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    “E HO VISTO CHE LA BUTTAVA GIU’” - IL RACCONTO DI ANNA, 11 ANNI, TESTIMONE DEL DELITTO DELLA PICCOLA FORTUNA - “STAVA SDRAIATA. ANCHE LUI SDRAIATO E SI BUTTAVA ADDOSSO. E CHICCA GLI DAVA I CALCI. POI LUI LA PRENDE IN BRACCIO E LA BUTTA GIÙ…”


     
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    1.IL PATRIGNO VIOLENTO ALLONTANATO DALLE BIMBE “COSÌ SONO STATE PROTETTE”

    Conchita Sannino per “la Repubblica

     

    RAIMONDO CAPUTO RAIMONDO CAPUTO

    Lui sta a terra sdraiato, le tre bambine ballano intorno a lui su una musica pop. Un video di pochi minuti. Prima che Raimondo Caputo venisse incastrato per gli abusi e l’atroce delitto della piccola Fortuna detta Chicca, quel filmato in cui compare con le bimbe della sua compagna, è stato caricato su un telefonino e portato alle sorelline, anch’esse vittime di violenza, nell’istituto cui erano state affidate.

     

    Le vittime continuano ad avere nomi di fantasia: Anna, Laura e Franca, 11, 5 e 4 anni. A far recapitare loro quel cellulare, la loro madre Marianna, nonché compagna dell’indagato e oggi agli arresti domiciliari. Un gesto su commissione? Un caso? Un tentativo sinistro di tenerle legate a quel tunnel morboso, al clan dell’omertà? Il documento audio e video ora è depositato agli atti dell’inchiesta.

     

    È l’altra sponda del baratro. Le sopravvissute. Non la morte fisica di Chicca, ma le sevizie di quelle rimaste in vita. «Quest’uomo è apparso a noi subito come figura non sana», scrivevano già otto mesi fa, le psicoterapeute nella lunga relazione ai pubblici ministeri Maone e Airoma della procura di Napoli Nord. Così Caputo, quand’era ancora libero, ha smesso di vedere le sue piccole prede. Così il martirio di Chicca ha salvato le altre vite.

     

    papa' di fortuna tatuaggio papa' di fortuna tatuaggio

    Un romanzo nero, è il racconto puntuale e partecipe delle assistenti di quella comunità: che annotano tutto, il terrore di farsi lavare, i dolori, la maturità di una, la rimozione psicologica dell’altra, gli incubi la notte, i loro mondi paralleli, le loro “scissioni”.

     

    Forse non a caso oggi emerge un altro dettaglio inquietante: la struttura, già durante i mesi caldi dell’inchiesta e dei primi atti d’accusa delle bimbe contro il patrigno, è stata fatta oggetto di intimidazioni che hanno preoccupato le operatrici, ed è sotto tutela dei carabinieri.

     

    Agli atti depositati dalla Procura di Napoli Nord, cui hanno fornito accuse ritenute «inoppugnabili» Anna, Laura e Franca, ecco il diario toccante scritto dai consulenti sulle bimbe, amiche della povera Chicca, abusate e allontanate dalla famiglia.

     

    mamma di fortuna mamma di fortuna

    «Noi operatori della struttura abbiamo preferito non fare incontrare le bambine con il compagno della madre. Questa figura è apparsa a noi non sana per le bambine. La mamma delle bambine ha consegnato loro un cellulare privo di scheda dove è possibile visionare un video in cui questo Titò è sdraiato per terra vicino al divano, e le bambine ballano attorno a lui. Sembrano vestite ».

     

    Successivamente, gli inquirenti lo visionano e precisano che loro ballano solo con slip e maglietta. Ancora dalla relazione delle psicologhe e consulenti del pm. Ecco in

    quali condizioni agghiaccianti è arrivata Franca, 4 anni, in istituto. Ai primi contatto con le operatrici che cercavano banalmente di farla lavare e di cambiarle d’abito, lei scappava terrorizzata ponendosi con le spalle al muro e protestando.

    mamma di fortuna 2 mamma di fortuna 2

     

    Ecco come lo spiegano, dopo aver conquistato la sua fiducia. «Franca riferisce di non voler tornare nella vecchia casa. Riferisce che è solita dormire nel letto con Raimondo, che è il compagno della mamma. Nel disegnare Raimondo, raffigura sul volto delle strisce che chiama serpenti e precisa che tutti gli uomini hanno i serpenti».

     

    Non è finita. «Alla minore viene chiesto il motivo per cui da quando è in casa famiglia lamenta dolori (...) e lei riferisce che fa male (...) già prima del suo ingresso nella casa famiglia. Su richiesta della consulente, precisa che Raimondo (...).

