non abbiamo nessun interesse per i marchi - ha detto Greta - ma andava fatto». Sono stati peraltro gli avvocati vicini al movimento a suggerirlo. Ad occuparsene poi è stata Janine O' Keeffe, insegnante australiana trapiantata a Stoccolma, che cura la macchina organizzativa dei Fridays for Future .

     

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    Il buffo è che nella domanda di registrazione si fa riferimento proprio alla necessità di tutelare il marchio in prodotti come zaini, ombrelli, o cappellini . «Non abbiano intenzione di ricavarne dei soldi, ma era l' unico modo per registrarlo», assicura la O' Keeffe. E insieme alla neonata fondazione della famiglia Thunberg servirà un domani a gestire «in modo completamente trasparente» i diritti di libri, donazioni e premi.

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