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Estratto dell’articolo di Anais Ginori per “la Repubblica”
«Non dobbiamo confondere il popolo palestinese con Hamas» avverte il filosofo Marek Halter, 87 anni, che da bambino riuscì a scappare con la famiglia dal ghetto di Varsavia. […] Halter è critico col governo francese che ha scelto di vietare tutte le manifestazioni pro-Palestina. «Chi vuole testimoniare sostegno a coloro che vivono una situazione umanitaria terribile a Gaza deve poterlo fare. Nel rispetto delle regole».
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Il governo di Parigi ha scelto una linea di fermezza assoluta. È anche un segno di debolezza?
«[…] restiamo una democrazia con dei principi ai quali non dobbiamo abdicare. Ci sono gruppi pro-Palestina in Francia che militano nella legalità e non vedo perché non dovrebbero più poter fare cortei. Devono garantire alle autorità che non faranno propaganda antisemita ma, se questo impegno esiste, il diritto a manifestare si deve applicare».
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Anche lei ricorderà cortei pro-palestinesi autorizzati in passato e poi sfociati in propaganda antisemita.
«Per questo esistono i tribunali. Se durante un corteo ci sono slogan che invitano a uccidere ebrei allora gli organizzatori diventano responsabili e devono renderne conto davanti a giudici. Ci sono leggi francesi chiare e severe per questi reati. […]».
TERRORISTI DI HAMAS LANCIANO UNA GRANATA IN UN RIFUGIO ANTI BOMBA
Il divieto francese diventerà insostenibile con l’aggravarsi della situazione a Gaza.
«Siamo in una fase infiammabile. Questo divieto aggiunge benzina sul fuoco. Chi vuole testimoniare il sostegno a Israele, esprimere orrore per l’uccisione di bambini ebrei, può farlo. Naturalmente senza gridare morte agli arabi. Lo stesso vale per l’altra parte. Chi vuole sostenere la creazione di uno Stato palestinese, ne ha il diritto. Io personalmente mi sono sempre battuto per il riconoscimento di uno Stato palestinese e non è oggi che cambierò idea».
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Alcuni gruppi hanno sfidato il bando, manifestando lo stesso.
«È la dimostrazione che la decisione del governo è inefficace. […] Non commettiamo l’errore di confondere il popolo palestinese con Hamas».
Teme che le tensioni del conflitto israelo-palestinese arrivino in Francia?
«[…] per gli ebrei francesi, Hamas è lontana ma le banlieue sono vicine. In Francia abbiamo una grande comunità ebraica, insediata sin dall’epoca romana, e una comunità musulmana che rappresenta quasi il dieci per cento della popolazione. I musulmani francesi non condividono le idee di Hamas ma osano sempre di meno dirlo perché sono terrorizzati da piccoli gruppi molto attivi, che fanno proseliti tra i giovani. […]».
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[…] «[…] I palestinesi hanno bisogno di uno Stato. Anche noi, Israele e l’Occidente in generale, li abbiamo abbandonati nelle mani di Hamas. Una ventina di anni fa, quando sono andato trovare uno dei leader di Hamas, Khaled Meshal, per convincerlo a liberare il soldato israeliano Gilad Shalit, mi disse : ‘Convinci i tuoi amici israeliani a parlare con noi sennò passeremo alla jihad islamista’. È quello che è successo, con la complicità dell’Iran. […]».