Federico Capurso per "La Stampa"
giuseppe conte beppe grillo
«Che disastro abbiamo combinato?». Nel Movimento 5 stelle se lo chiedono sempre più spesso, con una nota di disperazione nella voce, mentre osservano il risultato di un'equazione di cui si sentono evidentemente responsabili: da una parte il taglio dei parlamentari, dall'altra il crollo dei consensi. Le prossime elezioni politiche rischiano così di provocare una Caporetto di onorevoli grillini.
Ma se i palazzi romani saranno un miraggio, allora diventano appetibili le poltrone dei consigli regionali, dove risiede l'ultima speranza di proseguire la carriera politica.
dino giarrusso a l'aria che tira 9
Ci pensano soprattutto i peones, che attendono di capire cosa ne sarà del limite dei due mandati. Si deciderà dopo le Amministrative di giugno se superare o meno l'ultimo tabù della storia pentastellata.
Sarà un passaggio cruciale, perché a quella regola è legata la possibilità di ricandidarsi, non solo per loro, ma anche per quei compagni di partito, oggi consiglieri regionali, di cui tanti deputati e senatori vorrebbero prendere il posto. Questo discorso tocca meno i big e i volti noti del partito, più facilmente rieletti, ma anche tra loro, rispetto al passato, cresce la voglia di una corsa in Regione, magari da candidato governatore.
roberta lombardi foto di bacco
In Sicilia, che per prima tornerà alle urne il prossimo ottobre, i Cinque stelle sono spaccati. Dino Giarrusso, europarlamentare ed ex "Iena", ha già dato la sua disponibilità. Campione di like in Rete e amato dagli attivisti, è però finito ai margini del nuovo M5S di Giuseppe Conte, perché quello dei clic è un metodo di selezione che il leader ha voluto archiviare. Giarrusso si deve difendere dalla concorrenza di Giancarlo Cancelleri, sottosegretario ai Trasporti e già candidato alla guida della Sicilia nel 2012 e nel 2017.
stefano buffagni
La terza sarà la volta buona? Per vincere, Cancelleri aprirebbe persino ai moderati di centrodestra, un tempo visti come il male assoluto. Si racconta abbia ormai un canale di comunicazione aperto con Gianfranco Miccichè, catalizzatore di voti di Forza Italia nell'isola, e con l'ex governatore Raffaele Lombardo, condividendo con entrambi un nemico politico: l'attuale presidente Nello Musumeci. Eppure, né di Giarrusso né di Cancelleri sembra convinto fino in fondo Conte.
Messo alle spalle il 2022, nella primavera del 2023 sarà la volta della Lombardia e del Lazio, dove si voterà - con ogni probabilità - lo stesso giorno delle Politiche. In Lombardia il candidato forte dei Cinque stelle è Stefano Buffagni, deputato milanese ed ex viceministro dello Sviluppo economico. Glielo hanno chiesto in tanti, nelle ultime settimane, e lui di recente ha aperto all'ipotesi.
stefano buffagni giuseppe conte
Temuto dal centrodestra (sondaggi interni alla mano), quello di Buffagni è un nome che potrebbe attrarre il voto dei moderati, forte di una rete di rapporti trasversali, che vanno dal sindaco di Milano Beppe Sala al leghista Giancarlo Giorgetti, fino al renziano Giancarlo Librandi. Ma si dovrà discutere nel campo progressista, perché il Pd sembra abbia sondato soprattutto l'economista Carlo Cottarelli, ex Fmi.
Rapporti di forza tra alleati già decisi, invece, nel Lazio di Nicola Zingaretti. Il candidato successore sarà indicato dai Dem, ma un ruolo cruciale negli accordi con il Movimento lo giocherà Roberta Lombardi, assessore alla Transizione ecologica nella giunta Zingaretti e tra i pochi grillini a decidere di non ricandidarsi in Parlamento, nel 2018, preferendo un'esperienza in Regione.
NICOLA ZINGARETTI ROBERTA LOMBARDI
Le redini sono nelle sue mani e lei preferirebbe forse appoggiare Daniele Leodori, attuale braccio destro di Zingaretti, che in prima persona curò l'ingresso in giunta dei Cinque stelle due anni fa. Lo sfidante è Alessio D'Amato, assessore alla Sanità, volto noto del modello Lazio in pandemia, il più temuto dal centrodestra, ma con una quasi inesistente rete politica alle spalle.
NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE
D'Amato, cosciente del suo punto debole, ha iniziato a tessere la tela: dal legame con il ministro Roberto Speranza a quello con il direttore dell'ospedale Spallanzani di Roma, fino ai fili annodati con il Vaticano. E ha iniziato, negli ultimi giorni, a sondare anche i vertici M5S vicini a Conte, forse per trovare una sponda diversa da quella di Lombardi. Nel calderone ci potrebbe essere anche la Sardegna, se il governatore Christian Solinas dovesse decidere di dimettersi per tornare in Senato con la Lega al prossimi giro. In questo caso, in pole c'è Alessandra Todde, vicepresidente M5S e viceministra al Mise. Peccato, invece, che l'ex sottosegretario Riccardo Fraccaro non possa più correre nel suo Trentino, dopo aver spostato la residenza a Roma. «Viene qui perché al Nord il M5S non prende un voto», lo punge un collega. Un collega romano. Difficilmente disinteressato.