pep guardiola
Il terrore colpisce tutti. Non guarda in faccia nessuno, neanche uno degli allenatori più vincenti e influenti del nuovo millennio. Quando nel 2017 alla Manchester Arena è scoppiato il caos alla fine di un concerto di Ariana Grande, tra il pubblico c’erano anche la moglie e le figlie di Pep Guardiola, tecnico del Manchester City e ormai di casa nella città inglese. E a Radio BBC5 il catalano ha raccontato per la prima volta i momenti di panico che hanno seguito l’attacco terroristico, con una concitata telefonata che gli ha decisamente fatto gelare il sangue.
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PAURA – Cristina Serra, la signora Guardiola, aveva accompagnato le due piccole di casa, Valentina e Maria, per assistere al concerto della popstar americana. E quando la situazione si è fatta caotica, ha subito chiamato Pep, che era a casa con suo figlio. Attimi che non si dimenticano. “Mi ha telefonato, ma la linea è caduta immediatamente. Mi ha detto ‘sta succedendo qualcosa e noi stiamo scappando, ma non so cosa’, e la comunicazione si è interrotta. Abbiamo provato a richiamarla, ma non c’era modo. Quindi ci stavamo dirigendo alla Manchester Arena, ma cinque o sei minuti dopo Cristina ha richiamato e mi ha detto ‘siamo uscite, stiamo tornando a casa’”. Almeno per la famiglia Guardiola, tutto è bene quel che finisce bene.
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CAMBIAMENTO – Ma quella serata ha decisamente segnato la vita e la percezione della città di Manchester da parte del tecnico del City. Che non a caso, ora professa amore infinito sia per la sua squadra che per la popolazione, anche quella…dello United. Al punto da dichiarare che “non allenerò mai un’altra squadra come ho allenato il City, Manchester è un posto diverso, si sente un amore incredibile”. E anche musicalmente, l’attacco alla Manchester Arena ha fatto breccia nel suo cuore.
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Tra le sue canzoni preferite, Guardiola inserisce “Don’t Look Back in Anger” degli Oasis. Che è un brano che viene spesso trasmesso all’Etihad, ma anche la canzone simbolo del lutto cittadino in quella triste occasione. “Ogni volta che usciamo dal tunnel verso il campo, cantiamo sempre questa canzone. La adoro. E mi piace che dopo quel che è accaduto, sia diventata una canzone di tutti”.
2. LA PLAYLIST DI GUARDIOLA
Ce lo vedete Pep Guardiola che canta a squarciagola in auto insieme alla famiglia? Se la risposta è no, sarà meglio iniziare a fare uno sforzo di immaginazione.
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Il tecnico del Manchester City si è infatti confessato i propri gusti musicali a Bbc Radio 5, svelando nei dettagli le cinque canzoni del cuore. Per par condicio, oltre a brani del paese che lo ha adottato tre stagioni fa, c’è ovviamente anche tanta Spagna, pardon Catalogna, e per non far torto a nessuno, anzi per non trascurare un po’ di sana geopolitica, in vetta alla playlist c’è un brano dei fratelli Gallagher, che per i pochi che non lo sapessero sono accaniti tifosi del City.
Pep è andato sul classico, citando “Don’t look back in anger”: “Amo questa canzone, è incredibile, un capolavoro – la ‘dichiarazione d’amore’ di Pep – La canto con la mia famiglia ogni volta che esco e mi piace che sia diventata una canzone per la gente, come in quel video dopo l’attentato alla Manchester Arena. La mia famiglia era lì quando accaddero quei fatti, siamo stati fortunati”.
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A completare il podio due brani della tradizione catalana, “Fiesta” di Joan Manuel Serrat, che parla di una festività tipica catalana, e “Amor Particular” di Lluis Llach, per Guardiola “una delle migliori canzoni d’amore mai ascoltata, che fa parte della mia vita da sempre e cantata da un’artista che è una vera leggenda in Catalogna”.
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Se non la conoscete, potete essere perdonati. Impossibile invece non aver sentito gli ultimi due brani della classifica, “New York, New York”, successone di Liza Minnelli, ma nella versione di Frank Sinatra, e “Your Song” di Elton John, tra le altre cose ex presidente del Watford e storico tifoso degli Hornets.
Quanto a “New York, New York”, sono vietate dietrologie di mercato sull’eventuale desiderio di Pep di approdare nella Mls: l’interessato ha specificato di averla scelta dopo aver trascorso nella Grande Mela insieme alla famiglia l’anno sabbatico dopo l’addio al Barcellona.
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