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    LA BORSA NON È IL BLOG - BEPPE GRILLO NON È UN SIGNORE QUALUNQUE CHE CAZZEGGIA CON QUALCHE AMICO AL BAR SPORT, È PUR SEMPRE IL NUME TUTELARE DEI 5 STELLE, CHE È IL PRIMO PARTITO DELLA COALIZIONE DI GOVERNO. E SE METTE BECCO SUI DESTINI DI OPEN FIBER E DI TIM, DUE SOCIETÀ QUOTATE MAGARI LO PRENDONO SUL SERIO ED IN BORSA RISCHIA PURE DI FAR DANNI, TANTO PIÙ SE INTERVIENE A MERCATI APERTI (A MENO CHE NON SI SCAMBI LA CULTURA DEL CABARET CON QUELLA DI GOVERNO)


     
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    Paolo Baroni per “la Stampa”

    Beppe Grillo Beppe Grillo

     

    Grillo entra a gamba tesa su Open Fiber e va a ruota libera sulla banda larga rispolverando uno dei suoi tormentoni, Telecom Italia.

     

    Il problema è che Beppe Grillo non è un signore qualunque che chiacchiera del più e del meno con qualche amico, ma dobbiamo ricordarlo (anche a lui, a quanto pare, perché è chiaro che non se ne rende conto): è pur sempre il nume tutelare dei 5 Stelle, che è il primo partito della coalizione di governo.

     

    E se mette becco sui destini di una società quotata magari lo prendono sul serio ed in Borsa rischia pure di far danni, tanto più se interviene a mercati aperti. Il blog beppegrillo.it, dove deposita periodicamente i suoi pensieri, orientando anche così l' azione dei suoi figliocci, non va scambiata col Bar sport dove ognuno può dire e fare la qualunque. A meno che non si scambi la cultura del cabaret con quella di governo.

     

    GRILLO E CONTE PER LA RETE UNICA CON LA CDP IN MAGGIORANZA

    Sara Bennewitz per “la Repubblica”

     

    ELISABETTA RIPA ELISABETTA RIPA

    Un attacco a 5 Stelle sulla rete unica. Beppe Grillo decreta via blog «il completo fallimento della missione di Open Fiber» e con una mossa inusuale chiede le dimissioni di Elisabetta Ripa, «amministratore delegato che non è all'altezza», spingendo intanto la Cdp ad aumentare la propria quota in Tim e portarla allo stesso livello di Vivendi, per poi fare uscire i francesi dall'azionariato.

     

    L'obiettivo, insomma, sarebbe la creazione di un solo soggetto per la rete in fibra - che il governo sta perseguendo da tempo - con un ruolo da azionista di maggioranza per la Cdp.

     

    report servizio su open fiber3 report servizio su open fiber3

    È un attacco per certi versi scomposto, quello che Grillo porta a Open Fiber - società nata nel 2017 con Enel e Cdp azionisti alla pari, sotto la spinta politica del governo Renzi - tanto che la stessa società replica: parla sulla base di "fake news".

     

    Ma la sostanza del suo ragionamento viene accolta dal premier Conte. «L'idea di Grillo è buona», sostiene infatti il premier. L'idea, per l'appunto, sarebbe quella di dotare il Paese di una rete unica in fibra con la Cassa Depositi e Prestiti, socia sia di Tim (9,9%) che di Open Fiber (50%) pronta a salire nell'azionariato dell'ex monopolista e fare da contraltare ai francesi di Vivendi (23,9%).

    grillo e conte grillo e conte

     

    «Sulla banda larga dire che vogliamo salire al 20-25% - puntualizza il premier - implica dei passaggi societari e confrontarsi con società che sono sul mercato». Grillo si spinge anche oltre, ricordando che la Cdp ha pagato la sua quota in Tim 0,7 euro per azione (quasi il doppio rispetto ai valori correnti) e pertanto salire potrebbe anche essere un buon affare.

     

    GIUSEPPE CONTE FABRIZIO PALERMO GIUSEPPE CONTE FABRIZIO PALERMO

    Ma come precisato da Conte, la Cdp prima di essere autorizzata a salire ulteriormente nell'azionariato di Tim ha bisogno del via libera del suo cda. E in Cdp oggi non c'è all'esame nessuna delibera al riguardo e non sarebbe comunque banale rastrellare il 15% sul mercato.

     

    Ma dal Pd arriva un brusco stop: «Il governo e il presidente Conte - dice Marianna Madia dopo una riunione di partito sul dossier - considerino che ogni nuova decisione deve essere ponderata e non può essere assunta senza una discussione adeguata o sulla base di qualche post su internet».

    francesco starace maria patrizia grieco francesco starace maria patrizia grieco

     

    Mentre il dibattito politico tra Pd e 5 Stelle su come colmare il divario digitale si fa acceso, colpisce il silenzio della Cdp, di Enel (che ha sempre detto di non aver fretta di vendere il suo 50% di Open Fiber) e della stessa Tim, che la scorsa settimana ha offerto al Mise di colmare il divario digitale entro i prossimi 15 mesi, intervenendo nelle aree cosiddette «a fallimento di mercato».

     

    Open Fiber - che nelle aree concesse dai bandi Infratel è in ritardo - non sembrerebbe però incline ad accettare l'offerta di Tim, anche se la società si offrirebbe di costruire solo la rete primaria e non quella che entra nelle case. Anche Piazza Affari non sembra dare troppo credito ai progetti di Grillo.

    luigi gubitosi foto di bacco luigi gubitosi foto di bacco

     

    Il titolo Tim, che sull'onda delle sue dichiarazioni era salito del 2%, ha chiuso sulla parità (-0,05% a 0,37 euro). Da troppi mesi si parla della creazione di un'unica infrastruttura in fibra, e gli investitori aspettano di capire quando alle parole seguiranno i fatti. 

    LOGO TIM LOGO TIM open fiber open fiber

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