     

    Precisa inoltre che la mamma era in casa quando succedevano queste cose e che era a conoscenza di tutto, avendole detto quanto accadeva. La mamma le rispondeva “Poi ti passa”».

     

    fortuna fortuna

    Per la consulente, «si ritiene attendibile il racconto di Franca, rispetto al suo vissuto di abuso verbalizzato in seguito alla richiesta di chiarimento della sua difficoltà a farsi lavare. La piccola riferisce e mostra (...). A quattro anni la bambina porta ancora il pannolino».

    Ancora dal vissuto in casa famiglia, nella lenta e faticosa opera di ricostruzione della serenità quotidiana per quelle sorelle.

     

    «Anche i disegni fatti da Franca il giorno della festa della nonna sono preoccupanti - scrivono le psicoterapeute - Le linee di disegno della donna sembrano raffigurare all’altezza delle mani, degli artigli. La nonna è l’unica che ha una sorta di corpo, i genitori no. Questo può significare una volontà della bambina di rimuovere tutto ciò che attiene alla fisicità dei genitori.

     

    caivano caivano

    È molto significativo il disegno del padre (Raimondo Caputo, sebbene la bimba non porti il suo cognome e non si sappia con certezza la paternità della piccola, ndr): che ha una evidente forma (...). L’ultima volta che ha parlato dei genitori, Franca ha riferito che il suo papà è Titò»

     

    “L’ISTITUTO SOTTO MINACCIA”

    Tutela rafforzata e protezione dei carabinieri la casa famiglia in cui sono ospitate, assistite e “rieducate” le bambine vittime. Dalla relazione redatta il 14 ottobre 2015, si legge: «Segnaliamo che dall’ingresso delle bambine in istituto, abbiamo ripetutamente ricevuto telefonate anonime, senza che nessuno parlasse dall’altro lato.

     

    È capitato anche di aver ricevuto citofonate ripetute, sempre senza risposta. Si tratta di eventi mai accaduti prima, in questa struttura». La Procura di Napoli Nord conferma: è stata chiesta una sorveglianza intorno alla comunità. Salvare le amiche di Chicca, protezione per le sopravvissute.

     

     

    2.“TITÒ LE STAVA ADDOSSO LEI LO HA PRESO A CALCI E POI LUI L’HA GETTATA GIÙ”

    caivano caivano

    Conchita Sannino per “la Repubblica

     

    «E ho visto che lui la buttava giù». Undici anni, testimone d’accusa. «Quindi, ricostruiamo, tesoro mio. Ricorda bene, tesoro, questo passaggio è molto importante». Dicono proprio così la pm della Procura di Aversa, Claudia Maone, e la psicoterapeuta Rosetta, glielo faranno ripetere più volte.

     

    Con dolcezza, pazienza e un senso di protezione che servirà a rendere giustizia alla piccola Fortuna detta Chicca, uccisa a sei anni. Accusato di omicidio e di complessive quattro violenze su minori, è Raimondo Caputo, il vicino.

     

    «L’ha buttata giù dal terrazzo», accusa Anna, nel racconto di morte e orrore che sono le 130 pagine dell’ordinanza. Una sua sorellina di 4 anni, Claudia, stessi abusi, tratteggia serpenti e artigli» nei disegni all’esame dei pm, e dice «gli uomini hanno tutti i serpenti».

     

    il funerale di fortuna loffredo a caivano il funerale di fortuna loffredo a caivano

    Anna, la maggiore, aveva 9 anni quando tutto è accaduto, oggi 11. Il suo vero nome, forse l’unica cosa che di autentico resta di una famiglia da cancellare, va protetto. Come quello degli altri minori, qui nel doppio ruolo di vittime per eccellenza e preziosi testimoni.

     

    “LUI STAVA ADDOSSO, LEI DAVA I CALCI”

    Verbale del 23 marzo scorso, reso da Anna in un istituto dove ormai vive con le sorelline e dove «lentamente stanno rifiorendo». La testimonianza di Anna presenta «elementi assolutamente illuminanti ed inoppugnabili»: decisivi, anche perché uniti alla mole di indizi raccolti dai carabinieri coordinati dal colonnello Rino Coppola e dal capitano Pierangelo Ianniccola.

     

    Pm: «Senti, sappiamo che tu e Maria avevate parlato della morte di Chicca. Maria dice che le hai svelato una cosa» Anna: «Sì» Psicologa: «Cosa le hai detto, dai».

    era vittima di abusi la bambina morta a caivano cadendo dal balcone era vittima di abusi la bambina morta a caivano cadendo dal balcone

    A.: « Stavamo a casa (è l’appartamento della nonna, isolato 3, ndr). Mia mamma in cucina. Io stavo lavando per terra. Chicca è venuta a bussare alla porta. Mi ha detto: vuoi giocare? Io ho detto: aspe’ sto lavando per terra. Si è seduta, ha detto “mi fanno male scarpe”, usciva a cambiarle e risaliva».

