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    “STAVI DORMENDO. TUTTI FACEVANO COSI' CON TE. LI HO VISTI E HO PENSATO CHE POTEVO FARLO ANCHE IO” – IL RACCONTO AGGHIACCIANTE DI UNO DEI 20ENNI CHE IN UN APPARTAMENTO DI TORINO HA STUPRATO UNA COETANEA DOPO AVERLE DATO BIRRA ED ECSTASY: “HO SENTITO DEI GEMITI. MI SONO AVVICINATO E IL PRIMO RAGAZZO SI È ALLONTANATO. ALLORA SONO ANDATO IO. QUELLO CHE PRIMA ERA SOPRA DI LEI È TORNATO DAL BAGNO E, RESTANDO NUDO,  GUARDAVA LA SCENA E RIDEVA. QUANDO LEI HA RIPRESO CONOSCENZA, HA URLATO DI SMETTERE. LE HO CERCATO LE MUTANDINE E…”


     
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    Estratto dell’articolo di Elisa Sola per "la Repubblica"

     

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    Un racconto preciso e lucido, nella sua spietatezza. «Eravamo in tre. Io sono arrivato dopo perché dormivo. Ho visto il mio amico sopra di lei, che era incosciente. Il secondo ragazzo sdraiato sul divano, di fianco a loro, che li guardava. Quando il primo si è allontanato per andare in bagno, ho iniziato io».

    Il verbale di uno dei ventenni che ha partecipato allo stupro di gruppo avvenuto a Torino la notte del 10 ottobre è lungo 27 righe.

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    […]

    «Sono arrivato al parco a mezzanotte e mezza — è l’inizio della dichiarazione spontanea di uno dei tre arrestati –, ero con tre amici.

    Con loro è arrivata una ragazza. Le abbiamo offerto molte birre. Le ho dato una pastiglia di ecstasy. Le abbiamo fatto fumare diversi spinelli di hashish. A mezzanotte e cinquanta abbiamo deciso di proseguire la serata da un amico. Abbiamo capito, già lungo il tragitto, che la ragazza era totalmente intontita. Era molto fuori di sé per l’alcol e la droga che aveva preso».

     

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    Il gruppo, che si fa più numeroso (si ipotizza che in casa ci fosse una ventina di persone) raggiunge l’appartamento di uno dei sei indagati per lo stupro. «A casa abbiamo continuato tutti a bere fino alle sei di mattina — ricorda l’arrestato — io e l’amico che aveva portato quella ragazza siamo andati poi a dormire nella camera che c’è di fronte alla cucina. Un’ora dopo mi sono svegliato perché ho sentito dei gemiti provenienti da là. Ho visto uno dei miei amici sopra quella ragazza. Lei era incosciente. Un altro stava sdraiato a fianco a loro e li guardava. Era sullo stesso divano letto dove stavano loro, ricordo che era blu scuro».

     

    È un racconto senza imbarazzo. Anche quando arriva la descrizione dei particolari più tragici. «Mi sono avvicinato e il primo ragazzo si è allontanato. Allora so no andato io. Lei era sempre in uno stato di semi incoscienza. Quello che prima era sopra di lei è tornato dal bagno e restando nudo è rimasto lì. Guardava la scena e rideva. La ragazza di colpo ha ripreso un po’ di lucidità. Era scossa, umiliata. Urlava a tutti noi di smettere di fare quello che stavamo facendo». Una scena che ricorda la cronaca dello stupro di Palermo della scorsa estate.

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    E quello di Capodanno a Roma. L’indifferenza trapela anche da una frase: «Le ho cercato le mutandine e gliele ho rimesse. L’ho riaccompagnata giù per le scale. Poi l’ho lasciata lì in lacrime e sono andato via. Mi sono accorto che stava arrivando la polizia». Una frase pronunciata con lo stesso tono con cui il ragazzo, prima di abbandonarla mentre piange sul marciapiede, le dice: «Stavi dormendo. Tutti facevano così con te. Li ho visti. E ho pensato che potevo farlo anche io».

     

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