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    "HITLER? È UN GRAND'UOMO" - LE TANTE OMBRE NELLA VITA DI CHARLES LINDBERGH, IL PRIMO UOMO CHE RIUSCÌ A COMPIERE LA TRAVERSATA IN AEREO DELL'OCEANO ATLANTICO - NEL MAGGIO DEL 1927 PARTÌ DAGLI STATES E RAGGIUNSE PARIGI IN 33 ORE E MEZZA - FU SPEDITO DALLA CASA BIANCA A SPIARE GLI AVIATORI TEDESCHI, MA SI "INNAMORÒ" DEL FUHRER - UN'INDAGINE DEL 2020 (MEGLIO TARDI CHE MAI) RIVELA CHE POTREBBE AVERE AVUTO UN RUOLO NEL RAPIMENTO E NELLA MORTE DI SUO FIGLIO - VIDEO


     
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    Estratto dell'articolo di Lorenzo Stasi per www.corriere.it

     

    l aereo della traversata l aereo della traversata

    Idolo delle masse e uomo dei record, una sorta di “eroe novecentesco” finito sulle prime pagine di molti giornali del mondo quando nel maggio del 1927 fu il primo a completare - in solitaria e senza soste – una traversata atlantica in volo. Ma quella di Charles Lindbergh, morto il 26 agosto di 50 anni fa, nel 1974, è stata una storia con più ombre che luci. Per le sue simpatie naziste e per il suo antisemitismo, ma anche per il presunto coinvolgimento nel rapimento e nell’assassinio del suo primo figlio (che ha ispirato Agatha Christie nel suo romanzo più famoso, Assassinio sull’Oriente Express).

     

    charles lindbergh charles lindbergh

    Tutto è partito da una scommessa. Nel 1919 il magnate francese Raimond Orteig, titolare di una catena di alberghi negli Stati Uniti e in Canada, offrì 25 mila dollari a chi fosse riuscito a raggiungere Parigi da New York volando senza soste. Erano passati 16 anni da quando i fratelli Wright erano riusciti a far alzare in volo per la prima volta nella storia una macchina motorizzata «più pesante dell’aria» con a bordo un pilota. […]

     

    Era un pilota semisconosciuto e con pochi mesi di volo alle spalle quando decise di accettare la sfida atlantica di Orteig. L’aereo venne costruito grazie alla sponsorizzazione di alcuni imprenditori: era largo 14 metri, lungo otto, alto tre e pesante 2.330 chili. Il costo? 6 mila dollari. Il veicolo – ribattezzato Spirit of St. Louis – aveva una particolarità: un grande serbatoio per avere carburante a sufficienza per tutta la traversata che però gli impediva di vedere davanti a sé se non usando un piccolo periscopio. Per alleggerire il veicolo, poi, Lindbergh eliminò tutto ciò che riteneva superfluo: radio, luci, anche il paracadute.

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    Il 20 maggio del 1927, poco prima delle otto del mattino, la partenza dal Roosevelt Field. Lindbergh aveva con sé una bussola, una cartina, un paio di bottiglie d’acqua, due panini, un thermos di caffè e 1.700 litri di benzina. I video dell’epoca mostrano un decollo più che traballante. Ce l’avrebbe fatta il piccolo aereo che si era alza in volo sbandando, ad arrivare al di là dell’oceano?

     

    Dopo 33 ore e 39 minuti e 5.790 chilometri, con perdite di quota e visibilità spesso limitata durante la traversata, lo Spirit of St. Louis arrivò a Parigi, all’aeroporto di Le Bourge. Il nome di Charles Lindbergh entrava nella storia, diventando il primo a completare in volo una traversata solitaria dell’Atlantico, oltre che a volare senza mai fermarsi per tutte queste ore.

     

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    Sulla pista d’atterraggio parigina ad attenderlo c’erano oltre 150 mila persone, il doppio di uno stadio gremito per una finale di Champions League o per un concerto di Taylor Swift. In quella folle c’era anche l’allora presidente francese in carica, che corse ad abbracciare Lindbergh e che gli conferirà la Legion d’Onore. […]

     

    Nel 1929 il matrimonio con la scrittrice e filosofa Anne Spencer Morrow. Fu la sorte del loro primo figlio – Charles August – a cambiare per sempre la vita (e la reputazione) di Lindbergh. Nel 1932 il loro primogenito fu rapito in circostanze misteriose e, sebbene fosse stato pagato il riscatto, venne ritrovato senza vita il 12 maggio nel New Jersey. Per ritrovare il piccolo si mobilitò dal carcere addirittura Al Capone, ma senza successo.

