Fabrizio Dragosei per il “Corriere della Sera”
DAVID ARUTYUNYAN
Il più giovane di quelli identificati finora aveva compiuto diciott' anni. David Arutyunyan è morto nella regione del Donbass, colpito da una scheggia. Uno dei tanti ragazzi russi della cosiddetta generazione Putin mandati al macello in Ucraina. Alcuni erano addirittura di leva, 12 mesi di naja nella quale si impara a malapena a salvarsi dalle angherie dei «nonni». Tanti altri che combattono attorno a Kiev, davanti a Mariupol, a Kharkiv, sono tecnicamente «professionist», ma questo vuol dire solo che alla fine della leva sono stati convinti a firmare per rimanere nell'Armata russa.
Però non hanno avuto alcun addestramento particolare e sono finiti nei battaglioni impegnati nelle «manovre» che, secondo la versione che il Cremlino ha ripetuto per mesi, non sarebbero mai sfociate in un'invasione. E invece da un giorno all'altro si sono trovati oltrefrontiera a tener testa a reparti ben addestrati e molto meglio armati. Il lungo elenco David stava cercando di soccorrere un compagno dopo che il loro mezzo blindato era stato colpito.
Soldati russi
Veniva da Kyakhta, a sud del lago Bajkal, non lontano dal confine con la Mongolia. Anche Ilya Kubik aveva 18 anni e veniva dalla città di Bratsk, in Siberia. Poi il siberiano Vitalij Golub; Aleksej Kuzmin e Aleksandr Bondarev, entrambi di Magnitogorsk, ai piedi degli Urali. Mikhail Bakanov, ventenne della regione di Saratov sul Volga e Aleksandr Krutij di Krasnodar, sul Mar Nero; il siberiano Khusinbaj Masharipov. Decine e decine di nomi che emergono man mano che i corpi tornano a casa e i genitori organizzano i funerali.
MIKHAIL BAKANOV
Sono nati quando già stava tramontando l'idea di una Russia democratica e liberale, sorta sulle ceneri dell'Urss. Le speranze suscitate dalla rivolta popolare contro i golpisti del 1991 si erano spente con la grande povertà e lo sfacelo degli anni seguenti. Putin era salito alla ribalta nel '99 quando da primo ministro riaccese l'orgoglio russo con la campagna contro i terroristi ceceni.
«Li inseguiremo fino dentro al cesso», promise. E poi piegò la Cecenia radendo al suolo Grozny.
La Russia di questi ragazzi è un Paese dalla libertà limitata, con una democrazia che per definizione è «guidata dall'alto», come teorizzò uno dei consiglieri del presidente nei primi anni Duemila.
Una Nazione orgogliosa e potente sulla carta ma piena di marciume. Chi può evita come la peste il servizio militare perché sa che nelle caserme succede di tutto; che i ragazzi in tempo di pace vengono spediti in posti assurdi a sopravvivere con misere razioni alimentari. Il poderoso ammodernamento delle forze armate per il quale sono stati spesi miliardi è avvenuto solo formalmente. Ha spiegato l'ex ministro degli Esteri Andrej Kozyrev: «I soldi sono stati in buona parte rubati e investiti in yacht ormeggiati a Cipro».
GIOVANI SOLDATI RUSSI MORTI
Nell'esercito finiscono soprattutto i ragazzi poveri, che vengono dai posti più sperduti e non hanno alternative. Come Yegor Pochkaenko di Belogorsk nella Siberia orientale, morto il giorno prima di compiere 19 anni. Ai comandi mancano uomini e si ricorre a qualunque mezzo per far salire i numeri anche se i generali sanno che giovani così inesperti servono a poco. Ufficialmente i militari di leva non dovrebbero andare a combattere nella guerra che è Operazione militare speciale. Però anche il Cremlino ha ammesso «degli errori».
GIOVANI SOLDATI RUSSI MORTI
I NUOVI ARRIVI
Adesso stanno arrivando i nuovi coscritti, 134.500 che prenderanno il posto di chi sta per congedarsi. È tra questi che i comandi pescano per rimpiazzare le perdite. Poi si tenta di arruolare immigrati dall'Asia centrale che non hanno lavoro nelle grandi città. Trecento volontari dell'Ossezia del Sud hanno disertato e sono tornati a casa. Il comitato delle madri dei soldati che esiste dai tempi della guerra in Afghanistan tenta di assistere le famiglie. Spesso riesce ad avere notizie dei caduti dagli ucraini perché i russi tendono a lasciare sul campo i corpi.
PUTIN CON I SOLDATI RUSSI
Quelli recuperati, in parte finiscono in obitori bielorussi per non creare troppo allarme in patria. Ma per ora non sembra che il ritorno delle bare stia incrinando la fede della maggioranza dei russi nel loro capo. Il consenso di Putin è salito fino all'83% secondo un sondaggio indipendente. E molti genitori si dicono orgogliosi dei loro ragazzi che combattono per la sacra patria: «È morto per noi. Dobbiamo continuare fino alla vittoria», ha detto alla tv Deutsche Welle Natalya, madre del sergente Evgenij ucciso nella battaglia per l'aeroporto di Hostomel, vicino Kiev.
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Giovani soldati russi si lamentano delle loro condizioni 2
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