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    “LE MONDE” RICOSTRUISCE L’ASSALTO A “CHARLIE HEBDO” - I FRATELLI KOUACHI SAPEVANO ESATTAMENTE CHI COLPIRE: SONO ENTRATI IN REDAZIONE E HANNO FATTO I NOMI DI TUTTI QUELLI DA COLPIRE E POI HANNO SPARATO


     
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    charb davanti all ufficio raso al suolo charb davanti all ufficio raso al suolo

    Carlo Antonio Biscotto per il “Fatto quotidiano”

     

    Ha guardato Charb negli occhi, ha chiesto se fosse lui il direttore e poi lo ha freddato seccamente. L’eccidio nella sede del periodico satirico Charlie Hebdo sarà anche stato – come sostengono gli inquirenti – opera di lupi solitari del terrorismo, ma è stato preparato e programmato in maniera meticolosa come emerge dalla minuziosa ricostruzione fatta ieri dal quotidiano Le Monde.

     

    tignous, charb et cabu tignous, charb et cabu

    Anzitutto, gli attentatori sapevano che la riunione di redazione del mercoledì è, fin dalla creazione del giornale, un rituale immutabile al quale nessuno manca. Intorno al tavolo ovale con i soliti croissant e il caffè fumante, il direttore Charb si era seduto, come sempre, sulla sinistra e intorno a lui avevano trovato posto i disegnatori Cabu, Wolinski, Tignous, Honoré e Riss, i redattori Laurent Léger, Fabrice Nicolino e Philippe Lançon, l’economista Bernard Maris e le croniste Ségolène Vinson e Elsa Cayat. La riunione inizia alle 10,30 e termina all’ora di pranzo quando tutti vanno a mangiare nel bistrot ”Petite canailles”.

    la redazione di charlie hebdo la redazione di charlie hebdo

     

    Mercoledì scorso nessuno ha pranzato nel solito bistrot. La riunione era iniziata da meno di un’ora quando due uomini incappucciati e armati hanno fatto irruzione nella sala. Il primo ha detto: ”Charb?”, fissando il direttore e, senza attendere la risposta, gli ha sparato. Poi i due terroristi hanno fatto il nome, una alla volta, dei membri della redazione e li hanno freddati.

     

    Secondo i superstiti, avrebbero gridato “Allahou Akbar” e “pagate per aver insultato il Profeta”. A Sigolène Vinson hanno puntato una pistola alla tempia dicendole: “Non ti uccidiamo perchè noi non uccidiamo le donne, ma devi leggere il Corano”.

     

    georges wolinski georges wolinski

    Nel giro di pochi minuti sono morti sette giornalisti tra i quali la psicoanalista e cronista Elsa Cayat, unica donna tra le vittime. Sono stati trucidati anche Mustapha Ourrad, il correttore di bozze musulmano che tra un mese sarebbe diventato cittadino francese, la guardia giurata Franck Brinsolano e Michel Renaud, ex capo di gabinetto del sindaco di Clermont Ferrand, invitato a partecipare alla riunione di redazione.

     

    “Li hanno ammazzati tutti ; la sparatoria non è durata più di cinque minuti. Io mi ero rifugiata sotto una scrivania”, ha detto a L’Humanité una superstite, la disegnatrice Corrine Rey, detta Coco”. Scappando, i due terroristi hanno ucciso anche uno degli agenti di guardia all’immobile, il 42enne Fredéric Boisseau, ferendo alla testa il collega Ahmed Merabet.

     

    CORINNE COCO REY CORINNE COCO REY

    Il bilancio è agghiacciante: 12 morti e 11 feriti di cui 4 in gravi condizioni. “Una carneficina indescrivibile”, l’ha definita uno dei primi ad arrivare sul posto dopo il massacro. I medici e gli infermieri accorsi poco dopo hanno parlato di ”scene di guerra” e “di una cosa che non potrò mai dimenticare”. ”È il giorno più nero della stampa francese”, ha riassunto a caldo Christophe Deloire, direttore di Reporters sans frontiéres. La verità è che in Francia non si verificava un attentato di queste proporzioni da oltre mezzo secolo.

     

    Prima di irrompere nella redazione del giornale i due terroristi erano entrati al numero civico 6 nella medesima via approfittando dell’ingresso del postino che doveva consegnare una raccomandata. Accortisi dell’errore avevano raggiunto il numero 10 e avevano preso in ostaggio Coco che, costretta a salire con loro in ascensore, aveva tentato di depistarli portandoli al terzo piano mentre la sede del giornale si trova al secondo.

     

    jean 'cabu' cabut jean 'cabu' cabut

    Dopo l’attentato del 2011, la sede del giornale non era segnalata da alcuna indicazione. Sulla porta solamente la targhetta generica Les Editions rotatives. Secondo un impiegato di una società di produzione che si trova sullo stesso piano di Charlie Hebdo, i due terroristi arrivati al terzo piano hanno minacciato un inquilino chiedendogli: “Dov’è Charlie?”. Arrivati dinanzi alla porta blindata hanno costretto con le minacce la disegnatrice Coco a digitare il codice di accesso.

     

    cabu hollande charlie hebdo cabu hollande charlie hebdo

    Dopo il massacro i due assassini sono fuggiti fino all’epilogo che conosciamo: i poliziotti a dar loro la caccia, l’assedio e poi la loro uccisione. Resta, nel racconto del giorno dopo, la sequenza allucinante di una scena tipica dei film thriller. I redattori di Charlie, seduti al loro posto, intenti a pensare il nuovo giornale, improvvisamente chiamati dalla morte con indosso un passamontagna e un kalashnikov tra le mani. Un solo urlo: “Sei tu Cabu? Sei tu Wolinsy?”. E poi, secchi, i freddi colpi della mitragliatrice. E una scia di sangue che si spande nelle stanze e nei corridoi del settimanale umoristico.

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