      

    Del rapimento e dell’omicidio fu accusato un immigrato tedesco ex detenuto, Bruno Hauptmann, che nonostante si fosse professato sempre innocente venne condannato alla pena di morte e giustiziato sulla sedia elettrice nell’aprile del 1936. Ma questa vicenda, come si vedrà tra poco, ha tutt’oggi contorni poco chiari. E molti hanno ipotizzato negli anni un coinvolgimento dello stesso Lindbergh.

    aerei della luftwaffe aerei della luftwaffe

     

    Il rapimento del figlio e l’ondata di attenzione mediatica che si scatenò convinse i coniugi, nel 1932, a lasciare gli Stati Uniti direzione Inghilterra. Nel 1936, quando Hitler era al potere da oltre tre anni, su indicazione del governo americano, Lindbergh si recò per la prima volta in Germania per studiare gli sviluppi dell’aviazione nazista. Da qui divenne un assiduo frequentatore del Paese e finì per essere stregato dal fuhrer.

     

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    «È sicuramente un grand'uomo, e credo che abbia fatto molto per il popolo tedesco», scrisse a un amico nel 1936, qualche giorno dopo aver partecipato alle Olimpiadi di Berlino. Due anni più tardi, nel frattempo trasferitosi a Berlino, venne insignito su ordine diretto di Hitler della stella dell’Ordine dell’Aquila tedesca, onorificenza concessa agli stranieri per i servizi prestati al Terzo Reich. […]

     

    Nel 1939 tornò in negli Stati Uniti, entrando in servizio come colonnello dell’aviazione militare americana, e l’anno successivo fondò a Yale l’American First Committee (a cui aderirono anche i futuri presidenti Kennedy e Ford) per contrastare la linea interventista di Roosevelt, oltre che per diffondere le idee antisemite a cui aveva aderito negli anni tedeschi. […]

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    Queste posizioni contrarie alla linea presidenziali portarono Roosevelt a invitarlo a restituire la decorazione nazista, ma Lindbergh rifiutò definendola «una inutile offesa alla leadership tedesca», cosa che lo costrinse alle dimissioni da colonnello. Venne parzialmente riabilitato nel 1944, quando nel Pacifico gli fu consentito di partecipare alla guerra contro il Giappone ma solo come consulente civile. […]

     

    Ma a gettare l’ennesima ombra sulla vita dell’eroe della prima traversata atlantica è stata nel 2020 un’ex giudice della California. Secondo Lise Pearlman, autrice del libro The Lindbergh Kidnapping Suspect No.1: the Man Who Got Away, sarebbe stato proprio Lindbergh a inventare il rapimento per coprire la morte del bimbo, all’epoca di appena 20 mesi, avvenuta durante un esperimento medico effettuato col suo consenso.

     

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    Pearlman ha chiesto alle autorità del New Jersey di rendere pubblici i documenti dell’indagine fin qui secretati: «Furono seguite molte piste, una dozzina dei testimoni d’accusa dichiarò il falso e alla difesa di Hauptmann non fu consentito di vedere 90 mila pagine dell’inchiesta», ha detto al San Francisco Chronicle l’ex magistrata, secondo cui «venne giustiziato l’uomo sbagliato».

     

    Pearlman è convinta che Lindbergh si sia rivolto a un celebre chirurgo Nobel per la Medicina nel 1912, Alexis Carrel, perché scontento della gracilità e delle proporzioni del figlio. «Penso — spiega ha spiegato — che il bambino sia stato operato da Carrel con il permesso del padre, il quale potrebbe anche aver assistito all’intervento. Operarono sulla carotide e forse anche sulla tiroide, il bimbo fu tenuto in vita per quasi un mese, ma morì sul tavolo operatorio».

     

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    A quel punto, il padre avrebbe inscenato il rapimento, che avvenne il 1° marzo 1932 nell’arco di mezz’ora, il tempo in cui la bambinaia si era assentata dalla stanza del piccolo. Si dice che Agatha Christie abbia preso spunto da questa vicenda per il suo famoso romanzo Assassinio sull’Oriente Express e che il rapimento della piccola Daisy Armstrong sia ispirato a quello di Charles August. […]

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