Estratto dell’articolo di Grazia Longo per “La Stampa”
simonetta cesaroni
«Il dolore non finisce mai. Si trasforma negli anni. All'inizio è sconvolgente, lancinante, distruttivo. Poi si nutre del bisogno di ottenere giustizia e diventa più razionale, anche se continua a divorarti dentro. Io chiedo verità e giustizia da quasi 34 anni e ancora non l'ho ottenuta perché finora hanno voluto coprire l'assassino di mia sorella. Per questo spero che non vengano archiviate né l'inchiesta su Mario Vanacore né quella su Francesco Caracciolo Di Sarno. Io non smetterò mai di lottare».
Paola Cesaroni, 60 anni, non parla volentieri dell'omicidio della sorella Simonetta, che, rimasto senza soluzione da quel lontano 7 agosto 1990, è uno dei cold case più drammatici del nostro Paese.
IL PALAZZO DI VIA POMA 2 DOVE E MORTA SIMONETTA CESARONI
Ma stavolta, attraverso la sua avvocata Federica Mondani, racconta la sofferenza per il fatto che «ogni giorno io e la mia famiglia siamo spettatori di notizie sconcertanti che tengono viva la disperazione come fosse il primo giorno».
Da oltre tre decenni "via Poma", l'elegante strada del quartiere Prati dove si trova il palazzotto (oggi diventato un bed and breakfast) all'interno del quale avvenne il delitto, è sinonimo di "giallo", di omicidio senza colpevole. Simonetta, uccisa con 29 coltellate, lavorava negli uffici dell'Aiag, l'ente che gestiva gli ostelli della gioventù. […]
MARIO VANACORE
Sono due i fascicoli aperti nel marzo 2022 dalla procura di Roma dopo la richiesta di nuove indagini sollecitate da Paola Cesaroni (il padre Claudio, tranviere, è morto, la mamma, Anna, casalinga è ormai anziana e molto malata) grazie agli esposti degli avvocati Federica Mondani e Giuseppe Falvo.
Uno riguarda Mario Vanacore, figlio di Pietro, detto "Pietrino", portiere dello stabile di via Poma, l'altro l'avvocato Francesco Caracciolo Di Sarno, all'epoca presidente dell'associazione Alberghi della Gioventù, morto nel 2016.
Nel caso di Vanacore un'informativa dei carabinieri della polizia giudiziaria della Procura lo inchioda come il responsabile, pur non evidenziando prove o indizi concreti, tanto che la pm Gianfederica Dito ha chiesto l'archiviazione. Ma anche per Caracciolo è stata richiesta l'archiviazione. E Paola Cesaroni si oppone con forza a entrambe le possibilità.
simonetta cesaroni
Per quanto concerne Caracciolo, la trasmissione Quarto Grado, Retequattro, ha scoperto l'esistenza di una ventenne che 30 anni fa era stata abusata da Caracciolo. «La donna, ormai ultracinquantenne - precisa Paola - ha confessato in Procura le molestie subite. Non aveva denunciato all'epoca dei fatti perché i suoi genitori lavoravano per Caracciolo e temeva che li licenziasse. Questa notizia ci ha riportato indietro di 34 anni, quando già dicevamo che quello di via Poma, di quelle palazzine, degli Ostelli, era un ambiente di dubbia moralità. È lì dentro che va cercato l'assassino, per questo il processo al fidanzato di mia sorella, Raniero Busco, prosciolto in via definitiva, ci aveva sempre lasciati perplessi».
FRANCESCO CARACCIOLO DI SARNO
Ma Paola non ha certezze granitiche e quindi spera che non vengano accantonate neppure le indagini su Mario Vanacore: «Mi chiedo come mai, se gli inquirenti credono in quella pista, non abbiano proceduto, attraverso altri mezzi investigativi, a trasformare la congettura in qualcosa di almeno indiziario, senza omissioni od errori come nel corso delle lunghe trascorse indagini. Voglio dire perché si sono basati solo sugli atti e non hanno fatto altro, tipo intercettazioni ambientali, telefoniche o perquisizioni?». […]
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