1. A HOLLYWOOD È SCIOPERO «NOI SCENEGGIATORI SOSTITUITI DALLE MACCHINE»
Estratto dell’articolo di Gloria Satta per “il Messaggero”
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LA STORIA ROMA Algoritmi eccessivamente creativi, sceneggiature copiate, voci rubate. C'è anche l'intelligenza artificiale alla base dello sciopero degli sceneggiatori americani, oltre 10mila professionisti che da ieri paralizzano Hollywood, e all'agitazione promossa dai doppiatori italiani.
Da entrambi i lati dell'oceano il mondo audiovisivo rivendica, oltre a salari più equi e all'adeguamento del diritto d'autore alla vertiginosa espansione dello streaming, una maggiore tutela contro gli abusi resi possibili dalla tecnologia più avanzata e, spesso, spericolata.
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Altro che fantascienza. In mancanza di leggi ad hoc, certe pratiche fino a ieri impensabili stanno già prendendo piede. Gli sceneggiatori hollywoodiani, la cui astensione rischia di riverberarsi su 800mila lavoratori del settore (l'ultimo sciopero, 15 anni fa, costò all'industria 2 miliardi e mezzo di dollari) bloccando set, produzioni e programmi popolari come Jimmy Kimmel Live o The Tonight Show starring Jimmy Fallon, vogliono infatti impedire a studios, produzioni e piattaforme di utilizzare l'intelligenza artificiale per scrivere copioni partendo da testi già esistenti o semplici bozze che i professionisti in carne ed ossa saranno poi chiamati ad "aggiustare". […]
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Anche i doppiatori italiani, circa 1500 attori attualmente in trattative dopo uno sciopero di tre settimane, denunciano i primi soprusi. «Esistono su internet dei database che permettono, con una spesa irrisoria, di replicare le nostre voci e usarle senza chiederci il permesso e tantomeno pagarci», spiega Alessio Cigliano, consigliere dell'Anad, l'associazione di categoria: «Per ora le voci clonate risultano artificiali, cioè ben lontane dalle sfumature che solo la nostra interpretazione di attori può garantire. Ma la gravità del problema è innegabile e mentre i software sono destinati a perfezionarsi sempre più, in futuro gli abusi rischiano di essere tollerati. Dobbiamo regolamentare la materia prima che la situazione ci sfugga di mano».
ALESSIO CIGLIANO
Ci sono già le prime vittime di furto: David Chevalier e Christian Iansante, i due attori che doppiano il popolare cartoon Rick & Morty su Netflix. «Le nostre voci sono finite su fakeyou.com, un sito americano che per 150 dollari (135 euro, ndr) permette di comprare una voce che, grazie a un plug-in, in pochi minuti impara a parlare come l'originale. E a dire qualunque cosa», spiega Iansante che con il collega è finito, a propria insaputa, a doppiare uno spot pubblicitario in cui i due eroi del cartoon girano da una parte all'altro dell'Italia […].
CHRISTIAN IANSANTE
2. HOLLYWOOD, AL VIA LO SCIOPERO DI AUTORI E SCENEGGIATORI. A RISCHIO SHOW STORICI COME "SNL"
Estratto dell'articolo di Massimo Basile per www.repubblica.it
Quindici anni di tregua sono scaduti lunedì a mezzanotte. E Hollywood ha già registrato gli effetti dello sciopero di autori e sceneggiatori: decine di produzioni bloccate. A rischio oscuramento show cult della tv americana come il “Saturday Night Live”, il “Tonight Show” con Jimmy Fallon e il “The Late Show” di Stephen Colbert e il “Jimmy Kimmel Live”.
Il “Saturday Night” probabilmente non andrà in onda sabato. La Nbc riporporrà una puntata precedente. A Manhattan, New York, davanti al palazzo della NbcUniversal, che produce la piattaforma streaming Peacock, manifestanti hanno esposto carteli con scritto “no contracts, no content!”. Senza contratti, niente contenuti.
jimmy kimmel
I reality non coperti dal sindacato americano e le produzioni straniere verranno trasmesse a ripetizione per coprire i vuoti improvvisi dei palinsesti. Ma l’impatto sulla produzione cinematografica e televisiva sarà enorme, perché anche poche settimane di stop finiranno per ricadere su tutta la programmazione.
[…] Quando gli autori scioperarono l’ultima volta, tra il 2007 e il 2008, l’economia di Los Angeles registrò una perdita economica di 2,1 miliardi di dollari. […] Le agitazioni sono cominciate nel pomeriggio. […]
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Il sindacato ha ribadito di essere pronto a sedere a un tavolo per riprendere i negoziati. Gli autori non sono d’accordo, e ritengono che la posizione degli Studios riveli la volontà di “svalutare la professione della scrittura”. In gioco ci sono le rivendicazioni di 11.500 autori nei confronti delle case cinematografiche, tra cui Universal e Paramount, ma anche i giganti dello streaming come Amazon, Apple e Netflix.
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Negli ultimi cinque anni le produzioni sono cresciute in modo verticale, gli autori sono molto richiesti, ma i loro compensi sono rimasti fermi. Tra le rivendicazioni c’è l’aumento della paga minima. In un mondo in cui gli attori hanno ingaggi stellari, il ruolo di Cenerentola degli stipendi non viene più accettato da chi scrive i testi. In più negli ultimi tempi le compagnie di streaming finiscono di pagare gli autori non a lavoro ultimato, ma quando la serie va in onda, fenomeno che spesso porta i compensi a slittare di mesi, se non di un anno.
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