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    GUERRE DEMOCRATICHE - IL CAPO DEI CATTOLICI RIFORMISTI, LORENZO GUERINI, E IL PRESIDENTE PD BONACCINI NON SANNO SE CREARE UN FRONTE UNICO DI OPPOSIZIONE A SCHLEIN – ELLY PROVA A REAGIRE STRIZZANDO L’OCCHIO A CARLO CALENDA PER METTERE IN CRISI IL PATTUGLIONE RIFORMISTA: UNA MOSSA CHE NON DISSUADE LA MINORANZA INTERNA A DEPORRE OGNI IPOTESI DI SCISSIONE MA...


     
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    Dagonota

     

    bonaccini schlein bonaccini schlein

    La discussione in corso tra i cattolici riformisti che fanno capo a Lorenzo Guerini e la nascente corrente di Stefano Bonaccini si è arenata davanti al bivio: creiamo un unico corpaccione di opposizione a Elly Schlein o no? Il governatore dell’Emilia-Romagna, che pesa per il 40% nella direzione nazionale del Pd (di cui è presidente), ha deciso di riunire i suoi a Cesena e il fronte gueriniano sta decidendo se partecipare o meno alla kermesse.

     

    Elly, che esce indebolita dalla riunione della direzione nazionale, prova a reagire strizzando l’occhio a Carlo Calenda per mettere in crisi il pattuglione riformista. Questa mossa non ha del tutto dissuaso la minoranza interna a deporre ogni ipotesi di scissione. Anche se va ricordato che ogni strappo a sinistra e nel Pd si è rivelato un clamoroso flop per chi l’ha promosso.

    bonaccini bonaccini

     

    L’unica arma carica sul tavolo di Guerini e minoranza dem è una feroce battaglia interna al partito fino alle elezioni europee il cui risultato determinerà il destino di Elly.

     

    SCHLEIN

    Estratto dell'articolo di Giovanna Vitale,Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”

     

    ELLY SCHLEIN ELLY SCHLEIN

    C’era un grande non detto nella direzione Pd di ieri: la scissione. Il grande strappo. Impensabile, ad appena nemmeno 4 mesi dalle primarie. Una scissione per ora solo evocata, come negazione, il che però sottolinea che il tema c’è, nemmeno troppo sullo sfondo.

     

    Basta sentire cosa diceva Alessandro Alfieri, responsabile Riforme, bonacciniano, in teoria uno dei più concilianti della minoranza: «Basta dualismi renziani anti-renziani, noi riformisti il Pd lo abbiamo fondato, abbiamo sempre lavorato per evitare scissioni. Hic manebimus. Qua restiamo. Quanto all’optime, lavoriamoci, ma è stato un errore esporre la segretaria alla manifestazione del M5S». O da tutt’altro fronte Gianni Cuperlo: «No a due partiti in un corpo solo, tu segretaria hai il dovere di unirci. Rifiutiamoci di pensare che quello dietro a noi sia una zavorra».

    lorenzo guerini lorenzo guerini

     

    O ancora Peppe Provenzano, responsabile Esteri e vicino alla segretaria: «No a chi dice “separatevi tra riformisti e radicali”». Cioè l’idea di divorziare per poi marciare uniti alle urne, con due partiti diversi, come aveva suggerito in un editoriale Marco Damilano. Un’idea che nella cerchia di Schlein, per ora in modo isolato, qualcuno accarezza sotto voce.

     

    Di certo nessuno ha preso posizione contro. Una scissione quindi non intesa come minaccia della minoranza riformista, ma al contrario come un’opzione sul tavolo che non sarebbe ostacolata da un pezzo degli schleiniani. Chi la racconta così, ricorda alcune stoccate pronunciate a mezza bocca da Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria, sul «vecchio e il nuovo Pd». Una narrazione che l’area riformista non vuole assecondare. Hic manebimus, appunto. Come a dire: ci siamo e vogliamo essere ascoltati. Le nostre idee pretendono rispetto, non sono «rumori». E non si pensi di trasformare il Pd «in una grande Sel».

    ELLY SCHLEIN ELLY SCHLEIN

     

    (...)

    Il film della direzione, con tanti big assenti, da Dario Franceschini a Nicola Zingaretti, è una sequenza di punzecchiate. Sulla riforma della giustizia, con Giorgio Gori che ha citato Enzo Tortora contro il giustizialismo. Soprattutto sull’Ucraina, un po’ per gli strali anti-Usa del palco M5S, un po’ per il caso Ciani, promosso vice-capogruppo. Provenzano ha provato a gettare acqua sul fuoco: «Pace deve significare anzitutto Russia go home. Ora serve una tregua, non si può attaccare la segretaria strumentalmente». Ma non è bastato, dato che il braciere era acceso da giorni. Sempre Guerini: «Le parole dette sull’Ucraina nella piazza M5S sono indecenti e inaccettabili.

    È una questione dirimente, storica».

     

    lorenzo guerini foto di bacco lorenzo guerini foto di bacco

     

    (...)

    Schlein aveva già intuito cosa l’attendeva. Forse per questo, in apertura dei lavori, ha negato la trasmissione in streaming del dibattito richiesta di Lia Quartapelle: «Lo faceva Renzi, ma Renzi non c’è più» ha sussurrato nell’orecchio di Bonaccini, che ha confermato il no alla diretta. Anche se poi ha provato a ricucire, per esempio andando a parlare a tu per tu proprio con Guerini. Mentre i suoi la difendevano: «Con il M5S ci abbiamo fatto un governo e ora non possiamo andare a una manifestazione? ». Nelle conclusioni la segretaria si fa più concava che convessa: «Nessuno pensa che la dialettica sia lesa maestà — spiega — Ma non alimentiamo solo le polemiche». Probabilmente, però, non è che l’inizio.

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