Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
conte renzi
Da giorni Renzi assicura che non staccherà la spina sulla prescrizione, eppure il monito che ama scandire nei momenti difficili Dario Franceschini sembra orientare le scelte del presidente del Consiglio. «Nessuno vuole le elezioni - è il leitmotiv del ministro della Cultura e capo delegazione del Pd -. Ma tutti sanno che la situazione può sfuggire di mano». Giuseppe Conte sembra temerlo più di ogni altro, tanto da aver trascorso il sabato al telefono con i principali esponenti di Italia viva, alla ricerca di una soluzione che disinneschi la mina giustizia.
MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE
Per quanto deluso dalla continua ricerca di visibilità di Renzi, Conte negli ultimi tempi ha smesso di rispondere alle provocazioni dell' ex premier. Forte di un consenso personale stimato oltre il 50%, l'«avvocato degli italiani» si è imposto, raccontano, di «contare fino a dieci». L'ultima volta ieri, quando sul Corriere ha trovato il giudizio tranchant di Renzi: «Il premier sembra non capire la differenza tra giustizialismo e garantismo».
Conte ci è rimasto male, perché sino all'ultimo minuto di venerdì aveva lavorato per ricucire. E se pure pensa che l'ex segretario del Pd sia nervoso perché i sondaggi non lo premiano, cerca di trattare Italia viva come gli altri partiti della maggioranza. E dunque chiama e media e smussa, per portar fuori il governo da questo pericoloso cul de sac.
ettore rosato
«Noi vogliamo la sospensione della prescrizione e terremo la barra dritta», si è sentito rispondere il capo del governo dai «big» del piccolo partito che, a colpi di strappi, sta tenendo in ostaggio l'esecutivo. Con Matteo Renzi, è noto, Conte non parla. Non perché non voglia, ma perché sa che il suo predecessore a Palazzo Chigi è determinato a restare con le mani libere. Dunque la mediazione del giurista pugliese ha due canali, la ministra Teresa Bellanova, capo delegazione di Iv, e il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato.
A entrambi l'avvocato ha provato a spiegare cosa abbia significato per il Guardasigilli Alfonso Bonafede accettare una sostanziosa modifica alla «sua» prescrizione e mandare giù l'accordo sul cosiddetto «lodo Conte», che blocca la prescrizione per i soli condannati in primo grado. Ma i renziani non cedono, sono convinti che il governo stia «sbagliando clamorosamente» e che l'intesa tra Pd, M5S e Leu sia incostituzionale.
TERESA BELLANOVA
«Non vedo spazi di mediazione - confida preoccupato un autorevole esponente del governo che ha parlato con il premier -. Quando la prescrizione arriverà in aula si andrà allo scontro e ognuno si assumerà le proprie responsabilità». Il che vuol dire che Matteo Renzi dovrà decidere se votare o no la fiducia al governo, a costo di aprire la strada alle elezioni anticipate.
Altri colpi di scena non sono esclusi, ma Conte ha confidato ai ministri più leali che questa volta darla vinta a Renzi proprio non si può, perché «non siamo più ai tempi di Prodi e Mastella, quando un partito del 2% teneva in scacco il governo». E chissà che un giorno di questi il premier non si stanchi di mordersi la lingua e non dica pubblicamente quel che pensa. Intanto i renziani si sono convinti che Conte si sia messo in testa di buttarli fuori dal governo e sostituirli «con venti responsabili di Forza Italia, pronti a turarsi il naso pur di restare in Parlamento».
MATTEO RENZI GIUSEPPE CONTE
Comprensibile - in questo clima e con i tavoli per la verifica di maggioranza al debutto - che non sia ancora partita la convocazione per il Consiglio dei ministri di domani, sul cui tavolo è attesa la riforma del processo penale. I due provvedimenti dovevano arrivare insieme, ma lo scontro con Iv ha «congelato» il decreto sulla prescrizione. Il governo dovrà trovare un altro strumento parlamentare con cui portare il testo in aula e l' alambiccarsi dei tecnici conferma quanto alta sia la tensione tra i partiti. Se in commissione il «lodo Conte» sulla prescrizione sarà dichiarato ammissibile diventerà un emendamento al Milleproroghe, altrimenti si tornerà al decreto.