Estratto dell'articolo di Fabio Paravisi per il “Corriere della Sera”
CARYL MENGHETTI DIEGO ROTA
«Diego l’ho conosciuto che era bambino: per me non era un cognato ma un fratello, e quando è arrivata la telefonata dei carabinieri per me è stato come un macigno sulla testa». Evi Ranghetti ha gli occhi rossi, per il pianto e per le due notti trascorse senza dormire. Suo marito Angelo è il fratello di Diego Rota, l’artigiano di Martinengo, Bassa Bergamasca, ucciso a coltellate dalla moglie Caryl Menghetti giovedì sera. La loro bimba di 5 anni è per ora affidata ai nonni materni.
L’arrestata è in carcere, dove nei prossimi giorni si svolgerà l’interrogatorio di convalida, così come probabilmente domani si svolgerà l’autopsia che accerterà le cause della morte: si parla di un numero di coltellate fra le dieci e le venti, che hanno raggiunto l’uomo all’addome, alla schiena e alla gola.
CARYL MENGHETTI DIEGO ROTA
Ma ci sono ancora domande alle quali sembra difficile poter dare una risposta. Per esempio come mai la mattina dell’aggressione Caryl Menghetti fosse stata dimessa dalla Psichiatria dell’ospedale di Treviglio. In mattinata era stata necessaria un’ambulanza per portarla in ospedale: minacciava di morte il marito, accusandolo di far parte di un’associazione di pedofili.
Era poi stata dimessa con le prescrizioni di una terapia farmacologica. «Il medico ha fatto la sua diagnosi e ha prescritto i farmaci che ha ritenuto necessari — spiega Giovanni Palazzo, direttore generale dell’Asst Bergamo Ovest —. Era impossibile prevedere quello che sarebbe successo. È stata una vera tragedia, ma penso che non ci sia niente da recriminare su quell’episodio».
LA CASA DOVE CARYL MENGHETTI HA UCCISO DIEGO ROTA
Ma è proprio su quello che la famiglia della vittima ha dei dubbi: «Io e mio marito non chiudiamo occhio da giovedì sera — racconta Evi Ranghetti —, siamo andati dalla nostra dottoressa a farci prescrivere qualcosa per dormire e lei, che ha un passato in Psichiatria, si è detta perplessa sull’accaduto. Anche noi ci chiediamo come sia stato possibile dimettere mia cognata in quelle condizioni».
Caryl Menghetti aveva avuto i primi problemi dopo la gravidanza, cinque anni fa: «Hanno cercato per dieci anni di avere un figlio, c’è voluta l’inseminazione artificiale». [… ] tre anni fa c’era stato un Trattamento sanitario obbligatorio e un ricovero proprio in quella Psichiatria. Ma sembrava che i problemi fossero risolti: «Li avevamo incontrati anche la settimana scorsa e sembrava che tutto andasse bene. […]».
LA CASA DOVE CARYL MENGHETTI HA UCCISO DIEGO ROTA