• Dagospia

    I CIALTRONI DEL PIANO PANDEMICO - SECONDO LA PROCURA DI BERGAMO LE MISURE DELL'ITALIA PER CONTRASTARE UNA POSSIBILE EPIDEMIA ERANO FERME AL 2006 - EPPURE L'OMS SI ERA RACCOMANDATA DI AGGIORNARLE NEL 2009, NEL 2013 E NEL 2018: NOI ABBIAMO PREFERITO UN MALDESTRO COPIA INCOLLA DELLE LINEE GUIDA CHE POI NON ABBIAMO NEMMENO APPLICATO - QUANTE VITE SI SAREBBERO POTUTE SALVARE CON MAGGIORE PREPARAZIONE?


     
    Guarda la fotogallery

    Claudia Guasco per "Il Messaggero"

     

    maria cristina rota arriva a palazzo chigi maria cristina rota arriva a palazzo chigi

    Il Piano pandemico nazionale, stando alle linee guida dell'Oms, avrebbe dovuto essere aggiornato nel 2009, nel 2013 e nel 2018. Ma quando è scoppiata l'epidemia di Covid in Italia, risaliva a quattordici anni prima.

     

    «Il piano in vigore era quello del 2006, almeno questo è ciò che ci è stato dichiarato», afferma il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota uscendo dal palazzo di giustizia dove, per oltre sei ore, è stato ascoltato come persona informata sui fatti il segretario generale del ministero della Salute ed ex direttore generale della prevenzione Giuseppe Ruocco. Che nell'audizione ha messo a verbale: «Il Piano pandemico non è stato applicato».

     

    maria cristina rota. 2 maria cristina rota. 2

    COPIA INCOLLA

    Affermazioni pesanti come pietre nell'inchiesta che punta a verificare se l'Italia e la Lombardia, regione più colpita dalla prima ondata di contagio, non solo fossero dotate di un piano pandemico aggiornato, ma anche se quello esistente, datato 2017 e che si ipotizza fosse un copia incolla del precedente del 2006, sia stato attuato mettendo in campo le misure previste e sia servito per contrastare il rischio pandemia lanciato il 5 gennaio di un anno fa dall'Oms.

     

    giuseppe ruocco giuseppe ruocco

    Se cioè siano stati attivati gli approvvigionamenti di dispositivi di protezione, se c'erano scorte di farmaci anti virali, quando sono scattati i controlli agli ingressi dei pronto soccorso e se sia stata effettuata la formazione del «personale medico-sanitario venuto a contatto con i positivi o presunti tali», si legge nell'ordine di esibizione atti negli uffici della Regione.

     

    «Ho contribuito a fare chiarezza. Ho risposto alle domande e ho dato tutte le informazioni in mio possesso», afferma Ruocco al termine della deposizione. Nella quale ha confermato che il piano in vigore nel 2020 risaliva al 2006 e benché mai rivisto, nonostante tra il 2009 e il 2010 si sia abbattuta l'influenza suina e nel 2014 la Mers-CoV, non è stato nemmeno applicato.

     

    ANTONIO CHIAPPANI ANTONIO CHIAPPANI

    «Per le nostre indagini è importante capire fino a che punto ci sia stata una reazione adeguata su rischi epidemici conclamati», spiega il procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani. E Ruocco ha un ruolo chiave: il suo primo ruolo amministrativo di vertice all'interno del ministero della Salute risale al 2008, da quel momento si sono susseguiti altri sette governi e tutti hanno rinnovato la fiducia nel suo operato assegnandogli nuovi incarichi.

     

    Dal 2012 al 2014 è direttore generale della Prevenzione e proprio nel 2013 l'Oms ha redatto le nuove linee guida epidemiche, passando da sei a quattro fasi di allerta pandemia. «Le linee guida dell'Oms e i conseguenti aggiornamenti dei piani pandemici non sono vincolanti, ma un delibera del Parlamento europeo del 2013 li rende obbligatori», sottolinea Antonio Chiappani.

     

    LA RELAZIONE

    l'esercito consegna i banchi a codogno alzano e nembro1 l'esercito consegna i banchi a codogno alzano e nembro1

    Obiettivo dei pm è stabilire l'eventuale nesso causale tra l'obbligo di aggiornare il piano pandemico - e i relativi rilievi penali - con gli oltre 26 mila morti in Lombardia e 3.340 nella bergamasca a causa del Covid. L'attuazione del programma avrebbe evitato la strage? «Il piano del 2006 era antinfluenzale e antivirale, ma almeno nella parte iniziale poteva funzionare», riflette Chiappani.

     

    ANDREA CRISANTI ANDREA CRISANTI

    Su questo punto, tra una quarantina di giorni, depositerà la sua relazione il virologo Andrea Crisanti, consulente della Procura. Dopo di che, una volta chiarito il quadro, questo filone di indagine verrebbe trasmesso a Roma per competenza. La relazione di Crisanti dovrà fare luce anche sulla mancata zona rossa nella bassa Val Seriana e sulla ritardata chiusura dell'ospedale di Alzano: se l'azione fosse stata tempestiva, quante vite si sarebbero salvate?

     

    nembro coronavirus nembro coronavirus

    E per prima cosa è fondamentale capire se ci sia stato o meno un piano pandemico nazionale e regionale. Al momento sono indagati per epidemia colposa l'ex dg del Welfare lombardo Luigi Cajazzo, l'allora suo vice Marco Salmoiraghi, la dirigente Aida Andreassi, oltre a Francesco Locati e Roberto Cosentina, il primo dg e il secondo ex direttore sanitario dell'Asst Bergamo Est.

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport