Michele Bovi per Dagospia
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Eva Kant compie 60 anni. Uscì nelle edicole il 1° marzo 1963 il terzo numero di Diabolik con l’esordio della compagna del “re del delitto”. Per celebrare l’anniversario la Zecca di Stato ha coniato monete per collezionisti e l’editrice Astorina pubblica una serie di iniziative editoriali inedite. Una rievocazione che coinvolge anche le “similEva” nate in questi 60 anni, ovvero le parodie, le copie, le contraffazioni che dall’inizio accompagnano il fumetto ideato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani: il loro genio del crimine e la sua donna hanno scatenato l’altrui ingegno dell’imitazione.
C’è chi, come la Fumettoteca Alessandro Callegari “Calle” di Forlì, custodisce l’inventario aggiornato di tutte le Eva Kant col nome storpiato accanto agli altrettanti deformati Diabolik. In cima alla lista ci sono Parabolik e la compagna Eva Katz disegnati da Federico Distefano nel 1996. Ma l’elenco è interminabile.
diabolik e eva kant
A quel nome con la consonante K in coda fecero seguito fumetti noir di successo come Sadik di Nino Cannata e Satanik di Max Bunker (al secolo Luciano Secchi), oppure settimanali “eroticomici” come Menelik e una valanga di caricaturali Brutik, Fetentik, Fifonik, Trasformik. Molte le opere spassose, come Paperinik, creato nel 1969 da Elisa Penna e Guido Martina assieme al disegnatore Giovan Battista Carpi per il periodico Topolino della Walt Disney Company Italia, o l’ultimo arrivato, Maialik, la salama che uccide, un gastrocriminale in 3D inventato nel 2016 dall’illustratore Dino Marsan assieme a Alessandro Bersanetti che racconta le avventure di un supereroe ispirato al piatto tipico di Ferrara.
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Ma quanti di questi gemelli sono stati autorizzati dagli editori di Diabolik e quanti invece hanno dato origine ad azioni giudiziarie per contraffazione?
“In 60 anni le autorizzazioni a copiare sono state poche – racconta Mario Gomboli, responsabile della casa editrice Astorina – Ottenemmo la prima proprio io e lo sceneggiatore Alfredo Castelli, ovvero le due persone più vicine alle sorelle Giussani che ci consentirono nel 1968 di pubblicare Diabetik, parodia con i disegni di Carlo Peroni. Io ho autorizzato nel 2013 l’albo Ratolik di Leo Ortolani.
Altri non sono stati formalmente autorizzati ma li abbiamo accettati volentieri in quanto lavori rispettosi e di buona qualità. Per il resto abbiamo subìto senza nemmeno mai tentare azioni legali: c’è poco da fare, gli espedienti della satira e della parodia devitalizzano ogni addebito di contraffazione. In alcuni casi, davanti a iniziative che ritenevo davvero sguaiate mi sono limitato a scrivere invitando i destinatari a un maggiore riguardo nei confronti del soggetto originario”.
Mario Gomboli - responsabile della casa editrice Astorina
Eppure Diabolik con i tribunali ha una particolare familiarità.
“È stato trattato categoricamente per quello che rappresenta: un irriducibile criminale. – racconta Gomboli – Diabolik nei primi anni di vita è stato continuo bersaglio di denunce e provvedimenti di sequestro. I fascicoli finivano al macero, diventando preziosi per i collezionisti, come il numero 82 del 20 marzo 1967 intitolato Il tesoro sommerso sequestrato sull’intero territorio nazionale dal pretore di Lodi perché in copertina era disegnata una ragazza in bikini: oltraggio al pudore. Ci furono interrogazioni parlamentari perché Diabolik e Eva Kant in una vignetta apparivano mano nella mano adagiati sul letto matrimoniale, pur non risultando sposati. C’era poi l’accusa ricorrente di corruzione di minori, perché prima di Diabolik i fumetti erano soltanto Topolino o Tiramolla pertanto diretti ai bambini.
Mario Gomboli - responsabile della casa editrice Astorina
E l’annuncio Per adulti in copertina non era ritenuto sufficiente a tutelare i piccoli lettori. Nell’anticamera delle chiese Diabolik compariva negli elenchi delle letture sconsigliate, anche se abbiamo sempre evitato riferimenti religiosi. Una sola volta apparì l’esclamazione Mio Dio, che poi fu cancellata nella ristampa. Insomma il criminale a fumetti ha fatto lavorare molto gli avvocati. Eppure non è mai stato condannato”.
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Però uscì sconfitto da una vertenza giudiziaria in cui compariva nella sorprendente veste di parte lesa: l’unica volta in cui Diabolik è stato protagonista di una causa per contraffazione. I magistrati del tribunale di Roma nel 1968 furono chiamati a pronunciarsi su una causa intentata da Angela e Luciana Giussani contro il film Arriva Dorellik diretto da Stefano “Steno” Vanzina e prodotto da Dino De Laurentiis, che era la trasposizione cinematografica dell’esilarante e maldestro criminale interpretato da Johnny Dorelli con i testi di Franco Castellano e Giuseppe “Pipolo” Moccia per il varietà televisivo Johnny Sera del 1966.
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“In realtà le Giussani non ce l’avevano con Dorelli e i suoi autori – rivela Mario Gomboli – La citazione in giudizio era diretta a colpire Dino De Laurentiis con il quale c’era stata un’impetuosa baruffa a seguito del film Diabolik, diretto nel 1968 da Mario Bava”.
Il produttore aveva acquistato dalle due sorelle i diritti cinematografici per la pellicola interpretata da John Phillip Law (Diabolik), Marisa Mell (Eva Kant) e Michel Piccoli (l’ispettore Ginko). Ma non tutti gli accordi stabiliti erano stati rispettati. Almeno secondo Angela Giussani che pertanto tentò di lavare l’onta osteggiando De Laurentiis nella realizzazione cinematografica del buffo personaggio incarnato da Johnny Dorelli.
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“Un regolamento di conti che tuttavia non gratificò le sorelle milanesi – aggiunge Gomboli – I giudici infatti riconobbero agli accusati il diritto di parodia e di satira e Arriva Dorellik fu assolto”. Una sentenza che scatenò il copia-copia generale. C’è un modo sicuro per colpire senza conseguenze anche due pericolosi criminali come Diabolik e Eva Kant: basta prenderli per i fondelli.
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