LE IDI DI MAGGIO (DAVIDE)
Dagonota
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Quella che leggete di seguito è una rassegna sintetica delle offese rivolte a Davide Maggio, sul suo account Facebook, dalle truppe s-marronate di Emma, a cui il giornalista aveva mosso dei rilievi sull'outfit sanremese: “Se hai una gamba importante, eviti di mettere le calze a rete”.
L’elenco dà la misura di quanto la battaglia contro il body-shaming sia spesso strumentale e ideologica: si dice di contrastarlo e si finisce per praticarlo all’ennesima potenza contro “il nemico” di turno.
Chi vuole combattere i giudizi sul corpo non può nascondersi dietro il paravento paraculo di frasi come “chi la fa, l’aspetti”, “se l’è cercata”, “chi di spada ferisce, di spada perisce” altrimenti mostra ipocrisia e doppiopesismo, quello sì davvero “importante”.
- Manco il nero ti snellisce. Pachistano peloso. Se per bontà divina qualche donna l’hai avuta, è solo per il ruolo che ricopri"
- Ma che faccione hai?? Ma una maschera non puoi metterla? Facci sto piacere dai!!
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- Panzone mettiti a dieta
- Ma ti sei visto, sí? Vai a correre e leva un po' di carboidrati, prima di fare il sommelier della figa
- Così decretò l'uomo dal girovita importante
- Ne approfitto per dirti che voi g..y e la vostra lobby avete proprio rotto in tutto e per tutto. In oltre ti invito ad ingoiarti la lingua, viperetta quale sei, prima di parlare di Emma
- Ma da quale pulpito ! Sembri un cesso a pedali
- Certo che ci vuole del coraggio a fare commenti sul fisico di altre persone quando con il proprio fisico ci si vergogna a mettersi in costume al mare
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- Davide, te la faccio breve: Sai na sega delle cosce delle donne
- Pure le panze importanti andrebbero ridimensionate, non trovi?
- Ciao ciccione!
- Se hai una pappagorgia importante dovresti evitare certe immagini profilo
- Abbassa le mutande e vediamo se almeno lì sei importante
- Con una faccia importante come la tua bisognerebbe evitare di andare in giro senza sacchetto sulla testa
- Dovresti evitare di sì sparare cazzate... E mettere a posto quel fisichello da barba papà
- Davide Maggio ce l'ha piccolo piccolo piccolo
emma marrone e davide maggio
- Per non parlare del doppio mento che cerchi di camuffare con la barbetta
- Comunque se uno ha una stempiatura cosi importante non deve portare i capelli così lunghetti
- Pensa alla tua di firma fisica invece di criticare gli altri che sembri un tacchino
- U porco spiaggiato
Stefano Zecchi per “il Giornale”
Se noi andassimo in giro nudi, avremmo una disgustosa immagine di vermi, diceva il noto studioso di estetica Gillo Dorfles, che è stato anche mio professore all'università. Dunque, l'abito è il nostro stesso corpo e parla di noi: il nostro modo di vestire è il nostro linguaggio, e come ogni linguaggio può essere elegante o volgare, di buon gusto odi cattivo gusto, assolutamente normale o trasgressivo.
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E molto altro ancora. Quindi se il prof. Zecchi si presenta in una trasmissione tv con una canottiera a vista e giacca di pelle nera con l'addobbo di una catenella al collo corredata da curioso pendaglio di civiltà indefinibile, chi già lo conosce dirà che si è bevuto il cervello, chi lo vede per la prima volta dirà che appartiene alla comunità di metallari... o qualcosa del genere.
Così come Emma è stata criticata dal giornalista Davide Maggio per le calze a rete usate a Sanremo, che a suo dire non donerebbero alle sue forme. Insomma, non c'è niente da fare: a chi ci osserva, la nostra immagine arriva prima delle nostre parole, perché la nostra immagine è un linguaggio che il più delle volte è maggiormente comunicativo delle stesse parole. Nei limiti della decenza e del rispetto dei luoghi (una chiesa è una chiesa, non un palcoscenico o una piazza; un tribunale è un tribunale, non una discoteca o il campo per un raduno rock; naturalmente, una scuola...), una persona ha il diritto di vestirsi come vuole, cioè usare il linguaggio con cui crede meglio esprimersi. Io osservo e così ascolto il linguaggio che quella persona mi comunica col suo abito sul suo corpo.
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Posso permettermi di giudicarla? Supponiamo che una persona mi legga delle sue poesie. Posso permettermi di giudicarla? Certo, le dico che mi fanno schifo. Lei protesta; io le spiego qual è una vera poesia e perdo del tempo con l'analisi di una lirica di Leopardi. Sono in grado di farlo, e lei con un po' di umiltà potrebbe imparare. Invece va in giro, dicendo che l'ho voluto umiliare, frustrare nella sua creatività.
Per me può scrivere tutte le poesie che vuole, ma se le leggo, ho il diritto di dire che sono porcherie, e il mio giudizio non è soltanto estetico ma anche pedagogico, perché semmai qualcuno leggesse quelle porcherie, non pensasse che quella roba è poesia, sentendosi così in diritto di scrivere schifezze simili, ritenendole poesie. Naturalmente, il linguaggio poetico è più complesso del linguaggio di un abito sul nostro corpo, ma anche quest' ultimo è espressione di un significato che si inserisce in una struttura comunicativa. Dunque, riprendiamo la prima domanda a cui non avevo dato risposta.
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Certo che posso giudicare il modo in cui si veste una persona: giudico il suo linguaggio, la forma della comunicazione, il suo significato. È evidente che ci sia modo e modo nel formulare il giudizio: ovvio che non può essere impositivo e moralistico, ma un giudizio estetico non solo si può esprimere, ma si deve pronunciare, proprio sotto il profilo pedagogico, perché l'educazione estetica è il fondamento dell'educazione sentimentale.
Quando si comunicano i propri sentimenti, questo processo avviene attraverso il linguaggio delle parole e il linguaggio del corpo: il controllo dell'espressione, affinché essa sia, per esempio, affettuosa o irritata, sentimentale o fredda, dipende dalla capacità di comprendere la qualità estetica del linguaggio che si usa.
le gambe di emma marrone
La cantante desidera evidenziare le sue cosce? Padronissima di farlo e di suggerire a tutte le ragazze del mondo di seguire il suo esempio. Ma senza aggressività e inutile ironia posso dirle che con un abito diverso sul suo corpo poteva esprimere un linguaggio più bello. Non le interessa? Neppure a me interessa convincerla, proprio come nel caso della poetessa di prima, felice delle sue poesie che non capisce che sono porcherie.
C'è modo e modo, certamente: un giudizio, anche il più elementare, deve sempre essere rispettoso, e la persona che viene giudicata deve pretendere il rispetto. Ma una società non potrà mai prescindere dalla comunicazione dei suoi membri: la comunicazione è forma della società stessa, e il giudizio sul linguaggio della comunicazione di necessità diventa imprescindibile per la stessa struttura sociale. Affermare che non si può e non si deve giudicare, è un'ipocrisia.
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