Estratto dell’articolo di Samuele Finetti per il “Corriere della Sera”
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Da Joe Biden in giù, la Casa Bianca e il partito democratico sono furiosi dopo la pubblicazione, avvenuta giovedì, del rapporto di 345 pagine nel quale il procuratore speciale Robert Hur ha scritto che il presidente è «un anziano con buone intenzioni ma scarsa memoria». E ora, dopo una serie di dure reazioni […] è giunto il tempo delle accuse.
Le circostanze ricordano ciò che avvenne nel 2016: mancavano quattro mesi alle elezioni quando il capo dell’Fbi James Comey, a conclusione delle indagini del Bureau sulle email di Hillary Clinton, definì l’allora candidata «estremamente disattenta».
ROBERT HUR
Oggi, otto anni dopo, anche il documento steso da Hur è una vera e propria bomba sulla campagna elettorale.
Ed è lui il principale bersaglio delle critiche dei democratici, anche per il suo passato: ha sostenuto con donazioni candidati repubblicani e fu Donald Trump, nel 2019, a nominarlo attorney general del Maryland.
Anche per questo ora viene tacciato di essere «politicamente motivato». In più, molti esperti sostengono che Hur sia andato oltre i propri compiti quando ha commentato lo stato di salute del presidente.
MERRICK GARLAND
Ma i media americani segnalano anche il crescente malumore dell’amministrazione Biden nei confronti di uno dei suoi volti di punta, il ministro della Giustizia Merrick Garland. Ci sarebbe più di una ragione. La prima, il fatto che si sia sentito in dovere di nominare un procuratore speciale per il caso. Poi, perché ha deciso di pubblicare il suo rapporto finale per intero, quando era in suo potere escludere alcuni passaggi (ma lo stesso avrebbe potuto fare la Casa Bianca).
I rapporti tra Biden e Garland sono incrinati da tempo: secondo il presidente, il ministro ha trascinato troppo a lungo l’indagine sul figlio Hunter. Ed è stato altrettanto lento quando si è trattato di investigare i tentativi di Trump di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020. […]
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