Camilla Conti per "La Verità"
DANIELE FRANCO E MARIO DRAGHI
Un +6% del Pil atteso quest'anno e un ritorno da metà 2022 ai livelli precrisi. Queste le previsioni inserite nella nota di aggiornamento al Def e illustrate in conferenza stampa da Mario Draghi e dal ministro dell'Economia, Daniele Franco.
Quella crescita va «protetta» e rafforzata nei prossimi anni, senza disperdere la fiducia che «ora c'è nell'Italia, fra gli italiani e nel resto del mondo verso l'Italia». Protetta da cosa? O meglio, quali sono i «cigni neri» che aleggiano minacciosamente sulle prospettive di ulteriore recupero del Pil nei prossimi trimestri?
microchip. 2
Almeno quattro. I riflettori sono puntati verso una delle più gravi crisi di forniture degli ultimi anni. Tradotto: manca la roba e quella che c'è costa sempre di più. Alla carenza mondiale di chip e semiconduttori che ha colpito il settore dell'automotive, si è aggiunta la carenza di energia e l'aumento dei prezzi delle materie prime e del gas. Intanto, anche il costo dei container schizzato alle stelle ha trasformato in un incubo muovere le merci.
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La Cina sta facendo i conti con i timori di insolvenza intorno al gigante immobiliare Evergrande - immerso in un pantano di debiti da 300 miliardi di dollari - che hanno colpito la fiducia dei consumatori, mentre il governo cerca di impedire che il rischio finanziario si riversi nel resto del settore immobiliare.
È probabile che il principale impatto si registri sulle materie prime per uso industriale e sui semilavorati, in particolare sul rame ma anche sull'acciaio. Ancor più preoccupante è l'onda d'urto della più recente crisi sull'approvvigionamento energetico che sta costringendo le fabbriche a tagliare le produzioni, minacciando di mandare in tilt le catene del commercio globale.
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L'attività dell'industria cinese si è contratta a settembre al livello più basso da febbraio 2020, mentre il Paese affronta ondate di interruzioni di corrente e timori per l'instabilità nel settore immobiliare. L'Indice dei responsabili degli acquisti (Pmi) è sceso a 49,6 da 50,1 ad agosto. Qualsiasi cifra al di sotto del segno di 50 punti rappresenta una contrazione, mentre al di sopra indica una crescita.
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Le sospensioni delle fabbriche e i blackout elettrici hanno già colpito almeno 17 province negli ultimi mesi, una situazione ulteriormente esacerbata dalla scarsa offerta di carbone che ha portato a un balzo dei prezzi. Con conseguenze anche sulle catene di approvvigionamento per le aziende internazionali.
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Se la Cina è vicina, con il possibile «effetto farfalla» di crisi immobiliari e blackout, ancor più vicini per noi sono i rincari delle bollette. A causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime, da oggi le bollette della luce in Italia saliranno del 29,8% e quelle del gas del 14,4%, nonostante l'intervento del governo da 3,5 miliardi.
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La crescita dei prezzi dell'energia sarà al centro del prossimo Consiglio dell'Ue, che si riunirà i prossimi 21-22 ottobre. Ma intanto il conto si fa più salato. Per le famiglie e anche per le imprese. Pensiamo all'industria agroalimentare, eccellenza del made in Italy. Ma anche alla grande e piccola distribuzione, che fa un copioso uso di energia per la climatizzazione, l'illuminazione e soprattutto per la refrigerazione.
AUMENTANO I PREZZI DELLE MATERIE PRIME
Poi ci sono i prezzi dei trasporti. Come ha spiegato in un'intervista a La Verità il presidente dell'associazione delle imprese della logistica, Umberto Ruggerone, i costi dei container sono aumentati del 600% in 18 mesi. Intere flotte sono ferme sia per l'aumento delle materie prime sia perché mancano gli autisti (la stima è di un deficit di almeno 20.000 addetti).
produzione alluminio
Questo ricadrà sulle tasche dei consumatori ma anche sul recupero del Pil. Nella conferenza stampa di mercoledì scorso, Draghi ha anche ribadito più volte che ora c'è fiducia nell'Italia, «fra gli italiani e nel resto del mondo nei confronti dell'Italia», e che si prevede per gli investimenti un aumento di circa il 15% quest'anno e di oltre il 6% il prossimo, dopo il calo del 9,2% nel 2020.
Eppure, gli investitori stranieri continuano a scontrarsi con una realtà più ancora complicata. E con la contrapposizione tra gli impegni assunti dal governo e l'atteggiamento dei soggetti delegati poi a realizzarli e a dare le autorizzazioni.
nicola zingaretti
Nel Lazio, ad esempio, lo scorso 13 agosto è stata pubblicata una legge regionale che ha bloccato il rilascio delle autorizzazioni e delle costruzioni di impianti eolici e fotovoltaici per otto mesi, ovvero fino al 13 aprile del 2022.
La motivazione formale è quella di cercare il miglior bilanciamento delle fonti rinnovabili sul territorio. Di fatto, viene bloccato in modo indiscriminato il rilascio delle autorizzazioni per gli impianti eolici, se ci sono procedure in corso sono quindi stoppate fino al 13 aprile del prossimo anno, e bloccata anche la possibilità di costruire impianti fotovoltaici superiori a 20 kW.
Per l'eolico quindi le autorizzazioni sono congelate per otto mesi. Per il fotovoltaico sembra che ancora possano essere rilasciate, ma viene bloccata la costruzione. Con il rischio di allontanare gli investimenti italiani e stranieri sul territorio ma anche di mandare all'aria gli obiettivi del Pnrr. Dobbiamo infatti installare 70 gigawatt di rinnovabili in 9 anni, entro il 2030.