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Monica Guerzoni per "il Corriere della Sera"
Giovanni Tria rientra a sorpresa dall'Europa disertando l'Ecofin e Paolo Savona, nelle stesse allarmanti ore, parte per Strasburgo. È una staffetta simbolica quella tra i due ministri del governo Conte, che si trovano a pestarsi i piedi sulla stessa casella: quella di via XX Settembre. Nel Movimento 5 Stelle il punto di riferimento per il Def e la legge di Bilancio non è più Tria, bensì Savona. Del primo non si fidano, del secondo sì.
E tra i grillini c' è anche chi sospira senza imbarazzi: «Magari potessimo sostituire il ministro del Tesoro con quello degli Affari europei».
paolo savona
Stasera nella cabina di regia convocata dal premier Giuseppe Conte «per avviare il piano di investimenti pubblici», Savona non ci sarà. Ma solo perché deve incontrare il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e poi gli eurodeputati di tutti i partiti. Il ministro-professore spiegherà loro numeri, grafici e tabelle della Nota di aggiornamento al Def, in cui c' è molta, moltissima farina del suo sacco. Nel chiuso di Palazzo Chigi intanto faranno il punto con il presidente i vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i ministri Danilo Toninelli e Barbara Lezzi, il sottosegretario leghista alla presidenza Giancarlo Giorgetti, i numeri due dell' Economia Laura Castelli e Massimo Garavaglia e, ovviamente, anche Tria.
PAOLO SAVONA GIANCARLO GIORGETTI GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
L'assenza di Savona si farà sentire, perché ormai nell'esecutivo tanti lo ritengono il punto di riferimento più solido sulle strategie economiche gialloverdi. «In fondo la prima scelta era lui - conferma un esponente del governo -. Conte, Salvini e Di Maio hanno poca conoscenza della materia, mentre Savona ha quasi sessant'anni di esperienza, è normale che abbia un peso forte».
A maggio Sergio Mattarella bocciò la sua nomina all' Economia per scongiurare «la fuoriuscita dell' Italia dall' euro», Conte si dimise da premier incaricato e il governo rischiò di perire in culla. Ma quattro mesi dopo essere uscito metaforicamente dal portone di via XX Settembre, l' ex ministro dell' Industria di Ciampi sembra esservi rientrato dalla finestra. «Il Def? Ci ho lavorato e ci credo molto», ha confidato agli amici.
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L' economista nato a Cagliari 82 anni fa, che ama definirsi «europeista critico», è tornato energicamente al centro della scena. A metà settembre ha inviato a Bruxelles, a nome dell' intero esecutivo, la sua proposta per cambiare la governance europea: «Una politeia per un' Europa diversa, più forte e più equa».
Tre giorni fa, nel forum su Affari&Finanza con l'economista Rainer Masera, ha premesso di non voler parlare del «Piano B» per uscire dall' euro, ma lo ha in sostanza confermato: «Mi stupirei se Banca d'Italia non ce l'avesse».
Il 30 settembre ha scritto un lungo testo sul Fatto quotidiano, in cui invita ad attivare «massicci investimenti» nell' ordine dell' 1% di Pil nel 2019 e individua il 3% di crescita come il traguardo del triennio. Peccato che le stime di Tria siano assai meno ottimistiche: 1,6 nel 2019 e 1,7 da qui a tre anni. Tanta cautela fa dire ai 5 Stelle «Tria non ci sta simpatico» e autorizza le opposizioni a ironizzare sul tema«una Finanziaria per due».
PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Nella maggioranza c'è chi parla di Savona quasi come del «controllore» di Tria, incaricato dal triumvirato di Palazzo Chigi di vigilare su quel 2,4% nel rapporto tra deficit e Pil che ha terremotato la Borsa e fatto impennare lo spread. Ma il «prof» smentisce ambizioni: «Io sono un intellettuale, che fa il ministro per servigio al Paese». Sì, ministro degli Affari europei e ministro «ombra» del Tesoro. Tria per ora resta al suo posto, ma Savona ha ricevuto così tante richieste di interviste da giornali stranieri che ha convocato tutti lunedì alla Stampa estera: «Risponderò a tutte le domande».