DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Marco Giusti per Dagospia
Si apre la stagione dei festival in America con gli importanti Gotham Awards, di solito destinati a film indipendenti dal budget ridotto, cioè sotto i 35 milioni di dollari. Regola che quest’anno però è stata eliminata e che ha reso magari più interessante la selezione, ma che alla fine ha diviso i kolossal della stagione, “Barbie”, “Ferrari”, “Killers of the Flower Moon”, "Maestro", “Air”, tutti premiati con un Tributo più o meno giustificato, dai veri vincitori, che rimangono i film più piccoli e indipendenti. Trionfa ancora una volta, e la tendenza ce la porteremo avanti credo per anni, il cinema al femminile e il cinema inclusivo.
“Past Lives”, bellissima opera prima scritta e diretta da Celine Song, passato a Berlino e al Rome Film Fest, storia di due coreani del sud migliori amici da bambini, ma cresciuti uno in Corea e l’altro in America che si re-incontrano vent’anni dopo a New York, vince il Gotham Award come miglior film americano. E l’altrettanto bellissimo “Anatomia di una caduta” di Justine Triet con Sandra Huller, già forte della Palma d’Oro a Cannes, vince sia come Miglior Film Straniero che come Miglior Sceneggiatura. Miglior documentario è “Four Daughters” della tunisina Kaouther Ben Hania, passato a Cannes, incredibile film che racconta lo scivolamento di quattro ragazze normali nella Jihad islamica.
Migliore attore, anzi attrice protagonista è Lily Gladstone, ma non per "Killers" quanto per il più piccolo e militante “The Unknown Country”. Miglior attore secondario è l’inedito Charles Melton per “May December” di Todd Haynes. La miglior opera prima è “A Thousand and One” di A. V. Rockwell. Tra le nuove serie televisive, divise tra i sotti i 40 minuti a puntata e i sopra i 40 minuti a puntata, vincono “A Small Light” di National Geographic, ideata da Joan Rather e Tony Phelan, con Bel Powley, storia della famiglia Frank, e il favoloso “Beef”/”Lo scontro” ideata dal coreano Lee Sung-jin, che vince anche per la migliore protagonista, Ali Wong. Sulle piattaforme trovate davvero tutto.
In una seratona piena di star, che già si scaldano per l’Oscar, dove Robert De Niro ha protestato pesantemente con Apple che ha tagliato il suo intervento in video dove attaccava direttamente Donald Trump, con i Tributi ai kolossal-polpettoni della stagione, gli ideatori pensano di essersela cavata. Mah… Ecco quindi un Icon Creative Tribute per “Ferrari” di Michael Mann con tutto il cast sul palco, un Global Icon & Creative Tribute per “Barbie” di Greta Gerwig con Margot Robbie, un Historic Icon Creative Tribute per "Killers of the Flower Moon”, addirittura un Visionary Icon & Creative Tribute per “Air” di Ben Affleck.
Le star ci sono cascate, ma sembrano premi un po’ da sagra della porchetta, mentre passano i veri premi ai film più innovativi. Occhio quindi a “Past Lives”, “Anatomia di una caduta”, “Four Daughters”, supervincitori che ci ritroveremo agli Oscar, mentre nulla hanno ricevuto film che sembravano forti come “The Zone of Interest” di Jonathan Glazer e "Poor Things” di Yorgos Lanthimos.
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