Renato Farina per “Libero Quotidiano”
ponte morandi genova
Titolo a tutta pagina del Secolo XIX, glorioso quotidiano di Genova. «Abbiamo chiesto ai colossi di Shanghai di costruire il nuovo ponte e la Gronda». Sintesi ben compilata dal redattore: «Il sindaco Marco Bucci e il presidente del porto di Genova e Savona, Paolo Signorini, illustrano i progetti in Cina. La suggestione piace agli investitori, interessati anche ai traffici» (6 novembre).
Il colosso statale delle costruzioni, la China communication Construction Company gongola. La quale, già che c' è, chiede qualche altra fetta di torta. Realizzare Ponte e la nuova autostrada che passa a Nord di Genova, detta Gronda. Volentieri, siamo specialisti. Voi avete inventato e costruito gli acquedotti duemila anni fa, e ponti meravigliosi, ma siete un po' decaduti.
LUIGI DI MAIO PING PONG
Ah sì, avete realizzato il raddoppio ciclopico del Canale di Panama poco tempo fa, e il Terzo Ponte sul Bosforo, e ancor prima le vostre imprese coi vostri ingegneri hanno realizzato dighe in Africa, metropolitane in Asia e in America Latina, autostrade in Armenia e nel Caucaso, tunnel sotto le Ande, sistemi fognari e di purificazione in Brasile e in Albania. Ma cosa sarà mai...
Già che si va d' accordo però queste opere i cinesi vorrebbero gestirle in proprio. E che cosa d' altro? Ma certo, il porto, quello lo comprerebbero, magari intanto un pezzetto, come già hanno fatto con Pireo, in Grecia, poi si vedrà.
giovanni toti marco bucci ponte morandi
E che cos' altro ancora? Scrive Simone Gallotti: «Pechino vorrebbe anche il binario () che collegherà il porto ai mercati del Nord Europa». Il commento del presidente Signorini è entusiasta: «Siamo la porta dell' Europa». Non si capisce però perché dovremmo essere felici di colorarla di giallo (e rosso: la Cina è turbo-comunista) come la grecia? Che cosa siamo diventati? Gente che va con il piattino dai cinesi a chiedere la misericordia di riparare i nostri danni, di sistemarci l' Italia, comprandoci più che il porto e i ponti le nostre anime in svendita?
CARTA IGIENICA DI MAIO
Il sindaco e commissario per la ricostruzione, una persona capace, espressione del centrodestra produttivo, come ha potuto assecondare questa mania dell' umiliazione pubblica delle nostre virtù? Siamo passati da "prima gli italiani" a "prima i cinesi"? Così pare constatando che la missione di Bucci e Signorini è stata parallela a quella di Luigi Di Maio.
Non c' è bisogno di orgoglio patrio, ma di consapevolezza della nostra storia passata e presente, di ingegneria senza paragoni, e di annesse e connesse grandi imprese con il marchio italico che hanno esibito al mondo il genio e la fattività italiana. Pare che il pericolo sia (forse) scampato. Per fortuna, nonostante i pasticci combinati a proposito di reddito di cittadinanza e il servilismo verso i vizi di certa magistratura da parte grillina, qualcuno nel governo giallo-verde esibisce qualche lampo di lucidità.
toti sopralluogo ponte morandi
Alla sceneggiata triste della delegazione genovese si è opposto duramente il vice-ministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, ligure e leghista, non a caso uno che sta sulle scatole al lato giallo dell' esecutivo: «Se non siamo in grado di dare a un' azienda italiana la ricostruzione del viadotto, rischiamo un enorme danno di immagine. Sarebbe clamoroso a livello internazionale». Lo dichiara il giorno dopo il medesimo quotidiano. Rixi aggiunge: «Non voglio mica fare la fine della Grecia».
La strategia dei cinesi è nota: acquisire asset, impadronirsi dei porti. Qui non è questione di rifiutare investimenti stranieri: sono una manna. Ma cedere le infrastrutture decisive per la tenuta economica e morale del Paese,è una logica che va bene per Paesi vecchi, non autosufficienti, bisognosi della badante. Non siamo tutti sfaticati sul divano contenti che arrivino i cinesi a lavorare e a mettere le loro bandierine.
TOTI E RIXI IN RUSSIA
Li stimiamo, sono bravi, non rompono le scatole, ma qui in Italia ci piacerebbe essere a lungo un po' più che inquilini. Padroni in casa nostra, per favore. Dare le chiavi dei ponti e dei porti a fondi sovrani o comunque dipendenti da una superpotenza guidata da un' altra idea di civiltà, e con volontà di globalizzazione gialla, significa davvero destinare il nostro Paese alla Baggina. L' Italia con il pannolone non è un bel destino.
complesso d' inferiorità
ponte morandi genova 1
Rixi è un vice. Qualcuno dice che la legge per allungare indefinitamente la prescrizione sia stata pensata per liquidare lui, a processo per la storia dei rimborsi regionali, inezie, ma tali da essere ottimo pretesto per liquidarlo. Il ministro Danilo Toninelli non parla direttamente, ma dagli uffici fanno trapelare che «l' ipotesi cinese non è sul nostro tavolo».
BRUNO VESPA DANILO TONINELLI CON IL PONTE MORANDI CROLLATO
I cinesi per ora no, ma forse - e peggio ancora - pare che Toninelli e i suoi fidi abbiano bussato in Francia. Il Secolo XIX riferisce del «coinvolgimento di Bureau Veritas». A certificarlo è il presidente del colosso francese in Italia, Ettore Pollicardo, che dichiara che non solo è tutto vero, ma non è stata neppure una loro proposta: «Siamo stati contattati dal governo». Allegria. Non c' entra nulla il nazionalismo da quattro soldi, e non abbiamo nessun desiderio di autarchia.
ponte morandi genova 6
Ma accidenti alimentare la disistima verso se stessi e le proprie risorse da parte delle istituzioni, persino quando sono guidate da personalità intelligenti come Marco Bucci e Paolo Signorini, denuncia il complesso di inferiorità che è stato indotto 1) dal crollo catastrofico di un ponte malconcepito, realizzato peggio, e lasciato andare colpevolmente (indagini sono in corso); 2) dalla gestione dilettantesca e preoccupata più del condono di Ischia che della ricostruzione di Genova da parte dell' apparato infrastrutturale grillino, che invece di dismettere gli analfabeti che hanno in famiglia, hanno sbattuto fuori dalla guida dell' Anas uno bravo e onesto come Gianni Armani, il quale pensava a una fusione razionale con le Ferrovie.
Molto più logica di quella desiderata da Toninelli e dall' attuale dirigenza di Trenitalia che invece vuole accorpare le strade ferrate con Alitalia. Se la comprassero i cinesi, l' Alitalia, invece di farci i ponti e comprarsi i porti. Figuriamoci. Gialli sì, scemi no.