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    “C’È LA CIA DIETRO IL COLPO DI STATO” - QUEL PEZZO DI M-ERDOGAN SGUINZAGLIA IL GIORNALE “YENI SAFAK” PER ACCUSARE JOHN CAMPBELL, EX COMANDANTE DELLA NATO IN AFGHANISTAN, DI AVER ORCHESTRATO IL GOLPE - MANDATO D’ARRESTO PER 42 GIORNALISTI - OLTRE 50MILA EPURAZIONI NEL SETTORE PUBBLICO


     
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    Marco Ansaldo per ”la Repubblica”

     

    ERDOGAN GULEN ERDOGAN GULEN

    La vera immagine di questi giorni sono i minareti delle moschee da cui svettano le bandiere un tempo brandite dai laici. È l’islamizzazione progressiva della Turchia, dopo il fallito golpe del 15 luglio. Con una repressione che si abbatte beffarda sugli sconfitti. Le epurazioni nel settore pubblico superano quota 50mila, senza contare i 21mila docenti ai quali è stata revocata la licenza per insegnare nelle scuole private. Ieri nuovo bollettino: 5mila dipendenti sospesi dal ministero della Salute, 211 dalla compagnia di bandiera Turkish Airlines e 198 da quella delle telecomunicazioni Turk Telekom.

    ERDOGAN ERDOGAN

     

    È toccato poi anche ai giornalisti: 42 fra direttori, commentatori, corrispondenti, reporter. Il nome più noto è quello di Nazli Ilicak, già opinionista di Sabah prima del cambio editoriale del quotidiano e famoso volto televisivo. Un’editorialista dalle chiare simpatie per il mondo laico, priva di indulgenze verso il leader massimo Recep Tayyip Erdogan. Nella lista non ci sono solo nomi di reporter vicini a Fethullah Gulen, il predicatore islamico accusato da Ankara di avere ispirato il colpo di Stato, ma giornalisti dell’opposizione liberale, come il responsabile della pagina web di Hurriyet, primo quotidiano del Paese, Bulent Mumay.

    il generale john campbell il generale john campbell

     

    I conservatori islamici hanno quindi puntato il dito sulla Cia. Accusa covata per giorni, e sparata infine sul giornale filogovernativoYeni Safak. Per il quotidiano, considerato come molto vicino a Erdogan, il responsabile del putsch sarebbe l’ex comandante della missione Isaf della Nato in Afghanistan, John Campbell.

     

    Ai suoi ordini, scrive il giornale, 80 agenti operativi da almeno un anno. Già nei giorni scorsi il presidente americano Barack Obama aveva definito “inequivocabilmente falsa” la voce secondo cui gli Usa fossero anche solo a conoscenza dei piani golpisti. Erdogan ha poi incontrato a palazzo i leader dell’opposizione. Escluso però il partito democratico curdo, che conta 70 deputati in Parlamento. La scusa: legami con il terrorismo.

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