     

    Pm: «Quindi c’eri tu e poi, chi?»

    A: «Mamma, Chicca, Raimondo».

    Pm: «Poi? Chicca con chi è uscita?»

     

    A.: «Con Caputo Raimondo».

    Pm: «E poi? Dove vanno?»

    A.: «Sono saliti su»

    Pm: «Li hai visti da sola?»

     

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    A.: «No, stava anche mia mamma. E poi abbiamo visto che lui la buttava giù».

    Psicologa: «Tesoro. Tu cosa vedi all’ottavo piano? Cosa facevano?»

    A.: «La violentava».

    Psicologa: «Che significa, amore? Dove stava Chicca, come?»

     

    A.: «Stava sdraiata. Anche lui sdraiato e si buttava addosso».

    Pm: «E Chicca cosa faceva?»

    A.: «Gli dava i calci».

    Psicologa: «E poi che fanno?»

     

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    A.: «Poi lui la prende in braccio e la butta giù. L’ho visto che entrava in quel cancello (che delimita il terrazzo di copertura, ndr) ».

    Pm: «Quindi non l’hai visto proprio?»

    A: «Ho sentito le urla. Poi (dopo il tonfo sordo, la morte, ndr), poi siamo scese tutte giù, e la mamma di Chicca è svenuta».

     

    “MAGARI UCCIDEVA PURE ME”

    Si riprende dallo stesso verbale. Psicologa: «Tu ci hai già detto. Ma a te, ti ha violentato poche volte?» A.: «Tutti i giorni! (...) Mamma si dimenticava la borsa a casa. Lui diceva: accompagnami a casa (...)».

     

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    Pm. «Ma è mai successo che lui abbia parlato di Chicca e abbia detto?» A.: «Sì, quando mi violentava. Ha detto: “Sì, ho ucciso io a Chicca”».

    Psicologa: «Perché lo diceva?» A.: «Non lo so. Ero spaventata. E poi ha scoperto i microspini in casa e lui li ha buttati via».

     

    Pm: «Le microspie?» A.: «Sì, quelli che mettono le guardie ». Un’altra impressionante intercettazione tra Anna e la madre rivela che la bimba dice: «Meno male ma’ che non sono andata la’ sopra, quello uccideva pure a me». E la donna, compagna del carnefice : «E però io uccidevo pure a lui».

     

    “TENUTA AL SEGRETO”

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    Anna era «tenuta al segreto», per gli inquirenti, sia dalla nonna, sia dalle «martellanti pressioni della mamma». In un’occasione la donna inveisce contro Anna, dice che «parla troppo», perché a causa sua emergono le contraddizioni con le altre versioni. Poi, ancora contro la bimba: «Io sono mamma di quattro figli, guarda che ci stai facendo passare».

     

    “LUI AVEVA TIMORE DEL DNA”

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    Agli atti, anche la conversazione in cui «emerge il timore di Caputo, in merito al fatto che sul corpo di Fortuna- Chicca gli inquirenti avessero potuto rinvenire tracce biologiche a sè riconducibili». Per minimizzare, lui con la compagna dice: «Vuoi vedere che là sopra.. c’è il sudore... il sudore mio». E in un altro dialogo: «Eh, ma forse la traccia di quando io le diedi un morso sulla gamba».

     

    LA SCARPETTA NASCOSTA

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    Raggelante e omertosa la condotta di una vicina di casa: Rachele D., il cui appartamento all’ottavo piano confina col terrazzo della morte. Lei «ha rinvenuto la scarpetta destra della bimba, all’evidenza persa dalla povera Chicca mentre subiva il feroce assalto», scrive il pm. Ma la donna «se n’è disfatta al fine di non essere in alcun modo coinvolta».

     

    Rachele parla col figlio e infatti svela: «Eh, ‘o fatto d’’a scarpetella... Io l’ho buttata io, non lo voglio dire a nessuno, perché sono venute le guardie e volevano la scarpetella da qua, da me».

     

    “ORA LA VERITÀ, DEVE PAGARE”

    Anna, da quando è stata allontanata dalla famiglia, «coltiva un diario segreto», scrivono i pm. Su quelle pagine, ad aprile, ha scritto: «Finalmente ho detto la verità, sono più tranquilla, sono felice, lui deve pagare per quello che ha fatto».

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